martedì 24 maggio 2016

Fare yoga: 5 buoni motivi per iniziare

Fare yoga: 5 buoni motivi per iniziare


Articolo ispirato da un'amica 

Per chi lo pratica i motivi sono tantissimi, ma per chi non l’ha mai fatto, spesso è difficile comprendere.

1. Fare yoga rende felici
Praticare lo yoga significa ritrovare l’armonia con il corpo, l’anima e la mente. Grazie alle tecniche di respirazione e di meditazione e utilizzando le posizioni proprie di questa disciplina, si riesce a ritrovare un equilibrio fisico, psichico e spirituale che permette di ritrovare la serenità.

2. Fare yoga fa bene al corpo
Ritrovare la forma fisica con lo yoga si può, basta praticarla con costanza. Ci sono diverse forme di yoga, dalle più leggere a quelle più intense. A seconda di quella che sceglierete otterrete risultati diversi. In tutti i casi, non pensate che non sia impegnativa, le posizioni dello yoga aumentano l’elasticità del corpo e stimolano dei muscoli che nemmeno sapete di avere. Con alcuni esercizi mirati, poi, diminuiscono anche determinati tipi di dolori muscolari, come il mal di schiena, di collo e quello alle gambe

3. Fare yoga fa bene al cuore e rallenta l’invecchiamento
Lo yoga è considerato un’ottima disciplina per tutti i muscoli, anche per il cuore. Infatti, abbassa la pressione sanguigna e rallenta i battiti. Secondo alcuni studi, praticare yoga avrebbe effetti antiossidanti e, quindi, aiuterebbe a combattere l’invecchiamento.

4. Fare yoga elimina lo stress e rafforza il sistema immunitario
Dalla respirazione alla capacità di concentrazione, lo yoga aiuta anche a rilassarsi, ritrovare la calma e allontanare lo stress quotidiano per ritrovare la serenità interiore. Praticare questa disciplina stimola il sistema nervoso e riduce la stanchezza, l’ipertensione e ha effetti positivi anche sui dolori da cicloinsonnia e crisi d’ansia.

5. Fare yoga aiuta in gravidanza
Durante i nove mesi di gestazione fare yoga può essere fondamentale. Maggior concentrazione, corretta respirazione e percezione del proprio corpo ottenuti con l’esercizio, permettono di controllare e ridurre anche i dolori del parto. Tuttavia, si tratta sempre di esercizio fisico, quindi, prima di praticarlo, chiedete consiglio al vostro medico.

SEGUI PASSIONEPERLOSPORT SU:

Sport come passione e stile di vita

#menùfitness #fitness  #paleo #proteica #postworkout #passioneperlosport #light #allenamentomattutino #dietametabolica #metodolafay #pausapranzo #sports #sport #active #fit #nonsimollauncazzo #strengthmatters #trx #rovigo #rovigram #picoftheday #photooftheday #afterlight #livefolk #liveauthentic #homeworkout 

mercoledì 18 maggio 2016

Chutney di mango

Il chutney è una salsa densa e piccante, tipica dell'India, che accompagna riso o carne. 

Preparazione

Sbucciate il mango e tagliatelo a cubetti, poi mettetelo in una ciotola, copritelo e lasciatelo in frigo per almeno 3 ore. 
Tritate la cipolla, lo zenzero e l'aglio.
In un pentolino sciogliete lo zucchero con l'aceto. Quando arriveranno a ebollizione, unite il mango, con tutta l'acqua che ha rilasciato, gli aromi tritati, i semi di senape, il peperoncino, la curcuma e il cardamomo.
Aggiungete un po’ d’acqua fino a ricoprire il mango e cuocete a fiamma bassa per un'ora, girando di tanto in tanto.
Quando il liquido è quasi completamente evaporato e ridotto a uno sciroppo, spegnete il fuoco e mettete il chutney di mango in un vasetto. Lasciatelo raffreddare del tutto e conservatelo in frigorifero fino al momento di utilizzarlo.

Accorgimenti

Il tempo di cottura è indicativo, dipende dalla quantità di acqua che avete utilizzato e dall’intensità del fuoco. Controllate quindi costantemente per verificare la cottura del chutney.

Idee e varianti

Al posto del mango potete usare qualsiasi altra frutta che abbia la stessa consistenza: albicocche, pesche, ecc…Al chutney di mango potete aggiungere anche dell'uvetta, da unire a tutti gli ingredienti e lasciar bollire.

SEGUI PASSIONEPERLOSPORT SU:

Sport come passione e stile di vita

#menùfitness #fitness  #paleo #proteica #postworkout #passioneperlosport #light #allenamentomattutino #dietametabolica #metodolafay #pausapranzo #sports #sport #active #fit #nonsimollauncazzo #strengthmatters #trx #rovigo #rovigram #picoftheday #photooftheday #afterlight #livefolk #liveauthentic #homeworkout 

Piano d'Integrazione per la Massa Muscolare: crescere al meglio? Puoi!

Piano d'Integrazione per la Massa Muscolare: crescere al meglio? Si può.



Strategia per la crescita 

Assumere glutamina appena svegli

Sebbene svolga una funzione importante, riducendo la produzione di quest'ormone si può facilitare la crescita muscolare.
In particolare, per contrastare gli effetti del cortisolo bisogna assumere glutamina appena svegli, poichè è un aminoacido che stimola la crescita muscolare in vari modi.
Quando l'organismo è in stato catabolico i muscoli vengono facilmente disgregati o distrutti; assumendo glutamina appena svegli, è possibile soddisfare il fabbisogno di questo aminoacido, senza intaccare le scorte presenti nei muscoli.
Per abbassare i livelli di cortisolo indotti dallo stress dell'allenamento, si può assumere un apposito integratore in grado anche di ottimizzare la sintesi proteica di nuova massa magra dopo l'allenamento.

Integratore proteico prima dell'allenamento

Altra cosa da fare per l'integrazione per al massa muscolare è l'assunzione di un integratore proteico prima dell'allenamento è uno dei fattori cruciali per ottimizzare la crescita muscolare e ridurre i tempi di recupero.
Fornendo all'organismo aminoacidi essenziali prima dell'allenamento, si riduce la perdita muscolare e si contribuisce a creare un ambiente anabolico. Se mancano carboidrati nei muscoli, si perderà più massa magra durante l'allenamento; i carboidrati, inoltre, stimolano la produzione d'insulina, che ha effetti anabolici e anticatabolici.
L'ideale è assumere carboidrati a basso indice glicemico (farinata d'avena o una banana) da assumere insieme a delle proteine del siero del latte 30-45 minuti prima dell'allenamento.

Aumentare il volume di sangue prima del workout

Prima dell'allenamento bisognerebbe prendere, un integratore di creatina e bere molta acqua per mantenere il corpo idratato e rimpire di liquidi le cellule muscolari.
La creatina contirbuisce a convogliare i liquidi nelle cellule muscolari, ad aumentare la forza e il volume muscolare.

Proteine e carboidrati nel post-allenamento

Dopo l'allenamento bisognerebbe sempre assumere una bevanda a base di proteine e carboidrati per stimolare il recupero. Sebbene l'integratore liquido assunto prima dell'allenamento svolga una funzione simile, la bevanda post allenamento serve anche a fornire all'organismo un flusso costante di aminoacidi, necessari per ricostruire i muscoli.
Le fibre muscolari, debilitate durante il lavoro intenso, assorbono più rapidamente gli aminoacidi, che quindi andranno a riparare e a rafforzare i muscoli in modo più efficace rispetto a qualsiasi altro momento della giornata.
I carboidrati a digestione rapida, come destosio, maltodestrine o vitargo comportano l'aumento della produzione d'insulina e la riduzione di quella di cortisolo, ponendo l'organismo in uno stato estrememante anabolico.

L'importanza degli antiossidanti  

L'allenamento produce radicali liberi e quindi assumere degli antiossidanti permette di evitare che danneggino le cellule muscolari e il resto dell'organismo.
Contrastano inoltre gli effetti nocivi dei radicali liberi sugli ormoni anabolici, essenziali per la crescita muscolare.

In definitiva:

1) al risveglio Glutammina 5 gr
2) 30/45 Pre workout proteine 30 gr e 1 banana
3) Pre workout creatina 5 gr e abbondante acqua 
4) Post Workout proteine 30 gr e maltodestrine 30 gr

SEGUI PASSIONEPERLOSPORT SU:

Sport come passione e stile di vita

#menùfitness #fitness  #paleo #proteica #postworkout #passioneperlosport #light #allenamentomattutino #dietametabolica #metodolafay #pausapranzo #sports #sport #active #fit #nonsimollauncazzo #strengthmatters #trx #rovigo #rovigram #picoftheday #photooftheday #afterlight #livefolk #liveauthentic #homeworkout 

martedì 17 maggio 2016

Proteine: eccesso e carenza di proteine, il fabbisogno proteico

Proteine: eccesso e carenza di proteine, il fabbisogno proteico 



Le Proteine nell’alimentazione: una questione di equilibrio, cosa sono le proteine, le proteine non sono tutte uguali? Le proteine “migliori”? ...

COSA SONO LE PROTEINE
Le proteine sono composti organici tra i più complessi, costituenti fondamentali di tutte le cellule animali e vegetali. Nel corpo umano rappresentano il 16-18% del peso totale e la loro caratteristica distintiva rispetto a lipidi e carboidrati è la presenza di azoto, che rappresenta mediamente il 16% della proteina. Dal punto di vista chimico, una proteina è una macromolecola costituita dall’insieme di amminoacidi, uniti mediante un legame peptidico. Gli amminoacidi che compaiono nelle proteine di tutti gli organismi viventi sono 20, alcuni dei 20 amminoacidi ordinari proteinogenici sono detti essenziali, in quanto non possono essere biosintetizzati direttamente dall’organismo e devono necessariamente essere assunti col cibo. Oltre a quelli coinvolti nella biosintesi delle proteine, vi sono amminoacidi che svolgono importanti funzioni biologiche quali la glicina, l’acido gamma-amminobutirrico (GABA) e l’acido glutammico, che sono tre neurotrasmettitori, la carnitina, coinvolta nel trasporto dei lipidi all’interno della cellula, l’ornitina, la citrullina, l’omocisteina, l’idrossiprolina, l’idrossilisina e la sarcosina. Le proteine hanno una struttura molto complessa a cui è associata sempre una funzione biologica. Da questo punto di vista le proteine possono essere classificate in due grandi famiglie funzionalmente separate: 
- Proteine strutturali (estese o fibrose): svolgono funzioni generalmente biomeccaniche. Per es. rientrano nella costituzione delle unghie, dei peli, dello strato corneo dell’epidermide, prima difesa dell’organismo dall’ambiente esterno. 
- Proteine funzionali (globulari): sono coinvolte in specifiche e molteplici funzioni biologiche, indispensabili per la vita. Per es. sono proteine gli enzimi, catalizzatori delle reazioni biochimiche che avvengono nell’organismo, l’emoglobina, molti ormoni e gli anticorpi, responsabili della difesa immunitaria. Un’ulteriore suddivisione delle proteine è quella che le distingue in base alla loro funzione: 
- Proteine strutturali: sono componenti delle strutture permanenti dell’organismo ed hanno principalmente una funzione meccanica. Due esempi sono il collagene e l’elastina, presenti nella matrice dei tessuti connettivi. 
- Proteine di trasporto: si legano a sostanze poco idrosolubili e ne consentono il trasporto nei liquidi corporei. Comprendono ad esempio le proteine del sangue che trasportano i lipidi e il ferro, nonché l’emoglobina che trasporta l’ossigeno. Molto importanti sono anche le proteine di trasporto delle membrane cellulari, che permettono un passaggio selettivo di molecole idrosolubili e ioni. 
- Immunoglobuline (dette anche anticorpi): sono proteine che si legano a molecole normalmente non presenti nell’organismo, concorrendo alla sua difesa. 
- Enzimi: sono proteine catalitiche, ovvero che accelerano determinate reazioni chimiche in modo da renderle più veloci rispetto ad altre che altrimenti sarebbero competitive.

LE PROTEINE NELL’ALIMENTAZIONE
una quEstionE di EquiLibrio Le proteine hanno una fondamentale importanza per il corretto mantenimento del nostro organismo, in particolar modo quelle assunte con l’alimentazione. Le sostanze assunte con il cibo non servono principalmente alla produzione energetica, ma essenzialmente alla crescita, allo sviluppo e alla manutenzione dell’organismo. Si stima che ogni giorno nell’organismo circa 250 g di proteine sono soggette a turnover, vale a dire ad un continuo processo di demolizione e sintesi. Gli aminoacidi che si liberano con il turnover vengono riutilizzati per sintetizzare nuove proteine ma una quota di essi va persa nella formazione di composti azotati (urea, creatinina, acido urico) che vengono escreti tramite urina, sudore e feci. Altre perdite proteiche derivano dalla desquamazione della pelle e dalla crescita di capelli, peli e unghie. Vi è dunque una perdita obbligatoria di azoto che deve essere opportunamente reintegrata con la dieta. 
Nell’alimentazione umana, le proteine si trovano principalmente: 
- in alimenti di origine animale come carne, pesce, salumi, uova, formaggi, latte, yogurt; 
- nei vegetali come piselli, fagioli, lenticchie, soia (Fabaceae) in dosi paragonabili alla carne e in dosi minori nelle Poaceae come frumento, avena, farro impiegati nella produzio ne di pasta e prodotti da forno.


IL FABBISOGNO PROTEICO QUOTIDIANO
Si stima che il fabbisogno proteico quotidiano sia compreso tra 0,7- 1g/kg di peso corporeo e di norma non deve superare il 15% del totale dell’energia introdotta. Tale fabbisogno deve essere regolato in particolari momenti della vita: aumenta in fase di crescita, gestazione, allattamento e di rigenerazione organica e può variare per particolari fasce di popolazioni. In realtà l’apporto effettivo di proteine nell’attuale dieta italiana supera di gran lunga le proposte dei LARN (Livelli di Assunzione giornalieri Raccomandati di Nutrienti per la popolazione italiana. Difatti il rapporto tra proteine di origine vegetale e animale è squilibrato a favore di queste ultime, le quali inevitabilmente “trascinano” con sé un eccesso di grassi saturi, mentre l’assunzione di vegetali proteici è generalmente associata ad un buon apporto di fibra, elemento prezioso per la salute del sistema gastrointestinale e per la prevenzione di importanti malattie cronico-degenerative4.
Nell’ottica di un’alimentazione equilibrata sarebbe opportuno bilanciare l’apporto proteico, cioè assumere il 50% di proteine di origine vegetale e il 50% animale. Ad oggi tale equilibrio è difficilmente rispettato, in quanto la maggioranza della popolazione associa l’idea di proteina esclusivamente alla massa muscolare e al consumo di carne o pesce, non considerando il fatto che le proteine sono presenti nei vegetali e che per di più hanno un buon valore biologico.


ECCESSO DI PROTEINE
Un apporto eccessivo di proteine nella dieta rispetto all’assunzione consigliata può comportare conseguenze per la salute. Il turnover proteico, attraverso il quale l’organismo è in grado di rinnovare continuamente le proteine logorate sostituendole con nuovo materiale proteico, permette all’organismo di rimpiazzare gli aminoacidi utilizzati a scopo energetico e di depositarne eventualmente di nuovi per rinforzare determinati tessuti (ad esempio in seguito ad esercizio fisico). Questa quota è variabile in base all’età, allo stato di salute e allo stile di vita e l’apporto proteico quotidiano va regolato a riguardo. In ogni caso esiste una soglia limite oltre la quale le proteine ingerite non possono venir utilizzate per aumentare la sintesi proteica. A questo punto il destino delle proteine può seguire due vie: 
1. possono essere utilizzate per produrre energia nell’immediato, nel caso l’apporto calorico totale giornaliero sia inferiore al fabbisogno; 
2. possono essere convertite in tessuto adiposo, nel caso l’apporto calorico totale giornaliero sia conforme al fabbisogno. Poiché i sistemi di eliminazione del surplus di proteine sono normalmente efficienti, un consumo non eccessivamente superiore alle raccomandazioni non è da considerare a rischio. E’ buona regola però non superare il doppio del livello di assunzione proteica raccomandato ovvero più di 2 g di proteine/kg di peso corporeo. Ogni ulteriore aumento ha effetti anabolici minimi ed effetti collaterali piuttosto gravi, così come osservato da studi su atleti d’elite alimentati con diete iperproteiche (Hatfield F, Ultimate sport nutrition, 1996).

CARENZA DI PROTEINE
La carenza di proteine può indurre un abbassamento delle difese immunitarie, dimagrimento, diminuzione della massa muscolare, astenia, perdita della memoria e della libido, difficoltà di concentrazione. I primi sintomi sembrano manifestarsi a livello di capelli, pelle ed unghie che appaiono fragili assottigliati. La carenza di proteine è molto rara in assenza di malattie ed è solitamente associata a disturbi del comportamento alimentare e gravi patologie epatiche o renali, ma purtroppo è diffusa nei paesi sottosviluppati a causa della scarsità di cibo. La malnutrizione proteico-energetica è la forma più letale di denutrizione e colpisce un quarto dei bambini nel mondo7. La FAO ha stimato che 850 milioni di persone soffre di denutrizione e che l’insufficiente apporto proteico è il fattore che contribuisce più significativamente. Una dieta ipoproteica in cui si introducono meno di 0,8 g di proteine/kg al giorno, induce ad un eccessivo consumo di zuccheri semplici e carboidrati che comporta turbe metaboliche, nervose e carenze vitaminiche. Alla luce di questo fatto, i vegetariani devono prestare particolare attenzione nel bilanciare l’apporto proteico, in quanto rischiano maggiormente di essere carenti vitamine come la B12 e di particolari amminoacidi essenziali contenuti prevalentemente nelle proteine di origine animale.
(7. World Health Organization, 2006)

PROTEINE: A CIASCUNO IL GIUSTO EQUILIBRIO
ANZIANI
Gli anziani sono una fascia di popolazione ad alto rischio di insufficiente apporto proteico. Ciò è dovuto al fatto che spesso trovano difficoltosa la masticazione e la deglutizione di alimenti proteici, ad esempio la bistecca, il che li porta frequentemente ad introdurre meno proteine rispetto al loro fabbisogno. Il fabbisogno proteico degli anziani è comunque un argomento controverso in quanto con l’aumento dell’età si va incontro all’atrofia del muscolo e a osteoporosi (indebolimento dell’osso dovuto al diminuito assorbimento del calcio) pertanto sembrerebbe opportuno aumentare l’introito PROTEICO PER FAVORIRE IL RIPRISTINO DELLA MASSA MUSCOLARE.
SPORTIVI
Un’altra categoria che deve regolare l’introito proteico è quella degli sportivi in quanto essi devono bilanciare il logoramento del muscolo dovuto all’esercizio fisico. A seconda dell’intensità e della frequenza dell’allenamento, gli sportivi possono assumere ogni giorno fino a un massimo di 2 g di proteine per kg di peso corporeo. Sembra però che un apporto di 1,6 g sia più che sufficiente a coprire le necessità proteiche degli atleti di quasi tutte le discipline sportive.
VEGETARIANI E VEGANI
Il fabbisogno proteico è verosimilmente più alto nei vegetariani, dato che escludono carne e pesce dalla dieta, e ancor più nei vegani (vegetariani stretti) i quali non assumono nemmeno uova e latte e derivati. I vegetariani e i vegani, che in Italia sono rispettivamente 6 milioni e 600.000 con un numero in continua crescita8, devono pertanto introdurre una quota maggiore di proteine vegetali per assicurarsi adeguati quantitativi di amminoacidi essenziali. 
(8. Dati AcNielsen del 2004, rielaborati dall’Eurispes nel “Rapporto Italia 2006”)

LE PROTEINE NON SONO TUTTE UGUALI
Come anticipato, le proteine sono costituite da venti diversi amminoacidi che si assemblano in modo differente, dando origine a molecole con altrettante diverse funzioni. Per questo la famiglia delle proteine è estremamente eterogenea e, anche dal punto di vista nutrizionale, le proteine non sono tutte uguali. Esse sono classificate in base al loro contenuto in amminoacidi essenziali (valore biologico o VB) e alla loro digeribilità (PDCASS), parametri che permettono di valutarne la bontà a livello nutrizionale. Le sostanze essenziali sono sostanze indispensabili che il metabolismo umano non riesce a sintetizzare in quantità sufficiente e che devono quindi essere introdotte per via alimentare. Si presume che circa 50 sostanze, contenute negli alimenti, siano essenziali per la sopravvivenza a lungo termine dell’essere umano; tra esse rientrano gli amminoacidi essenziali. Essenziali per l’uomo sono la lisina, la leucina, l’isoleucina, la metionina, la fenilalanina, la treonina, il triptofano, la valina, e, nei bambini, l’istidina e l’arginina. Gli amminoacidi non essenziali di proteine animali e vegetali hanno per lo più funzioni strutturali; sintetizzati con l’aiuto di enzimi, vanno a costruire l’apparato muscolo- scheletrico: muscoli, tessuto connettivo lasso e denso, struttura ossea, tessuti organici. Si chiamano “non essenziali” perché il corpo li sintetizza anche a partire da altri amminoacidi o sostanze azotate. Al contrario, gli amminoacidi essenziali svolgono principalmente dei compiti funzionali: sono parte di enzimi, di ormoni e neurotrasmettitori. 


LE PROTEINE “MIGLIORI”
Negli alimenti, gli amminoacidi proteici essenziali sono distribuiti in modo eterogeneo. Quando un particolare amminoacido essenziale è scarsamente presente in un alimento viene definito amminoacido limitante. L’azione limitante consiste nella scarsità di tale amminoacido rispetto agli altri al momento della sintesi della proteina per cui è richiesto; ciò causa un diminuito utilizzo degli altri amminoacidi e una sintesi proteica inferiore a quanto teoricamente potrebbe avvenire. Se si verifica una carenza o mancanza di un amminoacido essenziale, l’organismo dà sintomi di insufficienza proteica, disturbi della crescita e del metabolismo, in quanto alcuni processi cellulari sono impediti a causa della mancanza delle strutture proteiche vitali. Difatti la carenza o mancanza degli amminoacidi essenziali è una delle principali cause di invecchiamento dell’organismo. Su questa base, le proteine possono essere distinte in: 
NOBILI O COMPLETE: contengono tutti gli amminoacidi essenziali nelle giuste proporzioni. A questo gruppo appartengono principalmente le proteine animali. 
INCOMPLETE: mancano di uno o più amminoacidi essenziali, come alcune proteine vegetali. Nell’uovo gli amminoacidi sono ripartiti secondo il fabbisogno umano per cui questo alimento viene utilizzato come riferimento per stimare il valore biologico degli alimenti. Il valore biologico è un parametro di valutazione degli alimenti in base alla qualità delle proteine contenute in essi. Esso dipende dalla composizione in amminoacidi di un alimento e dalla sua digeribilità, ed é definito come il rapporto tra l’azoto trattenuto e l’azoto assorbito dall’organismo. 
Il valore biologico di una proteina dipende dalla sua composizione in amminoacidi. La carenza di un solo amminoacido rispetto alla quantità richiesta (amminoacido limitante) è responsabile del basso valore biologico di una proteina alimentare, valore che può quindi essere migliorato integrando con l’amminoacido mancante. Infatti una proteina è utilizzata meglio tanto più la sua composizione amminoacidica si avvicina a quella della proteina da sintetizzare da parte dell’organismo. Nella tabella 4 si può vedere i diversi valori biologici per tipologia di proteine: la composizione amminoacidica di quelle animali generalmente si avvicina di più a quella del corpo umano rispetto a quella delle rpoteine vegetali Il valore PDCAAS (Protein Digestibility Amino Acid score) è il metodo ufficiale riconosciuto dalla FAO per la misura della digeribilità delle proteine. Esso viene calcolato moltiplicando il valore amminoacidico (AAS, Amino Acid Score) dell’amminoacido limitante per la digeribilità della proteina in questione. Il valore ottenuto è il metodo di riferimento primario per stimare la presenza di amminoacidi essenziali in una proteina e pertanto per valutare la sua importanza nutrizionale. Le proteine di origine vegetali sono definite incomplete in quanto quelle derivate dai cereali sono deficienti in lisina e triptofano, quelle dei legumi in metionina. Pertanto l’associazione tra proteine vegetali derivate dai legumi e dai cereali è molto consigliata dai nutrizionisti in quanto gli amminoacidi contenuti si integrano reciprocamente secondo il fabbisogno umano; è per questa ragione che tali proteine vengono definite “complementari”.
I legumi, come i piselli, sono stati per secoli alla base dell’alimentazione europea e in particolare italiana; diffusi grazie al loro alto valore nutritivo, sono rientrati nella dieta alimentare dei ceti più poveri grazie anche alla possibilità di una prolungata conservazione mediante la disidratazione. Attualmente i piselli vengono generalmente coltivati per il consumo fresco e soprattutto per l’industria conserviera; sono stati infatti tra i primi ortaggi commercializzati in lattine ermeticamente chiuse, ed anche tra i primi ad essere sottoposti alla conservazione per surgelamento.

IL CONSUMO DEI PISELI IN EUROPA E IN ITALIA
I maggiori produttori di piselli sono il Canada e gli stati europei e, tra questi, l’Italia è uno dei principali, con circa 2.700.000 quintali all’anno per una superficie coltivata di 40.000 ettari. Malgrado ciò il consumo di legumi in Europa è basso (2,8 kg procapite/anno) se comparato con quello mondiale (5,9 kg) e di altri continenti come il Sud America (10,3 kg), l’Africa (8,1 kg), il Nord e Centro America (7,2 kg), l’Oceania (6,8 kg) e l’Asia (5,6 kg). Tra gli stati Europei, l’Italia è seconda solo alla Gran Bretagna per consumo di legumi (345.316 t), e terza per quello di piselli (94.628 t). Inoltre, negli ultimi dieci anni la tendenza di consumo è in aumento per entrambi gli stati. Le analisi di mercato evidenziano che i punti di forza del pisello e dei legumi in generale sono il prezzo contenuto e la facilità di conservazione per lunghi periodi. Oltre a ciò, le parole chiave associate ai legumi includono “salute”, “gastronomia”, “produzione locale” e “autenticità”, andando incontro alla ricerca del consumatore europeo di qualità e sicurezza dell’alimento e al concetto di salute ad esso associato. Ciò è dovuto a molteplici fattori: l’interesse dei vegetariani, l’incremento del mercato dei piatti etnici dovuto all’aumento dell’immigrazione, la preoccupazione legata alle fonti di proteine animali successiva alle epidemie di BSE ed aviaria e, non da ultimo, la ricerca di cibi privi di allergeni e no-OGM. I piselli, già noti ai Greci e ai Romani, fanno parte della tradizione mediterranea da secoli e raggiunsero il loro apice nel settecento in Francia, tanto che il Re Sole ne era ghiotto e come lui la sua corte. In passato hanno rappresentato una delle maggiori fonti di proteine per la popolazione, in quanto il consumo di carne era riservato solo ai benestanti ed era limitato in alcuni periodi dell’anno.
I piselli, facili da coltivare, in quanto resistono non irrigui e senza bisogno di fertilizzanti, erano raccolti e consumati freschi in stagione e successivamente fatti seccare per essere consumati durante tutto l’anno. Testimonianza di questo tradizionale consumo sono le ricette tramandate nei secoli che sono giunte fino a noi: numerose zuppe e piatti “poveri” come i pudding e il pane di farina di piselli. I piselli sono un alimento che fa parte della tradizione culinaria italiana: basta ricordare i “risi e bisi” veneti, le seppie con i piselli alla romana, gli arancini siciliani e il sartù napoletano… Essi costituiscono un’importante fonte di proteine vegetali (5,42g/100g) che nei piselli secchi rappresentano circa il 20% del peso; è da specificare comunque che per far fronte a tutte le necessità dell’organismo è sempre bene abbinarli ad un alimento a base di cereali (pasta, riso, patate, polenta o semplicemente pane) che aiuta nell’esaltazione del gusto e nell’ottimizzazione dell’apporto nutrizionale. Infine i piselli contengono poche calorie (81kcal/100g per i piselli freschi, 293 per quelli secchi) e pochi grassi (0,4g/100g); è assente il colesterolo11. 
(11. USDA National Nutrient Database for Standard Reference, Release 21 (2007).

SEGUI PASSIONEPERLOSPORT SU:

Sport come passione e stile di vita

#menùfitness #fitness  #paleo #proteica #postworkout #passioneperlosport #light #allenamentomattutino #dietametabolica #metodolafay #pausapranzo #sports #sport #active #fit #nonsimollauncazzo #strengthmatters #trx #rovigo #rovigram #picoftheday #photooftheday #afterlight #livefolk #liveauthentic #homeworkout 

giovedì 12 maggio 2016

THAI GREEN CURRY (WITH CHICKEN)

THAI GREEN CURRY (WITH CHICKEN)


Per queste ricette sono ispirato sempre da gio_ren (su Instagram). Grazie

Il pollo al Green Curry paste, che non è il classico curry a cui siamo abituati ma è un impasto, chiamata appunto “Paste” composto generalmente da: peperoncini verdi, cumino, aglio, scalogno, zenzero, pepe nero, coriandolo, succo di lime, salsa si soia, galangal, kaffir in foglie e bacche di lemongrass! La cosa più difficile è recuperare tutti gli ingredienti ma poi la pasta si fa mischiando e tritando il tutto ottenendo una pasta appunto.

ingredienti per 4 persone:

1/2 petto di pollo fatto a pezzettoni

1 confezione di green curry paste (navigando su internet ho trovato questa se volete farla voi) la mia dose equivale a 4/5 cucchiai

1lt di latte di cocco

un pizzico di sale

un cucchiaino di zucchero di canna

olio di semi di sesamo

succo di lime

1 cucchiaio di pasta di pesce o salsa

3 foglie di kaffir

2 patate

Nella wok scaldate l’olio di sesamo e unite la pasta di curry verde, unite poi il latte di cocco e mescolate.

Unite poi i pezzettoni di pollo aggiungendo lo zucchero di canna, il sale e le patate tagliate a tocchetti grossi.

Dopo 10 minuti unite il succo di una fettina di lime, la salsa/pasta di pesce le foglie di kaffir.

Al posto delle patate potete mettere: broccoli, fagiolini,melanzane thai (se le trovate sarebbero la verdura originale del piatto)

E’ un piatto piccante, se non vi piace il gusto piccante non ve lo consiglio, se invece volete avere una pasta meno piccante basta diminuire le dosi dei peperoncini nella pasta.

SEGUI PASSIONEPERLOSPORT SU:

Sport come passione e stile di vita

#menùfitness #fitness  #paleo #proteica #postworkout #passioneperlosport #light #allenamentomattutino #dietametabolica #metodolafay #pausapranzo #sports #sport #active #fit #nonsimollauncazzo #strengthmatters #trx #rovigo #rovigram #picoftheday #photooftheday #afterlight #livefolk #liveauthentic #homeworkout 

mercoledì 11 maggio 2016

Biologico sì o no?

Biologico sì o no? Dopo lo studio che evidenzia come il vantaggio nell`assenza di pesticidi continua il dibattito sul NYT

Il cibo biologico non ha un valore nutrizionale diverso rispetto a quello convenzionale, ma offre due vantaggi importanti: contiene meno pesticidi e meno batteri resistenti agli antibiotici. Probabilmente ricorderete che queste sono le conclusioni di uno studio sul cibo bio pubblicato un paio di settimane fa da un gruppo di scienziati dell’Università di Stanford, in California. La ricerca ha fatto ampiamente discutere, al punto che il New York Times ha deciso di accogliere il tema in Room for Debate, la sezione online in cui opinionisti esterni sono invitati a dire la loro su un fatto o una notizia. La domanda di partenza è semplice: vale davvero la pena produrre (e acquistare) biologico? Complesse invece le risposte, e di segno opposto, come sempre accade quando si parla di alimenti e agricoltura senza pesticidi. 

Rimane piuttosto scettica la giovane biologa Christie Wilcox, ricercatrice e autrice del blog Science Sushi del network di Scientific American, che vede nell’agricoltura biologica soprattutto un idilliaco richiamo ai bei tempi andati, in cui l’uomo viveva dei frutti della sua terra, in perfetta armonia con l’ambiente. Secondo Wilcox, però, ci sono almeno due aspetti critici da considerare. Primo: non è vero che gli agricoltori bio non usano pesticidi. Semplicemente, li usano di origine naturale e non prodotti per sintesi chimica. Secondo: ci sono comunque dei costi ambientali. Per esempio, l’agricoltura biologica è meno produttiva di quella convenzionale e questo significa che per ottenere rese paragonabili bisogna coltivare più terra. La conclusione della ricercatrice non è del tutto negativa: «L’agricoltura biologica può anche avere dei lati positivi, ma non è una panacea: i suoi metodi dovrebbero essere considerati insieme a quelli convenzionali, per garantire il miglior equilibrio tra produttività e sostenibilità». Lo stesso approccio proposto qualche tempo fa anche da ricercatori dell’Institute on Environment dell’Università del Minnesota, in un articolo pubblicato su Nature. 

SEGUI PASSIONEPERLOSPORT SU:

Sport come passione e stile di vita

#menùfitness #fitness  #paleo #proteica #postworkout #passioneperlosport #light #allenamentomattutino #dietametabolica #metodolafay #pausapranzo #sports #sport #active #fit #nonsimollauncazzo #strengthmatters #trx #rovigo #rovigram #picoftheday #photooftheday #afterlight #livefolk #liveauthentic #homeworkout 


martedì 3 maggio 2016

Barberina: la sostanza naturale dal doppio effetto, anche tossico

Barberina: la sostanza naturale dal doppio effetto, anche tossico


La Barberina, che è un derivato di piante diverse provenienti dalla stessa famiglia, l’Idraste, avrebbe in effetti proprietà anticolesterolo, ma deterrebbe quella più grave di provocare emboli; una situazione questa che è stata anche ripresa dal Ministero della Salute che richiede una serie di ulteriori studi più approfonditi per garantire la sicurezza di questa sostanza naturale

Si può accettare l’idea che ci si curi con un farmaco che da un lato abbassa il colesterolo, cosa sacrosanta e dall’altra però favorisce le trombosi, mettendo a serio rischio la vita stessa di chi lo assume? Assolutamente no, eppure, secondo uno studio che è fra l’altro il compendio di altri recenti studi, pubblicati sulla rivista scientifica americana Journal of Molecular and Cellular Cardiology, sembrerebbe che una sostanza naturale, quale la Berberina,deterrebbe tale problema.

La Barberina, che è un derivato di piante diverse provenienti dalla stessa famiglia, l’Idraste, avrebbe in effetti proprietà anticolesterolo, ma deterrebbe quella più grave di provocare emboli; una situazione questa che è stata anche ripresa dal Ministero della Salute che richiede una serie di ulteriori studi più approfonditi per garantire la sicurezza di questa sostanza naturale. 

Nello specifico si parla di un alcaloide che si trova nella pianta, ricordiamo che l’alcaloide è una sostanza chimica attiva e dunque che agisce sull’organismo anche a dosi molto basse; per avere idea della potenzialità riferita agli alcaloidi basta ricordare la morfina, che è una sostanza attiva estratta dal papavero. Ciò per ricordare che ciò che esiste in natura non sempre è sicuro se utilizzato senza precauzioni e così, tornando alla Berberina, commercializzata all’interno di integratori alimentari utili per abbassare il colesterolo, se usata isolata e dosata a dosi maggiori rispetto a quelle consigliate, può avere attività farmacologica imprevedibili e dunque pericolose.

“ Quando questi principi attivi vengono estrapolati dal loro contesto naturale”, avverte Fabio Firenzuoli, presidente dell’Associazione nazionale dei medici fitoterapeuti (Anmfit) “possono scatenare attivita’ farmacologiche e tossicologiche diverse e imprevedibili. Ne’ va dimenticato che gli studi clinici effettuati per dimostrare l’efficacia di una terapia non sono adeguati a studiarne anche la sicurezza, a meno che non sia coinvolto un congruo campione di pazienti”. 

Secondo ulteriori ricerche scientifiche la Barberina parrebbe avere effetti pro-trombotici, così come la stessa sostanza parrebbe aumentare la tossicità di farmaci quali la digitale; quest’ultima sostanza viene usata in diverse cardiopatie, compreso lo scompenso e, nonostante i sicuri effetti terapeutici dovrà essere assunta in quantità sicure, visto che laddove tali dosi dovessero aumentare la stessa digitale può divenire potenzialmente tossica, persino mortale.

SEGUI PASSIONEPERLOSPORT SU:

Sport come passione e stile di vita

#menùfitness #fitness  #paleo #proteica #postworkout #passioneperlosport #light #allenamentomattutino #dietametabolica #metodolafay #pausapranzo #sports #sport #active #fit #nonsimollauncazzo #strengthmatters #trx #rovigo #rovigram #picoftheday #photooftheday #afterlight #livefolk #liveauthentic #homeworkout