sabato 21 dicembre 2013

Dieta del PH alcalino

Dieta del PH

La dieta del pH si basa sul principio che l’organismo umano per essere in equilibrio deve trovarsi in un ambiente leggermente basico: in particolare scegliendo un’alimentazione adeguata è possibile mantenere il pH del sangue fra 7,35 e 7,45: valori considerati ottimali. La tendenza però è quella di consumare cibi acidi che alterano questo pH e questo contribuisce a provocare sovrappeso e impossibilità di perdere i kg in eccesso.

La dieta del pH è un particolare regime alimentare che permette, attraverso l’assunzione di alimenti prevalentemente alcalini, il raggiungimento di un equilibrio acido-basico. E’ ormai assodato che un organismo che rispecchi tale omeostasi risulta decisamente più sano di uno sbilanciato.

L’eccesso di acidità viene eliminato dal polmone e dal rene e se ciò è impedito l’acido si accumula nel collagene e nel mesenchima. L’acidosi aumenta la secrezione di adrenalina (stress permanente) e sottrae calcio dalle ossa.

E’ interessante rilevare che, pur rimanendo alcalino, il pH dell’uomo moderno è comunque più acido rispetto a quello del passato, a causa di tutta una serie di fattori, primo tra tutti i cambiamenti nelle abitudini alimentari e nello stile di vita.

 

Andiamo sul tecnico

Ma cos’è il pH? E’ un indice del grado di acidità di una soluzione, o meglio il livello di attività degli ioni idrogeno che vi sono dissolti. La lettera “H” sta per Hydrogen mentre il “p” evidenzia il potenziale. L’acqua pura a 25° C è neutra ed ha un pH vicino a 7, le soluzioni con indice inferiore sono considerate acide, quelle con indice superiore sono basiche o alcaline.

Il grado di acidità e di alcalinità viene misurato su una scala che va da 0 a 14; la neutralità è posizionata a metà ( pH 7).
Da 0 a 7 = acido, da 7 a 14 = alcalino.

Lo stomaco durante la notte (stimolo vagale) ha una secrezione a pH 1.5, ad inizio digestione pH 2, a fine digestione pH 5; nel duodeno la secrezione pancreatica è alcalina ( pH 7.6- 8.2); la secrezione del tenue è alcalina ( pH 8); In bocca la saliva è alcalina.

Lo stretto controllo nel mantenimento della [H+] costante nei fluidi extracellulari è il risultato di una sinergia di meccanismi di regolazione in cui vengono coinvolti sistemi di controllo propri nel sistema ematico e sistemi di regolazione a livello renale, intestinale e polmonare; tali sistemi cooperano nei meccanismi di omeostasi dell’organismo

A livello dei fluidi extracellulari (fluidi ematici ed extracellulari) i principali sistemi di regolazione del Ph coinvolti sono le proteine plasmatiche, l’emoglobina con i numerosi residui di istidina (solo a livello sanguineo) e due importanti sistemi cosiddetti definiti sistemi tampone extracellulare:

Il sistema tampone fosfato
Il sistema tampone bicarbonato
Il maggior sistema tampone che regola l’omeostasi a livello extracellulare è il sistema tampone bicarbonato che permette il mantenimento dei valori fisiologici del pH grazie alla regolazione della pressione della CO2 mediante la ventilazione ed l’escrezione di ioni H + con il riassorbimento ione bicarbonato a livello renale.

Quando la concentrazione dello ione bicarbonato a livello sanguineo risulta essere inferiore al fabbisogno allora entrano in gioco meccanismi di compensazione e lo ione bicarbonato viene introdotto nel circolo attingendo principalmente dal tessuto osseo, la maggiore riserva di ione bicarbonato.

Purtroppo, in presenza di un’acidità corporea eccessiva le fibre di collagene si danneggiano, l’efficienza circolatoria diminuisce ed aumenta di conseguenza la predisposizione verso condizioni di ritenzione idrica e processi infiammatori. Anche il sistema endocrino risente dell’ambiente acido: si riduce la sensibilità insulinica e si promuove la produzione di cortisolo.

Per concludere, un pH acido non aiuta i processi di dimagrimento, ma tende alla conservazione di massa grassa, alla riduzione di quella magra, a rallentare il metabolismo e ad aumentare l’appetito.

Questi processi potrebbero accentuarsi con l’allenamento. Anzitutto, sia nell’uomo che nella donna, l’attività fisica intensa produce acido lattico, che comporta un ulteriore abbassamento del pH ematico.

E’ proprio per questo motivo che, se ci troviamo già in presenza di cellulite, ristagno dei liquidi e/o sofferenza al microcircolo, si preferiscono metodiche di allenamento non troppo lattacide. In secondo luogo, anche l’alimentazione iperproteica – solitamente associata alla pratica del fitness – tende a diminuire il pH attraverso l’aumentato apporto di aminoacidi.

Spesso le donne seguono diete ipocaloriche. In tale circostanza il tessuto grasso tende a rilasciare “acidi” grassi liberi, anch’essi responsabili dell’abbassamento del pH ematico.


Quindi cosa si mangia?

Le linee guida della “dieta del pH” prevedono l’assunzione di circa l’80% di alimenti di origine non animale, frutta e vegetali (mele, limoni, insalata, miglio, patate, mandorle, semi di sesamo, mirtilli, broccoli, bieta, carote, sedano, cavoli, fagiolini, cipolle arance, melassa e, in genere, tutta la frutta e la verdura fresca) e di un 20% di origine animale (carne, pesce, crostacei, latte e derivati), ma anche frumento e cereali.


In pratica per ogni alimento acidificante se ne scelgono quattro di tipo alcalinizzante (rapporto 1:4).

In certi casi l’applicazione rigorosa di questa regola – soprattutto quando si tratta di donne che praticano l’allenamento con i pesi, che desiderano raggiungere un buon tono muscolare ed una bassa percentuale di grasso – potrebbe risultare in un apporto proteico inferiore rispetto al fabbisogno reale. In questi casi si può aumentare l’assunzione di proteine, ma bilanciandola con frutta e verdura aggiuntive.

Esistono anche appositi integratori alcalinizzanti che si sono dimostrati utili nel ripristinare l’equilibrio acido-base.

Inoltre è utile bere molta acqua, anche questa “alcalinizzante”: osservate le etichette delle acque che acquistate, alla voce pH esso dev’essere superiore a 7.

L’acidità corporea varia nel corso della giornata! E’ molto alta nella mattina dopo il lungo digiuno notturno. Va quindi scelta un’alimentazione tamponante.
Sta qui l’errore che molte persone fanno: non assumere la giusta colazione, cosicché l’acidità corporea notturna si prolunga nella giornata con effetti degenerativi sulle cellule.

La bevanda della colazione è il latte parzialmente scremato, accompagnato da cereali integrali e miele per il loro potere alcalinizzante. Nello spuntino della mattina è indicata una spremuta fresca di arancia o di pompelmo per tamponare l’acidità molto attiva nella mattina.

La spremuta di agrumi contiene minerali e acido citrico assai utile per controllare il pH corporeo.

Le porzioni di vegetali, meglio se crudi, con cui si inizia il pranzo e la cena sono a porzione libera.

È utile anche l’uso dei centrifugati di verdure dotati di alto potere alcalinizzante e protettivo contro valori elevati di pH.
L’acqua ricca di calcio e di magnesio può contribuire al controllo del pH corporeo, bere almeno dieci bicchieri di acqua durante la giornata.

Per conoscere se il proprio organismo ha in atto un inquinamento acido, potete fare il semplice esame della urina. Controllate il pH della vostra urina del mattino che deve essere superiore al valore di 6.


Disturbi e patologie correlate all’Iperacidosi

Brevemente alcune situazioni che possono essere correlate ad un’aumentata acidità corporea;

Correzione del pH

I meccanismi elencati funzionano perfettamente se esistono sufficienti basi per tamponare la formazione di scarti metabolici acidi.

In caso di ridotta disponibilità di bicarbonati, l’organismo deve far ricorso a sali che normalmente hanno altre funzioni, in particolar modo ai fosfati e al calcio presente nelle ossa. Da notare che il fosfato calcico, un componente fondamentale dello scheletro, si rende maggiormente solubile a pH acido. L’acidosi quindi facilita l’impiego d’emergenza di questi sali: il risultato è la demineralizzazione ossea.

La migliore prevenzione delle patologie degenerative dello scheletro risiede dunque nel mantere intatte le riserve alcaline dell’organismo.

Aumentare l’assunzione di verdura e frutta è importante, ma lo è altrettanto la riduzione degli alimenti iperacidificanti, in primis la carne. Solo riducendo gli alimenti acidificanti e aumentando quelli alcalinizzanti è possibile ridurre o arrestare i fenomeni di impoverimento tissutale.

Altro sistema rapido e proficuo è l’impiego dei centrifugati. Tale soluzione apporta notevoli vantaggi, come ad esempio di non sovraccaricare l’organismo di fibre con conseguenti fastidi quali gonfiori, irritazioni del colon, flatulenza, minor assimilazione di minerali e altri importanti nutrienti.

Il centrifugato va preparato e bevuto all’istante per minimizzare i fenomeni ossidativi, estremamente aggressivi su alimenti che presentano ampie superfici esposte all’aria. Vasta è la scelta dei cibi ma un classico, sia per gusto sia per capacità alcalinizzanti, è il centrifugato di mela e carote (nella proporzione di circa una mela per tre carote).

Tra gli effetti più comunemente riscontrati notiamo una generale riduzione di sfoghi cutanei ribelli alle cure, diminuzione dell’aggressività o irritabilità, miglior rendimento fisico, miglioramento di alcuni parametri di laboratorio (acido urico).

PRAL, Potential Renal Acid Load (Carico Acido Renale Potenziale)

La letteratura piu recente in materia di nutrizione clinica si è soffermata in piu occasioni sulla valenza alcalinizzante o acidificante dei cibi. Gli interventi hanno iniziato a destare particolare interesse dal momento in cui si e fatta strada l’ipotesi di una correlazione tra l’assunzione di cibi proteici in eccesso rispetto al fabbisogno giornaliero ed alcuni effetti potenzialmente negativi sul metabolismo osseo, con un aumento della demineralizzazione.

L’assunzione di un eccesso di proteine rispetto alle capacita di assimilazione dell’organismo comporterebbe la trasformazione degli amminoacidi in eccesso in acidi organici e la necessita di attivare dei meccanismi tampone renderebbe necessaria la mobilitazione di ioni di calcio dal tessuto osseo per contrastare l’acidosi.

Il ruolo centrale della produzione netta di acido endogeno (NEAP, Net Endogenous Acid Production)nell’insorgenza dell’osteoporosi, nella perdita di massa magra e nella formazione di calcoli renali e attualmente oggetto di studio ed è stato confermato in piu occasioni.

In particolare, nel campo della nutrizione, e stata presa in considerazione la componente alimentare della NEAP, che puo essere stimata grazie al calcolo del carico acido renale potenziale (PRAL, Potential Renal Acid Load).

Effetti dell’acidosi:

 perdita di massa muscolare
 perdita di tessuto osseo
riduzione dell’attività IGF1
resistenza GH
lieve ipotiodismo
ipercortisolemina
i sintomi in generale peggiorasno con l’avanzamento dell’età
Per maggiori dettagli visita: Precisionnutrition

Il PRAL di un cibo, secondo la formula piu comunemente utilizzata, viene calcolato in base al suo contenuto in proteine, fosforo, potassio, magnesio e calcio, tenendo conto delle capacita di assorbimento intestinale dei singoli microelementi (disregolazione enzimatico-metabolica).

Gli alimenti a PRAL positivo sono quelli in cui prevale la componente acidificante, mentre quelli a PRAL negativo hanno un carattere alcalinizzante.

Gli elementi che danno luogo alla formazione di acidi, diminuendo il pH urinario, sono lo zolfo, il fosforo ed il cloro, mentre i cibi ricchi di sodio, potassio, magnesio e calcio sono considerati alcalini.

L’acidità di un alimento non si misura allo stato fresco, ma sulle ceneri (minerali) che rimangono dopo la combustione.
Queste sostanze inorganiche, quindi non metabolizzabili, possono comportarsi come acidi o basi, e come tali partecipare al mantenimento del normale pH organico.

Il limone, ad esempio, ha un pH molto basso, legato all’abbondante presenza di acido citrico; viene comunque considerato un alimento alcalino perché le sue componenti acide hanno natura organica e come tali vengono facilmente metabolizzate dall’organismo ed eliminate con la respirazione, mentre quelle basiche inorganiche vi permangono più a lungo.

Numerosi studi hanno evidenziato le correlazioni fra il bilanciamento acido-basico dell’alimentazione ed i potenziali effetti avversi sul benessere del paziente.

Queste analisi procedono solitamente attraverso delle interviste retrospettive sulle abitudini nutrizionali, in quanto il carico acidificante o alcalinizzante dell’alimentazione agisce tendenzialmente sul lungo periodo.

Attraverso questionari validati sull’assunzione dei cibi, e stato possibile correlare positivamente il carico acidificante con l’aumento delle fratture ossee e generalmente con un piu scarso tenore minerale del tessuto osseo ed una riduzione della massa magra.

Uno dei parametri di laboratorio piu immediatamente accessibili per il controllo del bilanciamento acido base è il pH delle urine.

Il bilanciamento acido-basico nutrizionale e risultato anche correlato ai fattori di rischio cardiometabolico: a piu alti livelli di PRAL e del rapporto proteine/potassio (dieta a maggior carico acidificante), infatti, si correlano dei valori di pressione sistolica e diastolica piu elevati, l’aumento del PRAL e correlato inoltre a quello del colesterolo totale e dell’LDL.

In fase di intervento nutrizionale, nel calcolare il livello di PRAL ottimale per le caratteristiche di un paziente, non si potrà prescindere dall’attenta valutazione della sua composizione corporea: è noto infatti che marcati squilibri idroelettrolitici (disidratazione sistemica o alterazione dell’equilibrio fisiologico ICW/ECW) o alterazioni del bilanciamento acido-basico extracellulare provocano un decadimento dell’attività enzimatica e delle capacita di assorbimento dei nutrienti.

E’ quindi fondamentale anzitutto il controllo ed il ripristino entro limiti tollerabili della composizione corporea e dell’omeostasi idroelettrolitica, oltre alla riduzione del livello di infiammazione cronica.

Riassumendo
A seconda dell’influenza sul pH del sangue, i cibi si distinguono in acidogeni e alcalogeni.
Il pH rappresenta la concentrazione di ioni acidi nei fluidi corporei.
Se la concentrazione è superiore si parla di alcalinità, se inferiore di acidità.
Il sangue normalmente presenta un pH = 7,35-7,40.

La distinzione tra acidità e basicità è importante specialmente nel recupero dopo lo sforzo fisico in quanto:

l’alimento acidificante contiene acidi o si trasforma in composto acido con la digestione. Tenderà quindi ad essere neutralizzato attraverso i sali minerali e le sostanze basiche.
l’attività fisica stressante tende a far virare il pH del sangue verso la acidità. Pertanto l’apporto di alimenti alcalini accelera il ripristino delle condizioni ottimali di efficienza fisica.
Un’alimentazione acidificante protratta per lungo tempo può determinare: perdita del contenuto calcareo delle ossa, carie dentaria, anemia, deposito renale dei minerali, calcoli alla cistifellea, reni e ghiandole, disturbi vari alla digestione, alle vie respiratorie ed alla pelle.

Ovviamente eseguire una dieta del genere richiede anche un team di specialisti che ti segua durante il percorso, dal momento che non devi dimenticare che tu sei un entità biologica unica e come tale avrai delle risposte individuali che avranno bisogno di manovre specifiche per permettere l’ottimizzazione della dieta senza incorrere in problematiche di qualunque genere.

Sconsiglio vivamente questa dieta senza essere seguiti da un biologo nutrizionista sportivo.


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