lunedì 30 dicembre 2013

VITAMINA C

VITAMINA C


Tutti concordano l’importanza di assumere Vitamina C in maniera costante, non limitandosi quindi ai periodi di malattia.

La Vitamina C ci aiuta a salvaguardare la nostra salute in inverno da raffreddori e influenze ma anche in estate è utilissima per la pelle, infatti aumenta la produzione di collagene e riduce le rughe. Agli amanti delle ore sotto al sole… ricordiamo che quest’ultimo produce enormi quantità di radicali liberi. La Vitamina C se presa con costanza, fa la differenza.



 

Un altra categoria cui La Vitamina C è sicuramente è consigliata è chi svolge attività fisica pesante, come il body building.  Qualche altro beneficio che apporta la sua integrazione:

Aiuta la produzione di Anticorpi
Ottimo antiossidante (combatte i radicali liberi);
Aiuta i processi di sintesi del collagene, dell’interferone, della carnitina, degli ormoni surrenalici
Aiuta i processi di produzione dell’energia
Aumenta l’accumulo di istamina (azione antiallergica)
Favorisce l’assorbimento del ferro e di altri minerali (zinco, calcio, magnesio ecc.)
Protegge dall’inquinamento e da molte sostanze tossiche (nicotina, benzoato ecc.)
Un nuovo studio nordamericano ha reso noto che la vitamina C sarebbe indispensabile per garantire un corretto funzionamento del nostro cervello. Per dimostrarlo il dott. Henrique von Gersdorff ne ha privato i ricettori GABA (deputati alla comunicazione fra le varie cellule del cervello), dimostrando che sospendevano il loro funzionamento.

Questa ennesima scoperta si va ad aggiungere alle altre,  dimostrando l’importanza della vitamina c come antiossidante, che arriva a difendere anche le cellule celebrali dal decadimento.

Sembra quindi spiegato il perchè nei casi di scorbuto (la mancanza seria di vitamina c nel corpo), uno dei sintomi principali sia proprio la depressione.

Se credete però che la vostra spremuta di un arancio basti ad alzare la supplementazione, vi dovete ricredere… secondo i  farmacologi inglesi Steve Hickey e Hilary Roberts dovreste assumerne una 40ina ! Più pratico l’uso di integratori di vitamina c (acido ascorbico), presi più volte al giorno per migliorarne al’assimilazione…a patto che sia pura e senza schifezze ulteriori dentro.

domenica 29 dicembre 2013

MAGRI E SANI CON ALLENAMENTO E DIETA

MAGRI E SANI CON ALLENAMENTO E DIETA


-Un mega-studio scientifico del Brigham and Women's Hospital di Bostono e dell'Università di Harvard, calcolato su 650.000 persone,  ha dimostrato, ma già lo  sapevamo, che:

-il vero elisir di lunga vita  oltre la palestra, e' la camminata di un'ora a passo svelto; sino a che gli acciacchi lo permettano

-4 anni di vita in più sono assicurati a chi cammina almeno 1 ora al giorno

-uno sportivo magro ha un'aspettativa di vita di 7,2 anni in più rispetto ad un ozioso obeso !!!

-l'esercizio fisico è anche legato strettamente alla salute cerebrale: camminare, pedalare, nuotare o andare in palestra regolarmente, mantengono il cervello ben irrorato di sangue prevenendo la degenerazione delle cellule  e allontanando la demenza senile del 40% (American Heart Assosation)



L'ARANCIO PER DIMAGRIRE ( chiedere al medico se è compatibile con eventuali altre cure)

L'arancio amaro è ricco di sinefrina, una sostanza che innesca reazioni che hanno l'effetto di rendere il grasso più disponibile per essere "bruciato", inoltre aumenta il metabolismo (come quando mangiamo molte proteine, vedi dieta più sotto)

E' indispensabile rispettare i tempi di assunzione, per evitare che il corpo metta in atto dei sistemi difensivi. Non superare mai i 30/60 giorni di assunzione continuativa e lasciando almeno 30 gg. tra una cura e l'altra.

Farsi consigliare dal farmacista, comunque non si devono mai superare i 30 mg. di sinefrina al giorno.

Qui sotto parliamo delle 3 diete più utilizzate nel mondo, potete scegliere quella che  meglio si adatta alle vostre esigenze.

-"La dieta McKeith", resa famosa dalla cantante Madonna, è stata inventata dalla dott.ssa Gillian McKeih:

-tenere un diario dettagliato di quello che si mangia e come ci si sente per 7 giorni

-quindi eliminare completamente: salumi, zucchero, pizza, patatine, cioccolato, pasta e riso, carne, formaggio, alcoolici.

-la vera dieta dura 28 giorni: molto pesce, legumi e verdure, sempre piccoli spuntini a metà mattina e pomeriggio.

-sempre 1 bicchiere d'acqua prima di ogni pasto, iniziare sempre con una zuppa.

-breve periodo DETOX con acqua calda, carciofi, macedonia e semi di lino

-tutto è scritto dettagliatamente nel libro: "La dieta McKeith"

-La dieta  "Paleo Total Body" è stata ideata dal dott. Mark Sisson bilogo esperto in fitness.

-abbondanza di carni, pesce, pollame, uova, burro (non esagerate!), pancetta, insalate, prodotti a base di cocco e tanto movimento rapido

-vietati: pasta, pane, riso, legumi e tutti i dolci  compreso lo zucchero nel caffé

-obbligatorio camminare per 1 ora ogni giorno e alzare pesi in salotto per bruciare i grassi, vietato stare fermi davanti alla TV

-21 giorni per perdere max 1 Kg e mezzo

-tutta la dieta sul libro "Paleo Total Body" di Mark Sisson, ed.Sonzogno.

La DIETA DUKAN è stata provata da 24 milioni di persone, ottima per chi soffre di fame compulsiva

- fortemente contestata dagli specialisti che sostengono la dieta mediterranea, a costoro Dukan ribatte: "Chi ingrassa chiede un vero piacere all'alimento...chi è obeso spesso non conosce la via di mezzo, sta a dieta o si abbuffa... la dieta mediterranea va bene per non ingrassare, ma non per far dimagrire chi è abituato a mangiare grandi quantitativi di cibo" da L'Espresso 22.3.12

-il dott. Dukan è uno dei più noti medici nutrizionisti a livello mondiale ed ha un'esperienza di oltre 30 anni

-questa è una dieta semplice, applicabile a chiunque, necessita solo di un poco buon senso e buona volontà

-garantita la perdita di peso sino a 1 kg. per settimana

-l'obesità riduce l'aspettativa di vita di circa 9 anni!

-si perdono sino a 3 chili in 2 mesi

-mangiare molto: crusca di avena (nel latte magro, nello yogurt...), pesci, tacchino, pollo,bresavola, salmone, uova

-vietati: olio, formaggi, dolci, pasta e pane

DIETA DUKAN, bere sempre molta acqua, gasata aumenta il senso di sazietà, non occupatevi dei momentanei gonfiori

prima fase: definita di attacco: si può mangiare senza limiti e in qualunque momento della giornata, banditi i carboidrati  (pasta, riso, pane...)

-durata da 3 a 7 giorni secondo il grado di obesità da risolvere

-alimenti altamente proteici: pesce, crostacei, frutti di mare, latticini magri, tofu, carni di ogni tipo meglio se poco grasse, uova...

seconda fase: 3/5 giorni: si può mangiare senza limiti e in qualunque momento della giornata, banditi i carboidrati  (pasta, riso, pane...)

-come sopra, ma anche verdure, evitando che siano troppo condite; escluse le patate

terza fase: sino al raggiungimento di una soddisfacente perdita di peso in proporzione al peso di partenza (mai più di 10 kg in 3 mesi)

-alternare periodi eguali (3/4 giorni) di prima e seconda fase fino al raggiungimento del peso stabilito (o almeno alla perdita di 10 kg, in caso di obesità)

fase di consolidamento:

-deve durare 10 giorni per ogni chilo di peso perso

-reintroduzione, lenta e ragionevolmente misurata, di di altri cibi

fase 4, dovrebbe durare per sempre: reitroduzione di tutti i cibi possibile, ma con misura

-ogni giovedì solo i cibi della 1a fase

-camminare almeno 20' ogni giorno e mangiare 3 cucchiai di crusca di avena al giorno

-ricordarsi che stando in acqua si perdono molte più calorie che andando in palestra

-se non si rispettano le regole si riprende peso velocemente

-Ulteriori precisazioni su: "La dieta Dukan illustrata" Sperling&Kupfer 19,90€

MAGRE E SANE MANGIANDO E CAMMINANDO:

-secondo un recente studio dell'University College di Londra sembra che le diete iperproteiche (pesce, latte e latticini magri,uova, carne, meglio bianca perché meno grassa) facciano dimagrire più facilmente delle altre.

-Le proteine stimolano l'ormone PYY che spezza l'appetito e crea uno stato di sazietà. Da tempo autorevoli studi hanno dimostrato che una dieta ricca di proteine aiuta ad accelerare il metabolismo e quindi a bruciare calorie.

-Il prof L. Benzi, presidente del corso di laurea in Dietistica di Pisa, sostiene che:"le diete modestamente arricchite di proteine facilitano la sensazione di pienezza".

-Questo tipo di dieta è bene che preveda anche grandi quantitativi di verdura e frutta per sopperire ad eventuali squilibri viataminico-minerali. Aggiungiamo il controllo dei dati del colesterolo che devono rimanere nella norma, mentre un minimo di movimento quotidiano, passeggiata di almeno 30' ed una nuotata alla settimana o altro sport, aiuteranno a bruciare eventuali grassi in eccedenza.  



venerdì 27 dicembre 2013

I 5 migliori integratori per aumentare massa più piano di integrazione

I 5 migliori integratori per aumentare massa - by Charles Poliquin

Ecco i migliori in ordine di importanza

1. Olio di pesce.

Non si può essere anabolici senza sufficiente Omega3.

Per esempio una volta ho allenato una prima scelta NFL.

Ha guadagnato 29lb (13kg) in un solo mese di massa pulita

appena gli ho fatto prendere 45grammi al giorno di olio di pesce.

Se si vuole guadagnare massa pulita e perdere grasso,

consuma almeno 30 grammi di olio di pesce.

Alcuni motivi addizionali:

* riduce le infiammazioni

* migliora la risposta insulinica


Consiglio di assumerlo più volte durante la giornata.

2. Verdura

Cosa?? Verdura?? si proprio cosi.

+ sei alcalino e + sei anti-catabolico.

Il cortisolo mette il corpo in uno stato acido,

le verdure modificano questo stato che è assolutamente da evitare

3. Proteine Whey Stronger

Questo prodotto è fantastico per vari motivi

* è processato a bassa temperatura e in tal modo le più importanti

proteine come le immunoglobuline non vengono denaturate,

le stesse che si trovano nel latte.

* il latte è importante perchè proviene da mucche nutrite con erba

e di conseguenza è ricco di CLA,un altro elemento molto anti-catabolico

* è ovviamente ricco di glutammina e BCAA importanti fattori anti-catabolici

* è un ottimo precursore del glutatione

Consiglio di consumare 0.5 grammi di Whey per kg,insieme a 5-10grammi di glutammina,sia come prima cosa appena svegli al mattino,sia immediatamente post-workout

4. Carboidrati

Se vuoi risultati devi sempre consumare i prodotti migliori.

Ci sono un sacco di Carboidrati in polvere ma il migliore è il Vitargo.

è la scelta migliore perchè è il + veloce nel lasciare lo stomaco e nel rifornirci di glicogeno dopo l'allenamento,migliorando di conseguenza

anche la velocità di apporto di nutrienti importanti come BCAA,glutammina ed altri.

Utilizza 2grammi per kg dopo l'allenamento insieme a Whey e glutammina (come indicato sopra)

5. Multi-vitaminici

Una deficienza di un singolo nutriente può bloccare la crescita muscolare.

Per esempio molti battitori (baseball) hanno deficienze di taurina

e magnesio per i loro movimenti ad alta velocità.

Consiglio di assumere una capsula di multivitaminico 3 volte al giorno

Consiglio Extra: Beta-Alanina + Creatina

Unendo una quantità uguale di beta-alanina e creatina (1:1),

il risultato finale è immensamente migliore che assumere solo creatina o solo beta-alanina.


Quasi tutti i prodotti sul mercato non sono ben fatti perchè

propongono i 2 ingredienti da soli.


I risultati che ci si può aspettare sono un notevole aumento della resistenza e della soglia anaerobica,aumento di massa magra e tempi di recupero post-allenamento,diminuzione grasso.


Consiglio 5 grammi di creatina + 5 grammi di beta-alanina

a colazione e a pranzo quando non ci si allena,

mentre nei giorni di allenamento pre-durante-post allenamento 

(15gr Beta + 15g Crea)


Piano d'integrazione per la massa muscolare...impara a crescere!


L'allenamento, a cui spesso si attribuisce la crescita, in realtà provoca la distruzione di cellule muscolari: è il recupero post-allenamento che conduce allo sviluppo muscolare.
L'organismo, quindi, in base alle sollecitazioni cui viene sottoposto durante il giorno, costruisce e distrugge i muscoli secondo una sequenza ritmica. Imparando a governare tale sequenza, si possono mantenere i muscoli in uno stato di crescita netta, riducendo al minimo la disgregazione delle cellule muscolari.
Analizziamo ora le strategie per sviluppare un piano d'integrazione...

Assumere glutamina appena svegli

Il cortisolo è un ormone catabolico che raggiunge i massimi livelli nel cuore della notte.
Sebbene svolga una funzione importante, riducendo la produzione di quest'ormone si può facilitare la crescita muscolare. In particolare, per contrastare gli effetti del cortisolo bisogna assumere glutamina appena svegli, poichè è un aminoacido che stimola la crescita muscolare in vari modi. Quando l'organismo è in stato catabolico i muscoli vengono facilmente disgregati o distrutti; assumendo glutamina appena svegli, è possibile soddisfare il fabbisogno di questo aminoacido, senza intaccare le scorte presenti nei muscoli. Per abbassare i livelli di cortisolo indotti dallo stress dell'allenamento, si può assumere un apposito integratore in grado anche di ottimizzare la sintesi proteica di nuova massa magra dopo l'allenamento.

Integratore proteico prima dell'allenamento

L'assunzione di un integratore proteico prima dell'allenamento è uno dei fattori cruciali perottimizzare la crescita muscolare e ridurre i tempi di recupero. Fornendo all'organismo aminoacidi essenziali prima dell'allenamento, si riduce la perdita muscolare e si contribuisce a creare un ambiente anabolico. Se mancano carboidrati nei muscoli, si perderà più massa magra durante l'allenamento; i carboidrati, inoltre, stimolano la produzione d'insulina, che ha effetti anabolici e anticatabolici.
L'ideale è assumere carboidrati a basso indice glicemico (farinata d'avena o una banana) da assumere insieme a delle proteine del siero del latte 30-45 minuti prima dell'allenamento.

Aumentare il volume di sangue prima del workout

Prima dell'allenamento bisognerebbe prendere, un integratore di creatina e bere molta acquaper mantenere il corpo idratato e rimpire di liquidi le cellule muscolari. La creatina contirbuiscono a convogliare i liquidi nelle cellule muscolari, ad aumentare la forza e il volume muscolare.

Proteine e carboidrati nel post-allenamento

Dopo l'allenamento bisognerebbe sempre assumere una bevanda a base di proteine e carboidrati per stimolare il recupero. Sebbene l'integratore liquido assunto prima dell'allenamento svolga una funzione simile, la bevanda post allenamento serve anche a fornire all'organismo un flusso costante di aminoacidi, necessari per ricostruire i muscoli.
Le fibre muscolari, debilitate durante il lavoro intenso, assorbono più rapidamente gliaminoacidi, che quindi andranno a riparare e a rafforzare i muscoli in modo più efficace rispetto a qualsiasi altro momento della giornata.
I carboidrati a digestione rapida, come destosio, maltodestrine o vitargo comportano l'aumento della produzione d'insulina e la riduzione di quella di cortisolo, ponendo l'organismo in uno stato estrememante anabolico.

L'importanza degli antiossidanti  

L'allenamento produce radicali liberi e quindi assumere degli antiossidanti permette di evitare che danneggino le cellule muscolari e il resto dell'organismo.
Contrastano inoltre gli effetti nocivi dei radicali liberi sugli ormoni anabolici, essenziali per la crescita muscolare.

Il programma d'integrazione per la massa

Una soluzione potrebbe essere la seguente:

QUANDO?QUALE?
Appena svegliPure Glutamine 100
30-45' prima dell'allenamentoVB Whey 104
Immediato post allenamentoMass Extreme (nel caso si fatichi a mettere su massa)
oppure 
VB WHEY 104
oppure Volumax mTOR

L'intensità nel body building

L'intensità nel body building

Nell'allenamento body building l'intensità risulta essere un parametro di notevole rilevanza per la pianificazione dell'allenamento, va analizzata come un vero e proprio strumento che funge da anello di congiunzione tra la seduta d'allenamento con i processi di recupero e di crescita fisiologici.



Tramite la manipolazione dell'intensità l'atleta o il preparatore atletico sceglie quanto stress apportare al sistema fisiologico per squilibrarne l'omeostasi ed in conseguenza stimolarne i processi di recupero. Da quanto detto risulta necessario anteporre alla scelta dell'intensità valutazioni razionali dello stato fisico in relazione al ciclo d'allenamento ed alla periodizzazione di questo. Una corretta valutazione dell'intensità come stimolo allenante favorisce una risposta fisiologica corretta che non solo permetterà un corretto recupero, ma sarà in grado di incrementare forza e resistenza in previsione di un futuro evento stressante di pari intesità, frasi che ritroviamo anche nei concetti di supercompensazione, ciò sta ad indicare lo stretto legame, inteso come quantità di stimolo necessario (intensità) per ricevere un ottimale risposta di adattamento (supercompensazione). Al contrario uno sproporzionato stress dovuto ad allenamenti con elevate intensità produrrà effetti indesiderati provocando eccessivo stress con incapacità di recupero da parte dell'organismo, gli effetti sono ben noti come allarmanti a tutti i praticanti del body building, è la sintomatologia da sovrallenamento con carenza di forza ed attivazione del catabolismo anche a carico del tessuto muscolare. Fattori che influiscono sull'intensità:

L'intensità da quanto abbiamo visto può quindi essere utilizzata come acceleratore per spingere più o meno le attività fisiologiche per produrre i tanto amati stimoli di crescita, ma si sa.. un conto è spingere l'acceleratore con una pandina, un conto è spingere l'accelleratore con una Ferrari, paragone poco felice per dire che è più che necessario conoscersi per sapere se si è più pandina o più ferrari, e ciò si fa in base all'esperienza dall'allenamento, al periodo del macrociclo d'allenamento in cui ci troviamo, alle condizioni fisiche e psichiche generali, (eventuali periodi di stress possono essere causa di processi catabolici prodotti da cortisolo ed ormoni dello stress).

Tutte valutazioni necessarie per valutare il potenziale di risposta di adattamento del nostro corpo, come da sempre scriviamo in queste pagine la bellezza del Body Building risiede proprio nell'opportunità che questa pratica ci regala di imparare a conoscersi, sapere ascoltare ed interpretare i segnali del nostro corpo, e ciò deve essere fatto con estremo dettaglio durante le sedute d'allenamento ma altrettanto fine deve essere tesa l'attenzione per ascoltarsi anche durante il riposo, per valutare l'andamento del recupero e intendere lo stato fisico del momento. Se si ha poca esperienza, da qui il nostro suggerimento di rivolgersi per preziosi consigli ed indicazioni ad allenatori qualificati per risultati impeccabili.

Sull'intensità influiscolo direttamente:
- il carico; tanto maggiore sarà tanto più elevata sarà l'intensità della seduta.
- il numero delle ripetizioni a parità di carico un numero maggiore di ripetizioni comporterà dei valori d'intensità maggiori.
- il numero di serie.
- il tempo di esecuzione, tanto che spesso si sente palare di tecniche super slow, che consistono nell'effettuare movimenti molto lenti, con valori superiori ai 3 secondi per la fase concentrica e superiori ai 4-5 secondi per la fase eccentrica, tecnica spesso adottata da chi soffre di articolazioni, in quanto il logorio articolare è ridotto dalla bassa velocità.

Influiscono invece indirettamente:
Il tempo di recupero; tempi di recupero bassi inducono ad un forte innalzamento dell'intensità d'allenamento.

Dinamica dell'intensità durante l'allenamento:
Durante una seduta d'allenamento le prime ripetizioni vengono svolte con uno sforzo proporzionalmente minore rispetto alle ultime ripetizioni dove per eseguire il medesimo lavoro vi è la necessità di un maggiore impegno per affrontare lo sforzo, risulta quindi fondamentale utilizzare il massimo del potenziale di forza disponibile al momento per definire una serie intensa, così facendo 'ultima ripetizione sarà anche quella che possiede il maggior grado di reclutamento di fibre muscolari nella regione interessata con l'intenzione di raccogliere le ultime energie necessarie per il lavoro richiesto. Le ripetizioni terminali sono di conseguenza le più grandi responsabili delle microlesioni a carico del tessuto muscolare e tendineo (vedi art. Acido lattico my_personal) e della produzione di acido lattico come esito dell'ultimo impegno di contrazione in situazione di carenza di ossigeno. Microlesioni ed accumulo temporaneo di acido lattico sono ritenute tra i principali fattori di crescita in quanto producono delle micro-alterazioni chimiche localizzate capaci di stimolare risposte fisiologiche come l'ipertrofia e caratteri di maggiore resistenza allo sforzo, come ad esempio una maggiore efficienza di contrazione in condizioni anaerobiche.

Nel Body Building la situazione di incapacità di contrazione muscolare al termine di una serie intensa viene definita “cedimento. La situazione di cedimento indica il completo esaurimento delle capacità contrattili in seguito a sforzi di elevata intensità.
Incrementare l'intensità d'allenamento:
Nel Body Building vengono definite tecniche ad alta intensità, sono metodi che permettono di innalzare l'intensità di una o più serie d'allenamento.

Le tecniche ad alta intensità vengono utilizzate da bodybuilders esperti per agire con un evento d'impatto considerevole sul tessuto muscolare interessato, vanno per tali motivi sconsigliate a principianti e ad inesperti, se non usate con criterio possono portare facilmente a fenomeni di sovrallenamento o nel peggiore dei casi ad infortuni muscolo-tendinei, sono quindi tecniche potenzialmente pericolose.
Tra le tecniche più celebri ne body building troviamo:
le ripetizioni forzate che forse meglio di altre riescono a spiegare quale sia l'intento delle tecniche ad alta intensità; con le ripetizioni forzate come predice il nome si ha una vera e propria forzatura, raggiunto il cedimento, quindi al termine della serie si eseguono ancora una o due ripetizioni aiutati da un compagno pronto ad alleggerire il carico nella fase più impegnativa.
Ripetizioni negative sono un ulteriore variante delle ripetizioni forzate, sfrutta la capacità di controllare un carico con molto peso difficilmente sollevabile con un movimento concentrico, ma controllabile nella fase eccentrica del movimento.



 

giovedì 26 dicembre 2013

Il thè bianco fa dimagrire?

Il thè bianco fa dimagrire? 

Il Tè bianco proviene dalle gemme delicate e più giovani delle foglie della Camellia cinese, dopo la raccolta i germogli e le foglie devo appassire al sole prima che ci siano effetti di ossidazione e fermentazione indesiderati, ciò serve a conservare il sapore caratteristico del tè bianco. Il nome "tè bianco" deriva dal colore bianco-argenteo dei peli sui germogli ancora chiusi della pianta del tè donando così alla pianta un aspetto biancastro.


 
The bianco
Storia del tè bianco:
Secondo la leggenda cinese, circa 5000 anni fa l'imperatore Shen Nung stava viaggiando in campagna. L'acqua era torbida e non consentiva di usufruire della bevanda, così egli ordinò che l’acqua fosse bollita per renderla più pulita. Improvvisamente il vento soffiò e una foglia di tè finì dentro la sua tazza di acqua calda. L'imperatore incuriosito lasciò la foglia in ammollo, dopodiché bevve ciò che ne era nato, ossia il primo tè.

Il Tè bianco è stato addirittura venerato durante la Dinastia Song in Cina (960-1279). Scelta dalla corte reale è stato donato in omaggio all'imperatore. Inoltre durante la cerimonia alcune foglie di tè bianco e alcuni boccioli erano per terra creando l’effetto di una polvere argentea, che è stata poi sbattuta nelle ciotole durante il famoso rito del tè Song. Questo evento è stato l'ispirazione per la celebre cerimonia giapponese del tè.

Anche un altro imperatore cinese era rinomato per il suo amore verso il tè bianco. Hui Zong (1101-1125) In realtà ne era ossessionato, voleva a tutti i costi trovare il tè perfetto, questa estenuante ricerca ha causato una grande perdita di territori durante la sua egemonia.

Il Tè bianco è rimasto in gran parte sconosciuto al di fuori della Cina e l'Oriente fino a tempi recenti. Ora, grazie al rinnovato interesse per il buon tè e alle notevoli scoperte sui suoi benefici per la salute, in tutto il mondo si beve e si godono i benefici del tè bianco.

Tuttavia il tè bianco richiede grande attenzione e sforzo per produrlo. I germogli che andranno a formare il tè bianco sono selezionati con la massima cura possibile durante il raccolto. Non c'è raccolta nei giorni di pioggia o di gelo. Il Tè bianco può essere scelto soltanto per un breve periodo ogni anno, il che lo rende raro e prezioso.

È con l’inizio della primavera che il tè bianco offre il meglio di sè. Solo gli esperti sanno quel è il momento migliore per separare i germogli e le foglie argentee.

I germogli e le foglie sono poi cotte a vapore e lentamente asciugate. A differenza del tè nero o verde, il tè bianco non si arrotola, è solo leggermente ossidato, diventando così tra i tè meno elaborati. Questo spiega i suoi potenti benefici sulla salute.

Benefici del the bianco anche per dimagrire:
Il tè è stato usato come medicina per secoli; ora la scienza moderna sta riscoprendo quello che le persone in Cina e in tutto il mondo sapevano da tempo: il tè è buono per tutti. Se il tè verde e nero sono molto sani, il tè bianco è quello meno artificioso e per questo ha i più alti livelli di antiossidanti.

È da considerarsi un’ottima bevanda della salute. Gli antiossidanti sono sostanze che proteggono il corpo dai danni dei radicali liberi che a loro volta danneggiano il nostro organismo, compromettendo il DNA e accelerando l'invecchiamento.

Scopo degli antiossidanti è neutralizzare i radicali e il tè bianco, ricco di questi nutrienti protettivi, può essere una fonte importantissima di questi preziosi elementi.

Tè bianco può essere utilizzato per prevenire diversi tipi di cancro, come quello al colon, prostata e stomaco. I Flavonoidi, una classe di antiossidanti, inibiscono la crescita delle cellule tumorali e impediscono lo sviluppo di nuove.

È stato scoperto che in alcuni casi il tè bianco agisce come alcuni farmaci da prescrizione, ma senza gli effetti collaterali.

Gli studi dimostrano che il tè bianco rende il sangue maggiormente fluidificante e migliora la funzione delle arterie. Aiuta ad abbassare la pressione sanguigna ed a mantenere una buona salute perché fornisce al nostro organismo le catechine, un altro gruppo di antiossidanti, i quali riducono l’azione del colesterolo.

Ricordiamo che il colesterolo è un particolare tipo di grasso ed è necessario per la salute. Però esiste sia il colesterolo buono che colesterolo cattivo, e il tè bianco aumenta l’apporto del colesterolo buono. Questo aiuta a prevenire l'indurimento delle arterie e blocco del flusso sanguigno.

Poichè riduce la pressione sanguigna, e l’azione del colesterolo cattivo, il tè bianco costituisce un ottima difesa per il nostro cuore e per il sistema circolatorio.

I ricercatori hanno anche scoperto che le persone che bevono 2 o più tazze di tè al giorno hanno quasi il 50% in meno di probabilità di morire dopo aver subito un attacco di cuore. 

Gli studi hanno evidenziato anche che le persone che bevevano regolarmente tè bianco avevano la densità ossea maggiore e quindi più forza rispetto ai non bevitori.

Il tè bianco può anche avere effetti benefici per chi soffre di artrite e osteoporosi. Esso si rivela oltretutto un assassino naturale di batteri e virus rendendo così molto più efficiente l'intero sistema immunitario, fornendo una protezione contro una vasta varietà di invasori e di malattie antiossidanti. Uccide anche i batteri che causano la placca, carie e alito cattivo. Il Tè bianco contiene piccole quantità di fluoro e altre sostanze nutritive che mantengono i denti forti e sani.

Tra le varie proprietà benefiche di questa bevanda, scopriamo anche che è prezioso contro il raffreddore e l'influenza, e riesce addirittura ad alleviare i sintomi del virus HIV.

Il tè bianco, amico per la pelle
I radicali liberi, una lunga esposizione al sole, lo stress, e una cattiva alimentazione possono danneggiare la pelle e farla invecchiare precocemente.

Ma la soluzione a tutto questo c’è: è il tè bianco, perché protegge la pelle ed aiuta a invertire alcuni dei danni che causano i radicali liberi. Bere tè bianco favorisce una pelle sana e luminosa.

Altri vantaggi del tè bianco
Ma Tè bianco ha ancora molti altri vantaggi da offrire. Può ridurre lo zucchero nel sangue e aiutare a prevenire e alleviare i sintomi del diabete. Riduce lo stress e aumenta l'energia fisica.

Gli studi suggeriscono che il tè può aiutare il metabolismo e incoraggiare il corpo a bruciare più grasso, ma una dieta equilibrata ed esercizio fisico regolare hanno maggiori probabilità di produrre risultati.

Ormai è chiaro per tutti che il tè bianco ha una vasta gamma di effetti notevoli sul corpo e un numero enorme di benefici per la salute.

Il suo potere supremo sta nella prevenzione delle malattie e disturbi.

Controindicazioni ed effetti collaterali del te bianco:
Anche se non si direbbe, si presentano delle leggere contro indicazioni, non tanto per il tè bianco in se ma perché bisogna considerare gli effetti del fluoruro e tutte le foglie di tè contengono fluoro.

Assunzioni giornaliere di 2 mg per i bambini, di 4 mg per gli adulti aumentano il rischio di ostio fluorosi e fratture.

Comunque è testato che il tè bianco contiene meno fluoruro rispetto al tè verde e al tè nero.

Il contenuto di fluoro del tè dipende direttamente dal contenuto di fluoro nel terreno in cui viene coltivato, per cui scegliere con cura la location dove si desidera coltivare la pianta può ridurre il rischio.

Inoltre la caffeina è una droga che crea dipendenza e l'abuso di tè può provocare effetti collaterali dannosi, come ad esempio una maggiore probabilità di disturbi del sonno.

Una considerazione importante da fare riguarda l’ambito delle indagini sul rapporto tra la caffeina e la diuresi. Una recente ricerca ha dimostrato che gli effetti diuretici sono stati osservati in genere nei casi in cui si è assunto almeno 300 mg di caffeina.

Questa scoperta suggerisce che il tè non abbia un effetto diuretico a meno che la quantità di tè consumato in una sola seduta non contenga più di 250-300 mg di caffeina, pari a 5 o 6 tazze di tè.

Inoltre si deve tener conto che il tè contiene ossalato, e un consumo eccessivo può causare calcoli renali, però il tè in generale ha un contenuto di ossalato basso, e quindi ci sarebbe un effetto negativo soltanto con una grande assunzione di tè.


martedì 24 dicembre 2013

Piccole dritte per restare in linea - Alcune abitudini sbagliate mettono in crisi la buona forma


Piccole dritte per restare in linea


Alcune abitudini sbagliate mettono in crisi la buona forma

Il periodo di Natale si avvicina, portando con sé le tradizionali abbuffate di calorie, tra pranzi in famiglia, aperitivi con gli amici e cenoni interminabili. Ecco allora qualche buon consiglio per non arrivare al tour de force alimentare già in deficit nei confronti della bilancia, limitando i danni il più possibile.

Come ricorda l'Huffungton Post, ci sono una serie di cattive abitudini da evitare il più possibile, se abbiamo cara la nostra linea: in qualche caso gli errori sono legati alla poca informazione, in altri si tratta di vere e proprie convinzioni errate, da smantellare a ogni costo. Ecco che fare: 

1 – Andare a dormire e svegliarsi il più possibile alla stessa ora – Una corretta "dieta del sonno" è fondamentale per restare in linea. Come dimostra uno studio condotto dalla Brigham Young University, pubblicato sulla rivista American Journal of Health Promotion e condotto su oltre 300 donne tra i 17 e 26 anni, i soggetti che dormono meno di sei ore e mezza o più di otto e mezza per notte presentano anche una maggiore quantità di grasso corporeo. Meglio quindi mantenere un ritmo abituale del riposo, coricandosi e alzandosi il più possibile alla stessa ora. 
2 – Mai saltare la colazione – E' il pasto più importante della giornata, che rompe il digiuno notturno e ci aiuta ad arrivare all'ora di pranzo con le giuste energie e senza essere troppo affamati al momento del pasto.
3 – Dire no alle diete di soli liquidi – Seguire questo tipo di alimentazione è non solo sbagliato, ma addirittura controproducente, specie se la dieta dura per più di pochi giorni. Assumere esclusivamente liquidi per un lungo periodo di tempo è controproducente per chi vuole perdere peso. Come hanno dimostrato gli esperti di Mayo Clinic, questi tipi di regime, oltre a causare irritabilità e problemi al metabolismo, fanno perdere peso lì per lì, ma i chili persi si riacquistano poi non appena si riprende a mangiare normalmente.
4 – Bevande gassate, no grazie – Il fatto di ingozzarsi di bollicine può aiutare a sentire meno la fame, ma in realtà si tratta di un falso aiuto. Oltre al fatto che le bevande gassate sono spesso molto ricche di zucchero, i cosiddetti "soda drinks" sono infatti collegati ad aumento di peso e persino diabete di tipo 2, malattie di cuore e ipertensione. Lo sostiene una ricerca dalla Purdue University.
5 – Non rinunciare completamente a un gruppo di cibi – Privarsi del tutto di un intero gruppo di alimenti, ad esempio i carboidrati (pasta, pane, riso, patate, ecc) è non equilibrato dal punto di vista nutrizionale e frustrante sul lato emotivo, specie se si tratta di sapori che amiamo. Meglio mangiare un po' di tutto, in quantità moderata. 
6 - Alimenti light: non sono poi così light – Scegliere le versioni "leggere" di biscotti, grissini, formaggi e altro ancora dovrebbe essere la soluzione per aiutare a perdere peso. In realtà le cose non stanno proprio così e le versioni light di un alimento non sono necessariamente legate a un minore apporto di calorie. In più, la dicitura "light" si trasforma in alibi per consumarne una quantità maggiore… e la bilancia lo dimostra. 
7 – Proibito soffrire la fame – Saltare i pasti serve a poco e affamarsi è una strategia di corto respiro. Attenzione però: essere a dieta implica qualche sacrificio ed è proprio inutile sperare nel contrario. 
8 – Trasformare la dieta in un chiodo fisso - Pensare troppo alle rinunce imposte dalla dieta non è d'aiuto. E' più costruttivo inserire una sana alimentazione, magari con qualche restrizione di tanto in tanto, in un progetto più globale che comprenda l'esercizio fisico e un adeguato stile di vita.




lunedì 23 dicembre 2013

Quanto conta l’aspetto fisico per trovare lavoro?

Quanto conta l’aspetto fisico per trovare lavoro?
Presentarsi a un colloquio è come partecipare a un concorso di bellezza? Ecco una ricerca e il parere di un autorevole direttore del personale.


Altezza, peso, giro vita e colore di capelli. Non siamo a un casting per modelle, ma a un banale colloquio di lavoro. Funziona davvero così? A quanto pare sì, leggendo i dati di un gruppo di ricercatori dell’Università di Messina, che hanno studiato l’impatto della bellezza fisica sull’occupabilità delle persone, prendendo in esame la prima fase del processo di assunzione. Secondo loro la bellezza fisica dei candidati influisce sull’esito del colloquio di lavoro, o meglio, gli aspiranti nuovi assunti che appaiono più attraenti in foto hanno più chance di essere convocati per un colloquio. Abbiamo chiesto un parere al vice presidente nazionale di Aidp, l‘Associazione Italiana Direttori del Personale, Paolo Iacci. Ecco cosa ci ha raccontato.
 
La ricerca – L’esperimento dei ricercatori dell’università di Messina si basava sull’invio di 11mila falsi curricula in risposta a oltre 1500 annunci di lavoro pubblicati nel Paese tra l’agosto 2011 e il settembre 2012. Ogni curriculum era accompagnato da una fotografia spesso ritoccata graficamente in modo da rispecchiare o meno gli attuali canoni estetici della bellezza femminile, ma tutti riportavano le stesse qualifiche. Così i ricercatori, una volta spedite le proprie false referenze, hanno aspettato la tanto agognata telefonata per un colloquio conoscitivo.
 
Risultati – Ne è emerso che i responsabili della selezione del personale sono maggiormente portati a contattare i candidati che appaiono attraenti, soprattutto se di sesso femminile, accantonando inconsapevolmente i curricula dei colleghi meno piacenti. Tra le donne meno belle, infatti, solo il 7% hanno l’opportunità di essere chiamata a un colloquio, rispetto alle più carine, chiamate nel 54% dei casi.
 
L’esperto - Paolo Iacci, vice presidente nazionale di Aidp, l‘Associazione Italiana Direttori del Personal, non è d’accordo sulla ricerca secondo cui l’apparire sembra essere sempre più importante dell’essere, soprattutto quando si tratta di sostenere un semplice colloquio di lavoro. Il curriculum, secondo lui, ha ancora un certo peso.
 
“Ovviamente – dice – un buon processo di selezione ha come finalità il trovare la persona giusta, al posto giusto. In questo senso, le caratteristiche fisiche devono essere prese in considerazione solo se funzionali allo svolgimento del compito. La bellezza dovrebbe quindi essere un elemento discriminante solo per quelle selezioni, rare, dove effettivamente questa caratteristica è elemento chiave per un buon svolgimento della posizione di lavoro. Pensiamo, per esempio, a personale di contatto, persone immagine e poco altro”.
 
Inconsapevolmente – Nella realtà, invece, talvolta accade che chi seleziona sia attratto, magari anche inconsapevolmente,  da una persona di aspetto piacevole e che questa caratteristica abbia un effetto positivo anche sull’esito della selezione stessa: “Ricordo – continua l’esperto – un’analoga ricerca pubblicata alcuni anni fa sul mensile Campus riguardo l’influenza della bellezza sulla valutazione degli esami all’università Bocconi di Milano. Risultava che le ragazze, ma anche i ragazzi, di aspetto più gradevole ottenevano mediamente voti migliori. Inutile dire quanto questo fenomeno sia sbagliato: dobbiamo trovare dei correttivi nel rendere quanto più possibile oggettivo il processo di selezione”.






Ai colloqui di lavoro l'aspetto conta. Parola di scienziato
Uno studio americano spiega perchè l'aspetto, anche fisico, può fare la differenza a un colloquio di lavoro.
di: Franco Severo

La faccia conta. Almeno ai colloqui di lavoro (foto © Rice University)
Quanto conta l'aspetto fisico durante un colloquio di lavoro? Il buon senso, e la legge, dicono che non dovrebbe essere un elemento di discriminazione, ma la realtà è ben diversa.
Un sofisticato studio da poco pubblicato sul prestigioso Journal of Applied Psychology afferma che i candidati con imperfezioni del viso evidenti come cicatrici, grossi nei o vistose macchie sulla pelle, sono piuttosto svantaggiati nei processi di selezione del personale. Il motivo? È piuttosto banale: secondo gli scienziati gli intervistatori sarebbero distratti dai difetti epidermici e non ascolterebbero con la dovuta attenzione ciò viene detto loro dall'aspirante lavoratore. 

Ma che faccia c'hai?
La sconcertante tesi è stata dimostrata da Mikki Hebl e Juan Madera, psicologi presso l'Università di Houston. I due ricercatori hanno chiesto a 171 studenti di effettuare dei colloqui di selezione ad alcuni candidati per un ipotetico posto di lavoro.
Le interviste sono state effettuate al PC con un sistema di videoconferenza, mentre una speciale telecamera controllava i movimenti degli occhi dei volontari registrando secondo per secondo dove si posava il loro sguardo. Alla fine dei colloqui è stato chiesto agli intervistatori di spiegare cosa ricordavano dei diversi candidati. 
«Solitamente, quando si parla con una persona si è attratti dal triangolo occhi-bocca», spiega Madera, «nel nostro esperimento abbiamo constato che più l'attenzione si spostava verso altre zone del viso, meno gli studenti erano in grado di ricordare ciò che aveva detto il candidato». 

Se l'abito fa il monaco
La seconda parte dell'esperimento ha coinvolto 38 manager, abituati a condurre colloqui di selezione per le loro aziende, e alcuni ipotetici candidati con evidenti segni sulla pelle del volto. I 38 dirigenti hanno condotto le interviste dal vivo, ma nonostante la loro età ed esperienza hanno avuto non pochi problemi a gestire l'imperfezione fisica degli aspiranti collaboratori. 
Hebl e Madera sperano che il loro lavoro permetta alle aziende di prendere coscienza di questa pesante forma di discriminazione che viene inconsapevolmente praticata dal personale addetto alla selezione. 
«Gli studi che dimostrano come particolari gruppi di persone siano svantaggiati nella ricerca di un lavoro sono tanti» spiega Hebl, «ma il nostro lavoro è il primo a far luce sul perchè questo succede».

sabato 21 dicembre 2013

Dieta del PH alcalino

Dieta del PH

La dieta del pH si basa sul principio che l’organismo umano per essere in equilibrio deve trovarsi in un ambiente leggermente basico: in particolare scegliendo un’alimentazione adeguata è possibile mantenere il pH del sangue fra 7,35 e 7,45: valori considerati ottimali. La tendenza però è quella di consumare cibi acidi che alterano questo pH e questo contribuisce a provocare sovrappeso e impossibilità di perdere i kg in eccesso.

La dieta del pH è un particolare regime alimentare che permette, attraverso l’assunzione di alimenti prevalentemente alcalini, il raggiungimento di un equilibrio acido-basico. E’ ormai assodato che un organismo che rispecchi tale omeostasi risulta decisamente più sano di uno sbilanciato.

L’eccesso di acidità viene eliminato dal polmone e dal rene e se ciò è impedito l’acido si accumula nel collagene e nel mesenchima. L’acidosi aumenta la secrezione di adrenalina (stress permanente) e sottrae calcio dalle ossa.

E’ interessante rilevare che, pur rimanendo alcalino, il pH dell’uomo moderno è comunque più acido rispetto a quello del passato, a causa di tutta una serie di fattori, primo tra tutti i cambiamenti nelle abitudini alimentari e nello stile di vita.

 

Andiamo sul tecnico

Ma cos’è il pH? E’ un indice del grado di acidità di una soluzione, o meglio il livello di attività degli ioni idrogeno che vi sono dissolti. La lettera “H” sta per Hydrogen mentre il “p” evidenzia il potenziale. L’acqua pura a 25° C è neutra ed ha un pH vicino a 7, le soluzioni con indice inferiore sono considerate acide, quelle con indice superiore sono basiche o alcaline.

Il grado di acidità e di alcalinità viene misurato su una scala che va da 0 a 14; la neutralità è posizionata a metà ( pH 7).
Da 0 a 7 = acido, da 7 a 14 = alcalino.

Lo stomaco durante la notte (stimolo vagale) ha una secrezione a pH 1.5, ad inizio digestione pH 2, a fine digestione pH 5; nel duodeno la secrezione pancreatica è alcalina ( pH 7.6- 8.2); la secrezione del tenue è alcalina ( pH 8); In bocca la saliva è alcalina.

Lo stretto controllo nel mantenimento della [H+] costante nei fluidi extracellulari è il risultato di una sinergia di meccanismi di regolazione in cui vengono coinvolti sistemi di controllo propri nel sistema ematico e sistemi di regolazione a livello renale, intestinale e polmonare; tali sistemi cooperano nei meccanismi di omeostasi dell’organismo

A livello dei fluidi extracellulari (fluidi ematici ed extracellulari) i principali sistemi di regolazione del Ph coinvolti sono le proteine plasmatiche, l’emoglobina con i numerosi residui di istidina (solo a livello sanguineo) e due importanti sistemi cosiddetti definiti sistemi tampone extracellulare:

Il sistema tampone fosfato
Il sistema tampone bicarbonato
Il maggior sistema tampone che regola l’omeostasi a livello extracellulare è il sistema tampone bicarbonato che permette il mantenimento dei valori fisiologici del pH grazie alla regolazione della pressione della CO2 mediante la ventilazione ed l’escrezione di ioni H + con il riassorbimento ione bicarbonato a livello renale.

Quando la concentrazione dello ione bicarbonato a livello sanguineo risulta essere inferiore al fabbisogno allora entrano in gioco meccanismi di compensazione e lo ione bicarbonato viene introdotto nel circolo attingendo principalmente dal tessuto osseo, la maggiore riserva di ione bicarbonato.

Purtroppo, in presenza di un’acidità corporea eccessiva le fibre di collagene si danneggiano, l’efficienza circolatoria diminuisce ed aumenta di conseguenza la predisposizione verso condizioni di ritenzione idrica e processi infiammatori. Anche il sistema endocrino risente dell’ambiente acido: si riduce la sensibilità insulinica e si promuove la produzione di cortisolo.

Per concludere, un pH acido non aiuta i processi di dimagrimento, ma tende alla conservazione di massa grassa, alla riduzione di quella magra, a rallentare il metabolismo e ad aumentare l’appetito.

Questi processi potrebbero accentuarsi con l’allenamento. Anzitutto, sia nell’uomo che nella donna, l’attività fisica intensa produce acido lattico, che comporta un ulteriore abbassamento del pH ematico.

E’ proprio per questo motivo che, se ci troviamo già in presenza di cellulite, ristagno dei liquidi e/o sofferenza al microcircolo, si preferiscono metodiche di allenamento non troppo lattacide. In secondo luogo, anche l’alimentazione iperproteica – solitamente associata alla pratica del fitness – tende a diminuire il pH attraverso l’aumentato apporto di aminoacidi.

Spesso le donne seguono diete ipocaloriche. In tale circostanza il tessuto grasso tende a rilasciare “acidi” grassi liberi, anch’essi responsabili dell’abbassamento del pH ematico.


Quindi cosa si mangia?

Le linee guida della “dieta del pH” prevedono l’assunzione di circa l’80% di alimenti di origine non animale, frutta e vegetali (mele, limoni, insalata, miglio, patate, mandorle, semi di sesamo, mirtilli, broccoli, bieta, carote, sedano, cavoli, fagiolini, cipolle arance, melassa e, in genere, tutta la frutta e la verdura fresca) e di un 20% di origine animale (carne, pesce, crostacei, latte e derivati), ma anche frumento e cereali.


In pratica per ogni alimento acidificante se ne scelgono quattro di tipo alcalinizzante (rapporto 1:4).

In certi casi l’applicazione rigorosa di questa regola – soprattutto quando si tratta di donne che praticano l’allenamento con i pesi, che desiderano raggiungere un buon tono muscolare ed una bassa percentuale di grasso – potrebbe risultare in un apporto proteico inferiore rispetto al fabbisogno reale. In questi casi si può aumentare l’assunzione di proteine, ma bilanciandola con frutta e verdura aggiuntive.

Esistono anche appositi integratori alcalinizzanti che si sono dimostrati utili nel ripristinare l’equilibrio acido-base.

Inoltre è utile bere molta acqua, anche questa “alcalinizzante”: osservate le etichette delle acque che acquistate, alla voce pH esso dev’essere superiore a 7.

L’acidità corporea varia nel corso della giornata! E’ molto alta nella mattina dopo il lungo digiuno notturno. Va quindi scelta un’alimentazione tamponante.
Sta qui l’errore che molte persone fanno: non assumere la giusta colazione, cosicché l’acidità corporea notturna si prolunga nella giornata con effetti degenerativi sulle cellule.

La bevanda della colazione è il latte parzialmente scremato, accompagnato da cereali integrali e miele per il loro potere alcalinizzante. Nello spuntino della mattina è indicata una spremuta fresca di arancia o di pompelmo per tamponare l’acidità molto attiva nella mattina.

La spremuta di agrumi contiene minerali e acido citrico assai utile per controllare il pH corporeo.

Le porzioni di vegetali, meglio se crudi, con cui si inizia il pranzo e la cena sono a porzione libera.

È utile anche l’uso dei centrifugati di verdure dotati di alto potere alcalinizzante e protettivo contro valori elevati di pH.
L’acqua ricca di calcio e di magnesio può contribuire al controllo del pH corporeo, bere almeno dieci bicchieri di acqua durante la giornata.

Per conoscere se il proprio organismo ha in atto un inquinamento acido, potete fare il semplice esame della urina. Controllate il pH della vostra urina del mattino che deve essere superiore al valore di 6.


Disturbi e patologie correlate all’Iperacidosi

Brevemente alcune situazioni che possono essere correlate ad un’aumentata acidità corporea;

Correzione del pH

I meccanismi elencati funzionano perfettamente se esistono sufficienti basi per tamponare la formazione di scarti metabolici acidi.

In caso di ridotta disponibilità di bicarbonati, l’organismo deve far ricorso a sali che normalmente hanno altre funzioni, in particolar modo ai fosfati e al calcio presente nelle ossa. Da notare che il fosfato calcico, un componente fondamentale dello scheletro, si rende maggiormente solubile a pH acido. L’acidosi quindi facilita l’impiego d’emergenza di questi sali: il risultato è la demineralizzazione ossea.

La migliore prevenzione delle patologie degenerative dello scheletro risiede dunque nel mantere intatte le riserve alcaline dell’organismo.

Aumentare l’assunzione di verdura e frutta è importante, ma lo è altrettanto la riduzione degli alimenti iperacidificanti, in primis la carne. Solo riducendo gli alimenti acidificanti e aumentando quelli alcalinizzanti è possibile ridurre o arrestare i fenomeni di impoverimento tissutale.

Altro sistema rapido e proficuo è l’impiego dei centrifugati. Tale soluzione apporta notevoli vantaggi, come ad esempio di non sovraccaricare l’organismo di fibre con conseguenti fastidi quali gonfiori, irritazioni del colon, flatulenza, minor assimilazione di minerali e altri importanti nutrienti.

Il centrifugato va preparato e bevuto all’istante per minimizzare i fenomeni ossidativi, estremamente aggressivi su alimenti che presentano ampie superfici esposte all’aria. Vasta è la scelta dei cibi ma un classico, sia per gusto sia per capacità alcalinizzanti, è il centrifugato di mela e carote (nella proporzione di circa una mela per tre carote).

Tra gli effetti più comunemente riscontrati notiamo una generale riduzione di sfoghi cutanei ribelli alle cure, diminuzione dell’aggressività o irritabilità, miglior rendimento fisico, miglioramento di alcuni parametri di laboratorio (acido urico).

PRAL, Potential Renal Acid Load (Carico Acido Renale Potenziale)

La letteratura piu recente in materia di nutrizione clinica si è soffermata in piu occasioni sulla valenza alcalinizzante o acidificante dei cibi. Gli interventi hanno iniziato a destare particolare interesse dal momento in cui si e fatta strada l’ipotesi di una correlazione tra l’assunzione di cibi proteici in eccesso rispetto al fabbisogno giornaliero ed alcuni effetti potenzialmente negativi sul metabolismo osseo, con un aumento della demineralizzazione.

L’assunzione di un eccesso di proteine rispetto alle capacita di assimilazione dell’organismo comporterebbe la trasformazione degli amminoacidi in eccesso in acidi organici e la necessita di attivare dei meccanismi tampone renderebbe necessaria la mobilitazione di ioni di calcio dal tessuto osseo per contrastare l’acidosi.

Il ruolo centrale della produzione netta di acido endogeno (NEAP, Net Endogenous Acid Production)nell’insorgenza dell’osteoporosi, nella perdita di massa magra e nella formazione di calcoli renali e attualmente oggetto di studio ed è stato confermato in piu occasioni.

In particolare, nel campo della nutrizione, e stata presa in considerazione la componente alimentare della NEAP, che puo essere stimata grazie al calcolo del carico acido renale potenziale (PRAL, Potential Renal Acid Load).

Effetti dell’acidosi:

 perdita di massa muscolare
 perdita di tessuto osseo
riduzione dell’attività IGF1
resistenza GH
lieve ipotiodismo
ipercortisolemina
i sintomi in generale peggiorasno con l’avanzamento dell’età
Per maggiori dettagli visita: Precisionnutrition

Il PRAL di un cibo, secondo la formula piu comunemente utilizzata, viene calcolato in base al suo contenuto in proteine, fosforo, potassio, magnesio e calcio, tenendo conto delle capacita di assorbimento intestinale dei singoli microelementi (disregolazione enzimatico-metabolica).

Gli alimenti a PRAL positivo sono quelli in cui prevale la componente acidificante, mentre quelli a PRAL negativo hanno un carattere alcalinizzante.

Gli elementi che danno luogo alla formazione di acidi, diminuendo il pH urinario, sono lo zolfo, il fosforo ed il cloro, mentre i cibi ricchi di sodio, potassio, magnesio e calcio sono considerati alcalini.

L’acidità di un alimento non si misura allo stato fresco, ma sulle ceneri (minerali) che rimangono dopo la combustione.
Queste sostanze inorganiche, quindi non metabolizzabili, possono comportarsi come acidi o basi, e come tali partecipare al mantenimento del normale pH organico.

Il limone, ad esempio, ha un pH molto basso, legato all’abbondante presenza di acido citrico; viene comunque considerato un alimento alcalino perché le sue componenti acide hanno natura organica e come tali vengono facilmente metabolizzate dall’organismo ed eliminate con la respirazione, mentre quelle basiche inorganiche vi permangono più a lungo.

Numerosi studi hanno evidenziato le correlazioni fra il bilanciamento acido-basico dell’alimentazione ed i potenziali effetti avversi sul benessere del paziente.

Queste analisi procedono solitamente attraverso delle interviste retrospettive sulle abitudini nutrizionali, in quanto il carico acidificante o alcalinizzante dell’alimentazione agisce tendenzialmente sul lungo periodo.

Attraverso questionari validati sull’assunzione dei cibi, e stato possibile correlare positivamente il carico acidificante con l’aumento delle fratture ossee e generalmente con un piu scarso tenore minerale del tessuto osseo ed una riduzione della massa magra.

Uno dei parametri di laboratorio piu immediatamente accessibili per il controllo del bilanciamento acido base è il pH delle urine.

Il bilanciamento acido-basico nutrizionale e risultato anche correlato ai fattori di rischio cardiometabolico: a piu alti livelli di PRAL e del rapporto proteine/potassio (dieta a maggior carico acidificante), infatti, si correlano dei valori di pressione sistolica e diastolica piu elevati, l’aumento del PRAL e correlato inoltre a quello del colesterolo totale e dell’LDL.

In fase di intervento nutrizionale, nel calcolare il livello di PRAL ottimale per le caratteristiche di un paziente, non si potrà prescindere dall’attenta valutazione della sua composizione corporea: è noto infatti che marcati squilibri idroelettrolitici (disidratazione sistemica o alterazione dell’equilibrio fisiologico ICW/ECW) o alterazioni del bilanciamento acido-basico extracellulare provocano un decadimento dell’attività enzimatica e delle capacita di assorbimento dei nutrienti.

E’ quindi fondamentale anzitutto il controllo ed il ripristino entro limiti tollerabili della composizione corporea e dell’omeostasi idroelettrolitica, oltre alla riduzione del livello di infiammazione cronica.

Riassumendo
A seconda dell’influenza sul pH del sangue, i cibi si distinguono in acidogeni e alcalogeni.
Il pH rappresenta la concentrazione di ioni acidi nei fluidi corporei.
Se la concentrazione è superiore si parla di alcalinità, se inferiore di acidità.
Il sangue normalmente presenta un pH = 7,35-7,40.

La distinzione tra acidità e basicità è importante specialmente nel recupero dopo lo sforzo fisico in quanto:

l’alimento acidificante contiene acidi o si trasforma in composto acido con la digestione. Tenderà quindi ad essere neutralizzato attraverso i sali minerali e le sostanze basiche.
l’attività fisica stressante tende a far virare il pH del sangue verso la acidità. Pertanto l’apporto di alimenti alcalini accelera il ripristino delle condizioni ottimali di efficienza fisica.
Un’alimentazione acidificante protratta per lungo tempo può determinare: perdita del contenuto calcareo delle ossa, carie dentaria, anemia, deposito renale dei minerali, calcoli alla cistifellea, reni e ghiandole, disturbi vari alla digestione, alle vie respiratorie ed alla pelle.

Ovviamente eseguire una dieta del genere richiede anche un team di specialisti che ti segua durante il percorso, dal momento che non devi dimenticare che tu sei un entità biologica unica e come tale avrai delle risposte individuali che avranno bisogno di manovre specifiche per permettere l’ottimizzazione della dieta senza incorrere in problematiche di qualunque genere.

Sconsiglio vivamente questa dieta senza essere seguiti da un biologo nutrizionista sportivo.


venerdì 20 dicembre 2013

Come preparare un panettone light (ricette dieta) e “Panproteinone” – Finto Panettone light con proteine del siero del latte

Come preparare un panettone light (ricette dieta)

Dolci light fatti in casa, per perdere peso senza rinunciare al gusto



1
Da oggi possiamo realizzare in casa un fantastico panettone light, povero di calorie è ideale per qualsiasi momento della giornata, dalla colazione allo spuntino di metà mattinata o per la merenda del pomeriggio.
2
Quali ingredienti ci servono per il nostro panettone light: 
15g di lievito di birra o in polvere 
800g di farina di tipo “0″ 
100g di burro o margarina 
2 albumi (il bianco dell’uovo) 
70g di canditi misti 
40g di uvetta 
400g di fruttosio o 300g di zucchero di canna 
60ml di latte parzialmente scremato 
2 uova intere 
4 albumi 
un pizzico di sale
3
Il panettone non è uno tra i dolci più veloci da preparare, o meglio da consumare. Infatti la sua lievitazione richiede 48 ore cioè 2 giorni di tempo. 
Iniziamo la preparazione prendendo 200g di farina, sciogliamo il lievito nel latte tiepido e lo aggiungiamo alla farina.
4
A questo punto impastiamo bene il nostro composto formato da 200g grammi di farina e i 60ml di latte tiepido, diamo una forma arrotondata all’impasto, lo copriamo con un canavaccio da cucina e lo lasciamo riposare in luogo asciutto per tutta la notte.
5
Il giorno dopo prendiamo il nostro impasto e aggiungiamo 100g di farina e qualche cucchiaio di acqua tiepida e lo lavoriamo energicamente, ora lo rimettiamo a lievitare per qualche ora (circa 2 o 3) passate le 2 ore di lievitazione ripetiamo l’operazione con altri 100g di farina e altri cucchiai di acqua tiepida e riponiamo a lievitare in luogo caldo per circa 3 ore.
6
Mettiamo a mollo in acqua tiepida la nostra uvetta, facciamo sciogliere il burro o margarina in un pentolino a fuoco basso affinchè non frigga e non si bruci, ora in un pò di acqua facciamo sciogliere un pizzico di sale e il fruttosio e facciamo sciogliere.
7
Quando il burro sarà freddo uniamo lo zucchero sciolto, le uova intere e gli albumi e mescoliamo. 
Ora al nostro impasto aggiungiamo poco alla volta lo zucchero, burro e uova e la farina rimanente e impastiamo a lungo fino ad ottenere un impasto omogeneo ed elastico.
8
Nel frattempo strizziamo l’uvetta lasciata ammollo in acqua tiepida, prendiamo i canditi e l’uvetta li infariniamo e li aggiungiamo all’impasto del panettone continuando a impastare in modo da renderli uniformi su tutto l’impasto.
9
Prendiamo una teglia o pirofila da forno alta e stretta e la imburriamo e infariniamo, disponiamo al suo interno il nostro impasto, copriamo e lasciamo lievitare per altre 3 ore. Una volta lievitato facciamo riscaldare il forno a temperatura di 180 gradi.
10
Quando il forno sarà ben caldo inforniamo il nostro panettone e lasciamo cuocere per 45 minuti, il panettone continuerà a lievitare anche in forno, quando la superficie diventerà bruna il panettone sarà cotto, a quel punto togliere dal forno, lasciar raffreddare il panettone a testa in giù evitando cosi che canditi e uvetta si depositino sul fondo, ultimare con una spolverata di zucchero a velo.




“Panproteinone”  – Finto Panettone light con proteine del siero del latte

Le proteine del siero del latte sono quelle che più si avvicinano a dare come risultato la texture di un panettone commerciale, in realtà però molto genuino perché privo di zucchero e di conservanti (non starà molto che è finito, tanto!).
 
 
Ingredienti

(per due panettoni medio-grandi)
180 g farina Manitoba
120 g  proteine in polvere del siero del latte, gusto neutro (io ho usato queste)
1/2 cucchiaino bicarbonato di soda
Un pizzico di  sale
50 g xilitolo oppure dolcificante ipocalorico preferito (resistente alla cottura in forno), quanto basta
50 g omogeneizzato di mela senza zucchero
125 g yogurt magro neutro oppure 170 g greco 0% grassi
40 g albumi liquidi oppure 1 albume
200 ml latte di cocco senza zucchero
30-40 g uvetta e/o  mirtilli essiccati (per chi non gradisce i canditi), senza zucchero aggiunto,  (facoltativi)
30-40 g albicocche secche, senza zucchero aggiunto, a pezzettini finissimi
30-40 g canditi senza zucchero (vedi la ricetta)
 
Preparazione

Mescolare farina, proteine, bicarbonato di soda e sale. In un’altra terrina mescolare xilitolo (o dolcificante scelto), omogeneizzato di mele, yogurt, albumi, latte di cocco. Incorporare le due misture e aggiungere uvetta, frutta secca, canditi. Versare nella forma da panettone (oppure uno stampo circolare quanto più possibile alto, qualcuno usa delle latte vuote di pomarola) non riempendola per intero (lasciare spazio per la lievitazione): non oltre la metà o due terzi perché in cottura si alzano molto) e infornare a 180° C per 15-20 minuti (controllare la cottura, soprattutto testare che sia cotto l’interno introducendo la lama di un coltello: deve uscire pulita). Lasciare raffreddare.


giovedì 19 dicembre 2013

Dieta per eliminare il gonfiore addominale

Dieta per eliminare il gonfiore addominale


Uomo o donna: la “pancetta” non è uguale per tutti

Quasi il 10% degli italiani soffre di “pancia gonfia”. Nonostante sia un disturbo molto fastidioso, in Italia è ancora sottovalutato e sono ben poche le persone che chiedono aiuto al proprio medico, farmacista o naturopata di fiducia. Colpisce maggiormente le donne, in particolar modo dopo aver mangiato, in periodi di stress intenso e qualche giorno prima del ciclo. Viene percepita una costante sensazione di pienezza che può derivare, nella maggior parte dei casi, da un accumulo di liquidi o aria nell’intestino, più raramente da grasso addominale. Per quanto riguarda gli uomini, invece, la causa della pancia gonfia è quasi sempre un eccesso di adipe che si concentra nella zona del ventre, con conseguente fastidioso gonfiore.

I sintomi e le cause

Chi ha la pancia gonfia si sente appesantito, non riesce a respirare profondamente (cosa fondamentale per ossigenare tutto l’organismo) e ha la sensazione di essere intasato fin dai primi bocconi. Ma, quel che è peggio, questi problemi con il tempo non passano, anzi tendono ad aggravarsi. Molte persone, inoltre, lamentano un rigonfiamento addominale dopo i pasti dovuto al gas prodotto in eccesso dal processo di digestione di alcuni cibi (come i legumi o la frutta consumata a fine pasto).

Le origini del disturbo sono il transito intestinale lento (stitichezza), il sovrappeso e le intolleranze alimentari. In tutti questi casi il problema è legato prevalentemente a uno stile alimentare non corretto (pietanze particolarmente elaborate e salate, fast-food, bevande gassate o un eccesso di pasta, riso o patate, poca acqua ecc.). Anche le fluttuazioni ormonali derivanti dal ciclo mestruale, lo stress prolungato nel tempo e alcuni farmaci, come antidepressivi, antinfiammatori e antibiotici, possono gonfiare l’addome. Infine, dietro la pancia gonfia potrebbero nascondersi altre patologie comuni come la colite, la gastrite e il colon irritabile, ma anche l’intolleranza al lattosio o la celiachia. Ecco perché, in ogni caso, il consiglio è di fare una visita dal gastroenterologo per escludere che si tratti di un problema più serio come il colon irritabile o un’altra malattia infiammatoria intestinale da non trascurare.

Cibi Sì

Verdure preferibilmente cotte; frutta lontano dai pasti; cereali e derivati (pane, pasta ecc.) semintegrali o raffinati (biologici è meglio); pesce, carni bianche, uova; legumi con moderazione e solo se tollerati; yogurt; tè verde.

Cibi No

Latte, formaggi e cibi molto grassi in genere; dolcificanti (sorbitolo, mannitolo e prodotti che li contengono, per esempio le gomme da masticare senza zucchero); fibre in eccesso (troppi cibi integrali e verdure crude); alcolici, caffè e bibite gassate.

Inositolo per una pancia piatta

Che cos’è

È una vitamina, la B7, presente naturalmente in alcuni alimenti come: agrumi, avena, crusca, legumi, lievito di birra, germe di grano e noci.

Perché fa bene

Depura l’organismo (fegato e reni), riduce la fame nervosa, l’aerofagia e l’aria intestinale, combatte la stitichezza dovuta a uno scarso movimento intestinale, migliora l’umore e sconfigge lo stress che causa il gonfiore addominale. È utile anche per ridurre il girovita e per depurare l’organismo dopo cure di antibiotici o cortisone.

Come si usa

Da 1 a 4 compresse al dì, lontano dai pasti, con abbondante acqua.

Il consiglio dell’erborista

L’anice contrasta efficacemente i gas intestinali, il tè di Giava è utile contro il grasso addominale, mentre l’alloro potenzia l’azione delle due erbe precedenti migliorando anche la digestione.

Per la preparazione procedi così: in una tazza di acqua bollente metti in infusione per 10 minuti 1 cucchiaino di semi di anice, 1 di tè di Giava e 4 foglie di alloro. Filtra e bevi dopo i pasti senza dolcificare per una settimana o due. Se la tisana ti dà ottimi risultati, puoi proseguire il trattamento per un mese.

Meno pane e dolci, più proteine e Omega 3 per avere un girovita perfetto e un addome tonico

Mangiamo sempre gli stessi alimenti. E la pancia lievita - Sulle nostre tavole compaiono spesso gli stessi ingredienti/cibi, in forma anche “mascherata”: frumento (pane, pasta, cracker, grissini, biscotti e prodotti da forno vari), latte e derivati (formaggio, yogurt, burro, panna), cibi lievitati o fermentati (prodotti da forno dolci e salati, formaggi ecc.), sale (salumi, formaggi, ancora prodotti da forno ecc.), zucchero e così via. E sono proprio questi i peggiori nemici della nostra linea e del nostro addome, in quando provocano facilmente accumuli di adipe, anche addominale, e gonfiori. E, fatto ancor più grave, sono questi alimenti che predispongono a diabete, ipercolesterolemia, ipertensione e sovrappeso.

Un programma alimentare che risolva il problema della pancia gonfia deve quindi prendere in considerazione la riduzione del consumo di questi cibi, non la loro eliminazione totale, ma una rotazione nel corso della settimana: i cibi “incriminati” possono così essere assunti in momenti predeterminati e sempre con moderazione.

Ricordiamo, inoltre, che l’assunzione di alcuni cibi (anche come monodieta per un giorno), purché tollerati, può favorire la risoluzione del problema. Tra questi, l’ananas (antifermentazioni, vedi anche pagina a lato), l’avena (antirritativa della mucosa), la carota (antifermentazioni), il finocchio (antispastico e antimeteorico), il limone(antifermentazioni), la mela (antisettica, antifermentazioni e utile per l’intestino), il mirtillo (antifermentazioni) e il peperoncino (antifermentazioni e antisettico).

Combina bene i cibi e i gonfiori se ne vanno

Secondo i principi della dieta dissociata (o delle corrette combinazioni alimentari) se ingeriamo due alimenti che richiedono processi digestivi diversi andiamo incontro a un rallentamento della digestione, che compromette l’assorbimento dei vari nutrienti. Tale fatto sarà responsabile di fenomeni come senso di pesantezza, digestione lenta, fermentazione del cibo ingerito, assimilazione parziale dei vari nutrienti, disturbi gastrointestinali (acidità di stomaco, alitosi, flatulenza con gonfiori addominali, stitichezza ecc.).

Di seguito elenchiamo alcune regole fondamentali per favorire i processi digestivi, che potrete adottare per un certo periodo di tempo, in modo da favorire la risoluzione del vostro problema.

•Evitare di associare tipi diversi di proteine (latte e carne, uova e formaggio, pesce e legumi).

•Non abbinare i carboidrati con la carne.

•Evitare di combinare differenti varietà di carboidrati (semplici e complessi come zucchero e pasta o uva e pane, banana e pane).



1° GIORNO

Colazione: 1 bicchiere di latte di riso con caffè; 3 gallette di riso con un cucchiaio di confettura senza zucchero aggiunto; una tisana (preparata con un cucchiaino di foglie di mora e mezzo cucchiaino di tè verde, lasciate in infusione in una tazza di acqua calda per 5 minuti); 2 albicocche essiccate ammorbidite nella tisana (favoriscono il transito intestinale).

Spuntino: 1 yogurt naturale; una tisana (preparata con un cucchiaino di menta e mezzo cucchiaino di tè verde, lasciate in infusione in una tazza di acqua calda per 5 minuti); 1 prugna essiccata ammorbidita nella tisana.

Pranzo: 60 g di riso condito con 2 cucchiaini di patè di olive; 100 g di pollo ai ferri; 1 piatto di carote al vapore; 1 mela; una tisana (preparata con un cucchiaino di semi di anice e un cucchiaino di foglie di betulla, lasciate in infusione in una tazza di acqua calda per 10 minuti).

Merenda: 1 arancia; una tisana (preparata con un cucchiaino di semi di finocchio e un cucchiaino di foglie di mirtillo, lasciate in infusione in una tazza di acqua calda per 10 minuti).

Cena: 50 g di pasta di riso condita con un cucchiaio di salsa di pomodoro; 100 g di salmone ai ferri; 200 g di spinaci al vapore; una tisana (preparata con un cucchiaino di liquirizia tagli tisana e un cucchiaino di ortica, lasciate in infusione in una tazza di acqua calda per 10 minuti).

2° GIORNO

Colazione: 1 bicchiere di latte di soia e caffè con un cucchiaino di miele; 3 gallette di mais; una tisana (preparata con un cucchiaino di fiori di lavanda e mezzo cucchiaino di tè verde, lasciate in infusione in una tazza di acqua calda per 5 minuti); 2 prugne essiccate ammorbidite nella tisana.

Spuntino: una coppetta di frutta di stagione; una tisana (preparata con un cucchiaino di foglie di ortosiphon e mezzo cucchiaino di tè verde, lasciate in infusione in una tazza di acqua calda per 5 minuti).

Pranzo: 60 g di zuppa di amaranto lesso e saltato in padella con un filo d’olio, carote e sedano; 100 g di sogliola al vapore; 1 radicchio rosso alla griglia; una tisana (preparata con un cucchiaino di semi di cumino e un cucchiaino di foglie d’olivo, lasciate in infusione in una tazza di acqua calda per 10 minuti).

Merenda: 1 yogurt naturale; una tisana (preparata con un cucchiaino di semi di anice e un cucchiaino di mirtillo rosso, lasciato in infusione in una tazza di acqua calda per 10 minuti).

Cena: 2 fette di polenta grigliata; 100 g di maiale magro ai ferri; 150 g di finocchi in insalata; una tisana (preparata con un cucchiaino di malva e un cucchiaino di semi di finocchio, lasciato in infusione in una tazza di acqua calda per 10 minuti).