sabato 30 novembre 2013

PREPARAZIONE INVERNALE PER IL CICLISTA

LA PREPARAZIONE INVERNALE PER IL CICLISTA


La stagione invernale è ormai alle porte. Per qualcuno è il momento di "tirare il fiato", per altri è il momento cruciale più importante di tutto l'anno dove dare il massimo, come ad esempio per i ciclocrossisti. Gli impegni lavorativi o di studio lasciano sempre poco tempo alla preparazione atletica ma con un po' di buona volontà e i consigli giusti possiamo comunque trarre ottimi benefici dagli allenamenti serali che molti di noi sono costretti a eseguire a fine giornata lavorativa. Innanzitutto è bene distinguere la disciplina che il soggetto pratica.

Supponiamo che il soggetto pratichi le attività della Mtb o del ciclismo su strada, due specialità prevalentemente primaverili-estive e che ora lasciano spazio al ciclocross.

In questo caso, dopo un opportuno periodo di stacco dalla bici di circa 2 settimane dove si può praticare anche sport alternativi, siamo pronti per ricominciare la preparazione per il 2014.

Come si diceva in precedenza, gli impegni lavorativi occupano quasi sempre 5 giorni su 7 e tutto il giorno per cui dobbiamo cercare di trarre il massimo beneficio dalle poche ore disponibili senza esagerare e fare le cose di fretta.

Uno degli errori principali è quello di intendere la preparazione invernale come : Palestra-Pesi-Lavoro sulle macchine. Questa è una concezione un po' obsoleta, in quanto al ciclista non serve mettere su massa e soprattutto, essendo vincolato tutto il tempo dell'anno su un attrezzo (la bici), non ha molto senso lavorare su macchine che lo vincolano ulteriormente. Per capirci meglio, sempre più spesso si vedono in palestra ciclisti che effettuano notevoli carichi sulla leg extension: certo si lavora sulla forza e sulla resistenza degli arti infereriori ma il movimeno non è per niente FUNZIONALE! Infatti quando noi pedaliamo non effettuiamo il movimento di flesso estensione dell'arto come ce lo impone la macchina, ma con punti di applicazione della forza e in maniera molto diversa.

Ecco perchè sempre di più stanno prendendo importanza esercizi a corpo libero o gli attrezzi kinesis, poichè permettono di lavorare sulla forza ma il movimento non è vincolato e ciò implica un punto fondamentale che tutti dimenticono : il CONTROLLO DEL MOVIMENTO, che è dunque strettamente legato alla STABILITA'.

Per questo motivo prima di tutto bisogna lavorare sul controllo e la stabilità con esecizi semplici e statici, come ad esempio dei semplici Plank a terra 

 LA PREPARAZIONE INVERNALE PER IL CICLISTA

Per quanto riguarda gli altri esercizi possono venire usati esercizi come lo squat bi e monopodalico (ovvero su un arto solo), affondi, balzi e molti altri semplici esercizi che permettono una certa libertà articolare al nostro corpo. Anche numerosi esercizi con gli elastici possono essere usati sia per arti superiori che inferiori. Oltre ad avere una buona azione di tonificazione, permettono un costante e fine controllo del movimento.

Ecco qui una settimana tipo per lo stradista-biker:

Lunedì: sui rulli, 45 min a ritmo blando (freq cardiaca lento-lungo). A fine sessione esercizi di stretching e mobilità articolare.

Martedì: lavoro in palestra. Esercizi di stabilità e controllo (es.plank,crunch), affondi,squat e balzi. Man mano che si procede con la preparazione si può rendere gli esercizi sempre più complessi, utilizzando piani instabili (es. squat su bosu, vedi figura sopra). Inserire anche esercizi di mobilità-tonificazione arti superiori, come ad esempio ripetizioni con bilancere su panca piana, esercizi con elastici (vedi figura sopra).

Iniziare il lavoro con un riscaldamento di circa 20 min di corsa a piedi e terminare con un defaticamento di 30 min su rulli o cyclette.

Mercoledì: lavoro in bici su rulli o, meglio ancora su ciclomulino. In totale 1h, in cui si inseriranno dei lavori per mantenere una buona capacità aerobica e fare la base per la stagione successiva. Quindi lavori al medio e mai massimali, privilegiando un'alta cadenza di pedalata. Utili in questa fase sono le sedute in palestra sulle spin bike (soprattutto a livello "mentale", poichè ci si diverte e si sta in compagnia).

Giovedi: riposo assoluto, se è possibile effettuare bagni caldi, massaggi etc..

Venerdì: lavoro in palestra come al martedì.

Sabato e Domenica: supponendo che siano le due giornate libere, la voglia di uscire all'aperto sarà tanta per cui si possono effettuare allenamenti su strada o mtb inizialmente intorno alle 3h per poi allungare ma senza esagerare. I ritmi devono essere sempre intorno al medio per costruire al meglio la "cilindrata" del motore almeno per il primo mese.

Per quanto rigurada gli amanti e praticanti del ciclocross c'è ovviamente qualche differenza. Essi si trovano nel momento topico della loro stagione e, supponendo che gareggino la domenica, devo mantere una buona condizione durante il periodo invernale e inserire anche lavori sulla capacità lattacida e potenza aerobica.

Ovviamente fare lavori di potenziamento in palestra non ha molto senso dato che siamo in piena stagione agonistica.

Una volta o due a settimana è però opportuno a fine allenamento fare alcune serie di esercizi per il CORE STABILITY, ovvero tonificare e rafforzare la zona addominale-dorsale importantissima per il controllo della bici e per imprimere una buona spinta sui pedali.


 


DIETA A ZONA

DIETA A ZONA 

La dieta a zona è una vera e propria strategia alimentare, ideata negli USA dal Dr. Barry Sears. I criteri scientifici su cui si basa, sono stati confermati nel tempo da numerosi e autorevoli studi condotti dalle Università di medicina Americane e Europee.
Precisamente, la zona, più che una dieta (intesa come un periodo di rinunce per dimagrire, per poi ritornare alle scorrette abitudini alimentari), è uno stile di vita che ha come principale obiettivo il benessere e la salute dell’organismo: la perdita del peso corporeo è solo una naturale conseguenza.
La dieta zona permette di eliminare definitivamente la massa grassa e la ritenzione idrica. Non prevede l’assunzione di particolari farmaci o integratori, ma utilizza il cibo per combattere malattie quali l’ipertensione, il diabete di tipo 2, le cardiopatie, le dislipidemie, l’artrosi, le dermatiti, la depressione, l’affaticamento cronico, l’infertilità e per molte altre patologie croniche.

Il Dr. Barry Sears, infatti, laureato in biochimica e specializzato nella terapia del tumore e nel controllo dietetico delle risposte ormonali, ha cercato di sviluppare un regime alimentare naturale, basato su di un corretto modo di mangiare dal punto di vista ormonale e genetico, per assicurare l’efficienza all’organismo.

In altre parole, ha individuato il giusto rapporto di carboidrati, proteine e grassi che permette al nostro corpo di produrre una precisa ed equilibrata secrezione ormonale.

La dieta zona è un programma consigliato a chiunque desidera migliorare le proprie performance fisiche e mangiare in modo corretto, tutelando la salute: permette di sentirsi più leggeri, forti e vitali.

Ideata inizialmente per curare cardiopatici e diabetici tipo 2, oggi sono ormai milioni i soggetti che godono dei suoi benefici.

Vi proponiamo un esempio di dieta a zona.

Lunedì

Colazione: una tazza di latte con caffé, 4 frollini di soia e avena
Spuntino: 125 g di yogurt bianco scremato
Pranzo: 40 g di pasta con 100 g di ragù magro, 150 g di insalata on un cucchiaio di olio, un frutto
Merenda: 100 g di frutta fresca di stagione e 20 g di parmigiano
Cena: 80 g di bresaola con 250 g di verdura condita con un cucchiaio di olio, 20 g di pane integrale, 1 frutto di stagione

Martedì

Colazione: 100 g di ricotta, 50 g di frutta fresca di stagione, un caffé
Spuntino: 125 g di yogurt bianco scremato
Pranzo: 130 g di sogliola, 200 g di verdura con un cucchiaio di olio, 30 g di pane integrale, 1 frutto di stagione
Merenda: 100 g di frutta fresca di stagione e 20 g di parmigiano
Cena: minestrone con 30 g di pasta, 110 g di manzo magro, 150 g di insalata o verdura mista con un cucchiaio di olio, 1 frutto di stagione

Mercoledì

Colazione: un toast con 50 g di prosciutto cotto, una sottiletta e una tazza di tè
Spuntino: 125 g di yogurt bianco scremato
Pranzo: 40 g di riso con pesce, 80 g di bresaola, 250 g di verdura con un cucchiaio di olio, 1 frutto di stagione
Merenda: 100 g di frutta fresca di stagione e 20 g di parmigiano
Cena: un piatto di minestra d’orzo e germogli di soia, 90 g di formaggio magro, 200 g di verdura con un cucchiaio di olio, 30 g di pane integrale, 200 g di frutta di stagione

Giovedì

Colazione: 100 g di ricotta, 50 g di frutta fresca di stagione, un caffé
Spuntino: 125 g di yogurt bianco scremato
Pranzo: 110 g di pollo alla piastra con salsa di soia, 200 g di verdura con un cucchiaio di olio, 30 g di pane integrale, 1 frutto di stagione
Merenda: 100 g di frutta fresca di stagione e 20 g di parmigiano
Cena: minestra con avena, 80 g di prosciutto magro, 150 g di insalata con un cucchiaio di olio, 1 frutto di stagione
 
Venerdì

Colazione: una tazza di latte con caffé, 4 frollini di soia e avena
Spuntino: 125 g di yogurt bianco scremato
Pranzo: 250 g di pesce spada ai ferri, 250 g di verdura con un cucchiaio di olio, 30 g di pane, 1 frutto di stagione
Merenda: 100 g di frutta fresca di stagione e 20 g di parmigiano
Cena: un piatto di passato di verdure, 120 g di tacchino, 150 g di verdure con un cucchiaio di olio, 20 g di pane integrale, 1 frutto i stagione

Sabato

Colazione: un toast con 50 g di prosciutto cotto, una sottiletta e una tazza di tè
Spuntino: 125 g di yogurt bianco scremato
Pranzo: carpaccio di pere e grana, 50 di salmone affumicato, 20 g di pane integrale, 1 frutto di stagione
Merenda: 100 g di frutta fresca di stagione e 20 g di parmigiano
Cena: 250 g di germogli di soia con 50 g di gamberetti e 80 g di formaggio magro e un cucchiaio di olio, 30 g di pane integrale, 1 frutto

Domenica

Colazione: una tazza di latte con caffé, 4 frollini di soia e avena o 100 g di ricotta
Spuntino: 125 g di yogurt bianco scremato
Pranzo: 80 g di bresaola, 250 g di verdura condita con un cucchiaio di olio, 30 g di pane integrale, 1 frutto di stagione
Merenda: 100 g di frutta fresca di stagione e 20 g di parmigiano
Cena: minestrone con 30 g di pasta, 120 g di tacchino, 150 g di insalata o verdura mista con un cucchiaio di olio, 1 frutto di stagione

Nota: tutti i giorni prima di andare a letto un bicchiere di latte fresco parzialmente scremato.

giovedì 28 novembre 2013

Cosa mangiare prima di una giornata sugli sci

Prima di mettere gli sci ai piedi è bene ricordare che anche una corretta alimentazione gioca un ruolo fondamentale per affrontare una giornata sulla neve nel migliore dei modi. Che tipo di prima colazione privilegiare? Meglio un pasto o uno spuntino? Fa bene il grappino per riscaldarsi? Per sciogliere ogni dubbio, ci siamo rivolti a Manuela Pastore, dietista di Humanitas. 

Non saltare la prima colazione 
Questa è una regola che tutti dovrebbero seguire, non solamente gli sportivi. L’organismo necessita al risveglio della giusta quantità di nutrienti e soprattutto di zuccheri per iniziare bene la giornata, lavorativa o sportiva che sia. Prima di recarsi sulle piste, dunque, è indispensabile consumare una buona prima colazione, privilegiando alimenti a base di carboidrati come pane, fette biscottate o biscotti con marmellata o miele. 

Un pranzo leggero 
Chi trascorre l’intera giornata sugli sci non può fare a meno di fermarsi per consumare un pasto leggero e facilmente digeribile, infatti, saltare il pranzo e aspettare la cena per "abbuffarsi" è un errore da evitare così come nella quotidianità. Lo sport che si pratica a livello amatoriale non richiede in genere integrazioni alla dieta di tutti i giorni. Ci si deve preparare in modo adeguato non solo con una buona prima colazione, ma anche con un pasto che consenta di recuperare le energie spese nel corso della mattinata e affrontare il pomeriggio sugli sci senza accusare una stanchezza eccessiva, spesso la principale causa di incidenti che si verificano proprio durante le ultime ore della giornata. Il pranzo può essere a base di pasta o riso (carboidrati), con un sugo leggero, o polenta con verdure, magari anche concedendosi una fetta di torta o di strudel. 

Spuntini sì, bevande alcoliche no 
Se la giornata sportiva è particolarmente intensa può essere necessario avere con sè uno spuntino veloce, benissimo una tavoletta di cioccolato o una barretta di cereali. Quando il freddo si fa sentire, è inevitabile fermarsi in uno chalet per bere qualcosa di caldo, un bicchiere di latte o una cioccolata. Sono invece da evitare gli eccessi di superalcolici: l’alcol rallenta i riflessi e può alterare il centro della termoregolazione favorendo il rischio di assideramento. Inoltre, si possono bere fino a due, tre tazze al giorno di caffè, che come tutte le sostanze nervine ha un leggero effetto eccitante. 

Gli integratori non servono 
Un’alimentazione sana ed equilibrata con una buona prima colazione, eventualmente uno o più spuntini, un pranzo e una cena adeguati alle necessità di ciascuno è sufficiente per affrontare una giornata sugli sci o una settimana bianca nel migliore dei modi. Gli sciatori amatoriali non necessitano di un’integrazione supplementare di nutrimenti per sopperire agli aumentati fabbisogni dell’organismo nel corso dell’attività fisica. Non appesantire l'organismo durante l'attività fisica esagerando con merendine, cioccolato e dolciumi. E' importante bere adeguatamente per ripristinare l'equilibrio idro-salino. 

Vitamina D e Bodybuildind

Con la diffusione delle diete evoluzionistiche, uno dei problemi principali da risolvere è sicuramente il ricreare, nei limiti imposti dalla civiltà moderna e industriale, le stesse condizioni di cibo nutriente e di modalità di vita. Uno di questi riguarda in modo importante la vitamina D, finora discretamente sottovalutata, ma che alla luce della Paleo Diet e anche di nuovissimi studi indipendenti, ne rivalutano fortemente il ruolo centrale nell’ alimentazione, nella prestazione sportiva e nella salute in generale. Inizio subito dicendo che la vitamina non è solo tale, ma è anche un vero e proprio gruppo di pro-ormoni liposolubili costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5. Tuttavia quelle più attive sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) di provenienza vegetale e la vitamina D3 (colecalciferolo), derivante dal colesterolo, sintetizzata negli organismi animali.  
La sua più importante funzione è quella  di favorire il riassorbimento di calcio a livello renale, l'assorbimento intestinale di fosforo e calcio ed i processi di mineralizzazione dell’osso; senza un adeguato apporto di vitamina D, l’organismo non può assorbire efficacemente il calcio.
Come è noto un po’ a tutti, la vitamina D viene prodotta dalla nostra cute, più precisamente dai cheratinociti presenti; infatti la vitamina D3 deriva dal suo precursore 7-deidrocolesterolo che è  disponibile in grandi quantità nella pelle dell’uomo e degli animali.
L’80% del fabbisogno di vitamina D è garantito dalla irradiazione solare in quanto il contenuto di questo nutriente nei cibi è molto basso. Ma proprio qui nasce il problema, perché diversi milioni di anni dell’ evoluzione umana li abbiamo passati in Africa, in una savana con pochi alberi, con il sole a picco e quindi con la pelle esposta al sole per quasi tutto il giorno. Ma circa 150.000 anni fa un gruppo di noi decise di andare fuori dal continente africano e si diffuse in tutto il mondo, compresi i territori più a nord come l’attuale scandinavia, dove di sole se ne vede decisamente ben poco.
Per sopperire al problema le popolazioni proto-scandinave furono le prime a digerire il lattosio, per poter adattarsi almeno a prendere la vitamina D dai latticini; per questo motivo in scandinavia c’è tutt’ora il più alto tasso di tolleranza al lattosio al mondo. Questo non ha risolto del tutto il problema perché, come abbiamo visto, la vitamina D negli alimenti è scarsa e in più c’è a tendenza dei scandinavi ad essere chiusi e a ricercare la solitudine, che a volte diventa un problema, soprattutto durante la stagione invernale.
Il lungo, freddo e buio inverno di quei territori può uccidere, specialmente nei piccoli villaggi di campagna: difficili situazioni personali e familiari portano spesso a crisi depressive. Tante persone non riescono a superare queste crisi e, unitamente ai lunghi mesi di solitudine, arrivano a togliersi la vita. Il suicidio è un problema serio per esempio in Finlandia, visto che possiede la più alta percentuale di suicidi con arma da fuoco in Europa e la seconda più alta nel mondo dopo gli Stati Uniti, mentre qui in Italia i suicidi sono “solo” un terzo di quelli finlandesi. Per combattere il buio e la conseguente depressione stagionale in moltissime case viene installata una speciale lampada che simula il sorgere della luce del sole in modo da rendere il risveglio più naturale.
Tutto questo perché c’è un collegamento poco conosciuto tra vitamina D e depressione, comprovato proprio da diversi studi scientifici sia scandinavi in adulti e anche in giovani americani (“Serum vitamin D concentrations are related to depression in young adult US population”: the Third National Health and Nutrition Examination Survey). 
Ma in realtà questa situazione non riguarda solo le popolazioni a nord del mondo, ma anche tutti noi, perché siamo per la maggior del tempo chiusi nelle nostre case e nei nostri uffici, abbiamo vestiti che ci coprono completamente anche quando siamo all’aperto e non bastano certo i 15 giorni al mare per la fare la scorta di vitamina D per il resto dell’ anno.
Insomma, come al solito, l’ uomo ha bisogno di tantissimi anni (anche centinaia di migliaia) per adattare il DNA alla nuova situazione di cibo, ambiente e malattie al di fuori della natia Africa e quelle poche decine di migliaia di anni in giro per il mondo, chiusi nelle case, indossando abiti molto più coprenti (in alcune regioni medio-orientali sono scoperti solo gli occhi delle donne) non sono certo bastati per adattare il nostro organismo alla scarsità di sole.

La carenza di Vitamina D e la sua relazione con il grasso corporeo
Diversi studi hanno mostrato la scarsa informazione fornita dai medici sulla carenza di vitamina D, che è un significativo fattore di rischio per i soggetti in sovrappeso o con un indice di massa corporea alto, sei si ha  insufficiente apporto di integratori, l’appartenenza alla razza asiatica e vivere in zone non equatoriali.
Infatti, in tutto il mondo, due donne su tre in postmenopausa (64%) presentano livelli inadeguati di vitamina D, come nelle donne affette da  osteoporosi in tutto il mondo, con percentuali fino al 90% nei paesi non equatoriali. Studi precedenti hanno addirittura mostrato percentuali dell’83% in Medio Oriente. Ma anche due terzi di donne affette da osteoporosi che vivono in zone soleggiate hanno inadeguati livelli di vitamina D e che l’insufficiente integrazione è un potente fattore predittivo per la presenza di livelli inadeguati di vitamina D. In Italia, uno studio multicentrico nazionale coordinato dall’ospedale Molinette di Torino, ha dimostrato che la vitamina D è insufficiente nel 76% delle donne italiane.
L’improvvisa scarsità di vitamina D disponibile nel giro di pochi migliaia di anni, ha provocato una reazione a catena nel nostro corpo, un vero e proprio sconquasso, non solo per il metabolismo del calcio, ma anche in tante problematiche di tipo ormonale, facendoci perdere virilità, forza, massa muscolare e addirittura incrementando il livello di obesità.
Per esempio, un recente studio austriaco (Hormone Metabolic Research, 43: 223-225, 2011) ha dimostrato che la supplementazione giornaliera di 3000 IU di vitamina D per un anno ha incrementato il testosterone del 20% e il testosterone libero biologicamente attivo del 17%. Questo vuol dire che semplicemente integrando la vitamina D potremmo avere maggior testosterone per i nostri allenamenti, per la nostra concentrazione mentale e anche per la nostra attività sessuale, il che non mi sembra proprio una cosa da buttar via.
 
Del resto, non certo a caso, l’ estate è da sempre la stagione degli amori, stimolati anche da una maggiore esposizione al sole in spiaggia, che permette così una surplus di sano testosterone per ambedue i sessi.
Controllare che i propri livelli di vitamina D siano nella norma, potrebbe essere addirittura fondamentale anche per poter dimagrire, in quando gli obesi producono il 10% di questa sostanza rispetto ai normopeso e questa carenza interferisce con la funzionalità della leptina. Quest’ ultima è un ormone-messaggero costituita da cellule adipose che comunica all’ipotalamo (un piccola ghiandola del cervello) quanto grasso è immagazzinato nel corpo e quindi segnala che lo stomaco è pieno, togliendo cosi la fame.
Ma se la percentuale di grasso corporeo è elevata, tende ad assorbire la vitamina D, impendendo il suo afflusso nel sangue, lasciando alti i livelli di leptina, provocando cosi una appetito insaziabile e costante durante tutta la giornata. Inoltre sembra che i soggetti in sovrappeso abbiano una minore capacità di di convertire la vitamina D nella sua forma ormonale attiva, cosa che crea un meccanismo perverso perché chi è grasso magari non va al mare per vergogna, oppure si copre, quindi i livelli di vitamina D sono sempre più bassi, la leptina più alta e la percentuale di grasso aumenta cosi anno dopo anno.
Quindi le persone obese hanno mediamente meno vitamina D e statisticamente la relazione tra obesità e carenza di D è statisticamente significativa. In pratica possiamo affermare che il soggetto in sovrappeso/obeso che non si espone al sole oppure non prende integratori di vitamina D, può non dimagrire mai e anzi aumentare di peso anno dopo anno.
Uno studio sulla popolazione canadese del 2010 pubblicato su “Obesity” ha dimostrato che sia il peso che il grasso corporeo erano molto più bassi nelle donne con livelli di vitamina D normali rispetto a quelle che li avevano insufficienti. Una delle ipotesi più accreditate per spiegare questa situazione è quella che la vitamina D, essendo liposolubile, quando viene prodotta dalla pelle o assunta con il cibo viene normalmente distribuita nel grasso corporeo, ma a parità di vitamina assunta dai normopeso, ovviamente gli obesi si ritroveranno conseguentemente nel sangue livelli più bassi di vitamina D biodisponibile per il fabbisogno. 
E’ stato calcolato che se le cellule adipose sono in eccesso, possono far diminuire di quattro volte la capacità di produrre vitamina D, cioè se siete in sovrappeso è molto probabile che la vostra produzione di questa sostanza sia solo di un quarto di una persona normopeso. Questo vale anche per i bambini, visto che tra l’ altro quelli italiani seguirebbero la dietona mediterraneaona “patrimonio umanità Unesco”, sono i più obesi d’ Europa. Infatti in uno studio pubblicato sull ''American Journal of Clinical Nutrition" e condotto per 30 mesi dai ricercatori della Michigan University su 479 bambini di Bogotà (Colombia), dai 5 ai 12 anni, è stato riscontrato che livelli inferiori di vitamina D erano associati ad un più rapido aumento di peso e ad una maggiore tendenza ad accumulare grasso addominale, fattore di rischio di molte patologie in età adulta. Nelle bambine, invece, sono state riscontrate difficoltà relative alla crescita in altezza.
 
Vitamina D per il diabete e per prevenire gli infortuni
Ma la vitamina D agisce anche sul diabete; gli scienziati del Helmholtz Zentrum München hanno dimostrato proprio quest’anno che le persone con buoni valori di vitamina D sono a minor rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
Lo studio, condotto in collaborazione con il Centro tedesco del Diabete e l’Università di Ulm, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Diabetes Care.
Un'altra ricerca ha scovato un altra sorprendente qualità della vitamina D, cioè la sua capacità di prevenire gli infortuni negli atleti.
Michael Shindle del Summit Medical Group in Madison (Wisconsin, USA – National meeting of American Orthopetic Society for Sports Medicine, Luglio 2011) ha scoperto che più dei 2/3 di 89 giocatori di football americano NFL infortunati avevano i livelli insufficienti di Vitamina D.
I livelli di questa vitamina devono essere maggiori di 32 ng/mL, e ben 27 giocatori avevano i livelli sotto i 20 ng/ml, mentre altri 45 avevano i livelli tra i 20-31,9 ng/mL. 
Per tutti quelli che sono sempre infortunati e ce ne sono molti, potrebbe essere quindi una buona idea l’ integrazione di questa vitamina.
Ma la carenza di vitamina D è generalizzata anche nella normale popolazione, tanto che negli Stati Uniti, nonostante il latte sia stato addizionato con la vitamina D fin dal 1922,  la rivista specializzata “Life Extension” ha analizzato 13.892 campioni di sangue tra i suoi lettori e il risultati sono stati assolutamente sorprendenti. Il 38% dei soggetti aveva i livelli inferiori ai 30 ng/mL, mentre il 69% era al di sotto dei 40 ng/mL e solo il 14,3% aveva un tasso superiore ai 50 ng/mL, cioè quello considerato ottimale per ottenere i maggiori effetti benefici dalla vitamina D.
In italia, nonostante il sole sia abbondante, risulta paradossalmente che il livello medio di vitamina D nella popolazione sia in realtà basso, anche perché non esistono in commercio prodotti fortificati con questo micro-nutriente, come avviene invece in nord-europa e negli Stati Uniti. Nel nostro paese e solo per i bambini, per evitare il rachitismo, viene venduto dell’ olio addizionato con vitamina D, ma per adulti nulla.

I benefici della Vitamina D in sintesi
la vitamina D agirebbe come un vero e proprio ormone su tantissime e fondamentali funzioni del nostro organismo:  

Scheletro
salute delle ossa, previene l’ osteopenia, osteoporosi, osteomalacia, rachitismo e fratture
Salute cellulare
previene certi tipi di cancro, come quello alla prostata, al pancreas, mammella, ovaie e colon; previene malattie infettive e infezioni al tratto respiratorio superiore, asma e disturbi respiratori.
Salute organi
previene malattie cardiche e infarti; previene il diabete di tipo 2, parodontite , perdita di denti e altre malattie infiammatorie.
Salute dei muscoli
supporta la forza muscolare
Salute del sistema autoimmunitario
previene la sclerosi multipla, il diabete mellito di tipo 1, il morbo di Crohn e l’ artrite reumatoide.
Salute del cervello
previene la depressione, schizofrenia, morbo di Alzheimer e demenza.
Salute degli stati d’animo
previene il disordine affettivo stagionale, la sindrome pre-mestruale, i disturbi del sonno e aumenta il senso di benessere

Secondo Loren Cordain, l’ autore del rivoluzionario e fondamentale libro “Paleo Diet”, nei casi di carenza di vitamina D (<20 ng/mL), occorre seguire un’integrazione giornaliera di 2.000 – 7.000 UI per mesi per portare le concentrazioni di plasma a 40 ng/mL. Per mantenere le concentrazioni di plasma a 40 ng/mL, si consiglia un’integrazione giornaliera di 1.000-2.000 UI1; l’equivalenza è 100 UI = 2,5 mg e 400 UI = 10 mg.
In definitiva, anche se siamo in perfetto Paleo-style, mangiando frutta/verdura/carne/pesce e frutta secca, potremmo lo stesso avere problemi, in quanto non era prevedibile per l’ organismo l’ assunzione supplementare con il cibo di vitamina D, visto che per milioni di anni l’ abbiamo prodotta in quantità “industriale” con lo splendido sole africano. Quindi per ricreare il più possibile quell’ armonia di condizioni è assolutamente essenziale prendere più sole possibile durante l’ estate, in modo da fare un’ adeguata scorta per l’ inverno e/o e assumere cibi ad alto contenuto di vitamina D come l'olio di fegato di merluzzo, i pesci grassi (come i salmoni e le aringhe), il latte ed i suoi derivati, le uova, il fegato e le verdure verdi.
Ma è evidente che l’ olio di fegato di merluzzo sono decenni che non viene più sommistrato perché ha un sapore agghiacciante, mentre i pesci grassi vengono acquistati con parsimonia perché abbastanza costosi e magari pieni di mercurio, le uova vengono limitate dai medici perché “aumentano il colesterolo” (ma per favore…), il fegato non è di uso comune (anche perché quello di adesso è ricco di tossine)  e il latte/derivati non possono essere assunti perché dannosi per tutti i motivi che già sappiamo legato al pH. Rimarrebbero le verdure, ma ammesso che si assumano in buone quantità, non sono tuttavia sufficienti per assumere la giusta quantità di vitamina D per raggiungere i livelli ottimali.
A questo punto l’ uso dell’ integratore di vitamina D potrebbe essere risolutivo, anche se come abbiamo visto è molto importante misurare prima il livello nel sangue, in quanto il livello di grasso corporeo ostacola l’ entrata nel sangue e quindi le dosi degli eventuali supplementi vanno calibrati perché potrebbero non bastare. Al laboratorio di analisi va richiesto il dosaggio del 25-idrossivitamina D (25-OH vitamina D) cioè la componente attiva della sostanza. 

Ma dove si trova in natura?
La vitamina D non è molto diffusa in natura ed è particolarmente scarsa negli alimenti. La maggior fonte per l'uomo di vitamina D deriva dall'esposizione della cute ai raggi ultravioletti.

Ecco il contenuto di vitamina D di alcuni alimenti:
Latte materno: 12-60 UI/L
Latte vaccino: 14 UI/L
Burro : 60 UI/ 100 g
Formaggio: 10 UI/ 100 g
Carne: 100 UI/ 100 g
Fegato: 200 UI/100 g
Olio di fegato di merluzzo: 10.000 UI/100 g
Tuorlo d'uovo: 150 UI/ciascuno




mercoledì 27 novembre 2013

Quale tisana per depurarsi

Ce n’è una per ogni necessità: depurare, disintossicare, sgonfiare l’addome o combattere la cellulite; un piacevole momento di relax che, in più, aiuta contro la fame nervosa
Possono sembrare un rimedio blando: solo una tazza d’acqua calda, in fondo. Al contrario le tisane sono preparati fondamentali della fitoterapia e contengono oli essenziali, alcaloidi, vitamine, minerali, oligoelementi. 

L’abitudine alla tisana: 

- favorisce la reidratazione indispensabile a una buona circolazione e a un’efficace depurazione renale, premesse per un corpo libero da tossine, accumuli, scorie; 

- costituisce una piacevole pausa e gratifica chi avverte spesso la necessità di “mettere in bocca qualcosa”, non per fame, ma per nervosismo; 

- sfrutta gli effetti specifici delle piante utilizzate, quindi, di volta in volta, attiva il metabolismo, è drenante o disintossicante. 

Quattro tisane per la linea 

- Si comincia con la depurazione 

Prima di iniziare un regime alimentare controllato, usa per una settimana questa tisana depurativa: preparerà il terreno nel modo migliore. E poi affiancala alla tua dieta per renderla più efficace. 

Ingredienti 

30 g di cardo mariano 
30 g di bardana 
20 g di anice 
10 g di menta 
10 g di liquirizia 

Fai una miscela con tutte le erbe. Metti a macerare 1 cucchiaio di miscela in una tazza d’acqua per due ore; porta quindi a ebollizione e lascia in infusione per mezz’ora. La dose consigliata è di un litro al giorno, da suddividere in quattro grandi tazze, da bere lontano dai pasti. 

- Continua col drenaggio 

Senso di gonfiore e di pesantezza dovuti a ritenzione idrica si combattono con queste erbe. 

Ingredienti 

30 g di foglie di frassino 
30 g di foglie di betulla 
20 g di fucus 
20 g di foglie e fiori di biancospino 

Fai una miscela con tutte le erbe, versane 15 g in una tazza d’acqua fredda, fai bollire per 3 minuti. Leva dal fuoco, fai riposare per 40 minuti, filtra. 

 Per una settimana, bevi 4 tazze al giorno. Fai una pausa di una settimana e ripeti per un’altra settimana. Prosegui per un mese. 

Perfeziona sgonfiando la pancia 

Questa tisana elimina i gas intestinali e combatte la fermentazione. 

Ingredienti 

1/2 cucchiaio di semi di cumino 
1/2 cucchiaio semi di finocchio 
1/2 cucchiaio di semi d’anice 
1 cucchiaio di menta secca 

Prepara una miscela con le erbe indicate e versane un cucchiaino in una tazza di acqua bollente. Lascia in infusione per 10 minuti, poi filtra. Se ne assuma una tazza dopo pranzo e cena, per 15 giorni. 

E ora…dimagrisci! 

Si tratta di una combinazione di piante utili a migliorare il metabolismo, le funzioni intestinali e la digestione, premessa alla perdita di peso. 

Ingredienti 

40 g di fucus 
20 g di frangola 
25 g di melissa 
15 g di liquirizia 

Fai una miscela con le erbe indicate. Versane 15 g in una tazza d’acqua fredda che porterai a ebollizione e lascerai bollire per 3 minuti. Spegni, fai riposare per 40 minuti, filtra. Bevi un litro al giorno di questa tisana, suddiviso in 4 tazze, da prendere lontano dai pasti.


Come salvaguardare il potere delle piante 

- Non conservare per oltre sei mesi le erbe essiccate. 

- Utilizzare recipienti alti, in pirex o acciaio inossidabile per bollire l’acqua. Evitare quelli dall’alluminio, rame, ferro, coccio. 

- Tenere sempre il coperchio sia quando si buttano le erbe nell’acqua e si spegne il fuoco, sia quando si fanno bollire. Così non si disperdono gli oli volatili. 

- Bere la tisana immediatamente dopo la preparazione, perché la conservazione disperde i principi attivi. Eventualmente conservarla in frigorifero, al massimo per un giorno, in recipiente a chiusura ermetica. 

Come dolcificare le tisane 

Le tisane andrebbero bevute senza dolcificanti, anche perché ogni cucchiaino di zucchero “costa” 20 calorie e se le tazze sono tre o quattro, il bilancio energetico ne risente. In ogni caso, il dolcificante migliore è il miele, non perché abbia meno calorie, ma perché potenzia l’effetto terapeutico di numerosi principi attivi. I mieli utilizzati dovrebbero essere semiliquidi, da evitare quelli spessi e opachi, come il miele di castagno, e quello di erica, dal gusto amaro.

martedì 26 novembre 2013

La strategia del pasto pre-allenamento per innalzare ulteriormente i livelli di GH post-workout

PASTO PRE-WORKOUT: ORE 16.00

Esempio su uno spuntino di 400 Kcal per una persona che consuma 2300 kcal di media (anche se ricordate che le calorie non andrebbero contate! (Bisogna ascoltare il proprio corpo).
% Macronutrienti: 15% proteine - 55% carboidrati - 30% grassi - 0% fibre
Proteine: 60 Kcal = 55 g
Carboidrati: 220 kcal = 55 g
Grassi: 120 kcal = 13 g

400 g mele fresche senza buccia

1 uovo

ALLENAMENTO: ORE 18.00
(riscaldamento 20' + 60' di allenamento)
PASTO POST-WORKOUT: ORE 19.00

Esempio su uno spuntino di 400 kcal:
% Macronutrienti: 50% proteine - 20% carboidrati - 0% grassi
Proteine: 200 kcal = 50 g
Carboidrati: 80 kcal = 20 g

Subito dopo l'allenamento:

20' dopo l'allenamento:



La strategia del pasto pre-allenamento per innalzare ulteriormente i livelli di GH post-workout e il testosterone durante l'allenamento!
Studio sul GH

La somministrazione di glucosio ha sulla secrezione di GH un effetto precoce di inibizione e uno tardivo di stimolo. Dopo un carico orale standard di glucosio (75 g), la risposta del GH al GHRH viene ridotta del 50% e i livelli di GH restano inibiti per 2-3 ore ... pertanto il glucosio blocca precocemente il GH inducendo ipertono somatostatinico. A seguito dell'iniziale fase di inibizione, a distanza di 3-5 ore dalla somministrazione del carico orale di glucosio, si assiste ad un aumento sostenuto (potenziato) del livelli di GH. Questa risposta tardiva si protrae per circa 2-4 ore.

Alla luce delle seguenti considerazioni sarà possibile individuare dei sincronizzatori (fattori ambientali e non, che determinano il ritmo e la frequenza dei pulse, ossia delle increzioni dell'ormone nell'arco della giornata) che agiscono rispettivamente sull'ormone della crescita e sul testosterone:

Sincronizzatori del GH: orario (far coincidere la fine dell'allenamento con la l'ascesa serale del GH – “proteindeposition”), meal-timing (quante ore prima della fine dell'allenamento viene effettuato l'ultimo pasto), composizione del pasto pre-allenamento (utilizzando in maniera strategica i carboidrati è possibile creare un effetto potenziato del GH), composizione in macronutrienti del pasto post-allenamento (specifiche combinazioni di macronutrienti sono in grado di stimolare l'ormone), allenamento per l'ipertrofia (è dimostrato che il lavoro lattacido aumenta i livelli di GH), pedana vibrante (gli studi di Bosco riportano incrementi di GH del 460%).
Sincronizzatori del testosterone: orario di allenamento (allenarsi nel momento in cui il rapporto T/C è più favorevole), orario in cui se effettua il pasto pre-allenamento e composizione in macronutrienti del pasto (la combinazione di determinate percentuali di macronutrienti è in grado di stimolare il testosterone), allenamento per la forza.
Quindi mentre il pasto post-allenamento deve stimolare solamente il GH, il pasto pre-allenamento dovrà avere una doppia azione: potenziare i livelli di GH a fine allenamento (come riportato dalla ricerca di cui sopra) e stimolare il testosterone durante l'allenamento. Giovanni Cianti in un articolo ormai celebre “The hunting - Pig out cycle” pubblicato più di dieci anni fa sulle pagine di Olimpian's, espose le caratteristiche che deve avere una dieta per stimolare il testosterone, smentendo la pratica, ormai quasi sacra, dei culturisti di consumare proteine in polvere prima dell'allenamento:
“Studi, per quanto non definitivi, sembrano evidenziare che per mantenere elevata la produzione di testosterone e meglio ancora la sua frazione libera, bio attiva:

l'introduzione calorica deve essere mantenuta nell'ambito del fabbisogno giornaliero o più bassa. Troppe calorie, così come il digiuno interrompono la produzione di quest'ormone.
Le fibre vegetali devono essere ridotte al minimo.
La quota proteica deve essere modesta (troppe proteine aumentano l'escrezione urinaria del testosterone).
La quota di carboidrati deve essere elevata.
La quota dei grassi, specialmente dei grassi saturi e del colesterolo deve essere consistente.
Il rapporto carboidrati / grassi influenza maggiormente la produzione e la disponibilità di testosterone.”
Per tale motivo si ritiene che un mix di carboidrati a medio e basso indice glicemico (possibilmente pari a 75 g di glucosio, come riportato nel secondo studio esposto) con una quota generosa di grassi e poche proteine, sia un pasto perfetto per affrontare una prestazione sportiva.
Esempio:

50 g di riso
1 mela grande sbucciata
1 uovo intero (oppure per i non amanti delle uova: 1 pugno di noci + 10 cps di aminoacidi)
La ciliegina sulla torta...

Analizzando l'andamento circadiano dei livelli di FT3 ed FT4, vediamo dal grafico riportato sotto che hanno entrambi un picco proprio intorno alle ore 20.00, momento in cui effettuiamo il nostro pasto post-workout. Gli ormoni tiroidei e in particolar modo le loro frazioni libere, hanno la peculiarità di incrementare la velocità di assorbimento gastrointestinale dei glucidi, contribuendo in un certo senso al loro stoccaggio o utilizzo. Questo è un ulteriore punto che gioca a nostro vantaggio, in quanto allo scopo di mantenere una produzione di IGF1 elevata e consequenzialmente di GH è importante che il pasto post-allenamento abbia una moderata quota di carboidrati, e il livello elevato di tiroidei eviterà che il nostro corpo possa utilizzarli in maniera impropria! A questo proposito anticipo una domanda che molto probabilmente molti di voi si staranno facendo: perché il pasto post-workout ha solo 20 g di carboidrati?
Questo va contro le affermazioni che fino ad ora molti esperti hanno sostenuto (la così detta finestra anabolica). Senza criticare il parere di molti tecnici di cui ho grande stima, intendo solo fornirvi una chiave di lettura diversa, su cui riflettere. In realtà, come afferma Cianti in un suo recente articolo, il nostro sport è prevalentemente anaerobico alattacido e anche quando si oltrepassa la soglia lattacida lo si fa per breve tempo considerate tutte le pause di recupero e la durata complessiva dell'allenamento, quindi tutti questi carboidrati a che ci servirebbero?


Ad avvalorare ulteriormente le suddette considerazioni c'è il fatto che l'allenamento intenso stimola le catecolamine: adrenalina e noradrenalina. La loro funzione principale è quella di attivare la lipolisi, risparmiando al contempo le proteine muscolari e le scorte di glicogeno, questa attività continua fino a tre ore dopo l'allenamento. Quindi che senso avrebbe introdurre una quota eccessiva di carboidrati se il nostro corpo ha già scelto una fonte energetica preferenziale? I grassi per l'appunto. Servirebbe solo ad interferire con questo processo!

L’alimentazione giornaliera del praticante sportivo

L’alimentazione giornaliera del praticante sportivo
La maggior parte dell'apporto calorico giornaliero (55-65% a seconda del tipo di pratica) deve essere costituito dai carboidrati, soprattutto quelli contenuti nei cerea- li, nei tuberi e nei legumi e, in misura minore, quelli contenuti negli zuccheri sem- plici (zucchero comune, miele, marmellate, dolci, frutta e bevande zuccherate).
Le proteine devono, a seconda del tipo di pratica motoria e sportiva, rappresen- tare il 10-15% delle calorie totali assunte nella giornata e dovrebbero preferi- bilmente essere una combinazione di alimenti di origine animale (carne, pesce, uova, latte e latticini) e vegetale (legumi e cereali). Il fabbisogno di proteine aumenta se l’allenamento è indirizzato allo sviluppo della forza e quindi del tro- fismo muscolare o se il carico dell’allenamento è particolarmente impegnativo e l'attività quotidiana.
Un’adatta combinazione degli alimenti è un fattore che qualifica enormemente lo stile alimentare poiché consente di assimilare nel modo migliore le diverse sostan- ze o, addirittura, di evitarne la perdita.
I nutrizionisti concordano sul fatto che l’apporto giornaliero di proteine non debba andare oltre ai 2 g/Kg (cioè il doppio del limite consigliato per i soggetti sedenta- ri). Questa quota è sufficiente sia ad assicurare il turnover delle proteine muscolari (che in parte si consumano durante l’esercizio e poi si ricostituiscono durante il riposo), sia a fornire un adeguato apporto energetico. Infatti, nell’esercizio fisico protratto oltre l’ora anche le proteine muscolari concorrono nel metabolismo ener- getico. A tale proposito è stata posta da tempo la questione di quale debba essere l’apporto nella dieta degli aminoacidi ramificati, che nei soggetti praticanti attività di resistenza sostengono proprio l’attività catabolica. Occorre tenere presente che, con il trascorrere delle settimane e dei mesi di allenamento, l’adattamento mecca- nico e fisiologico si traduce in un minor costo a parità di carico di lavoro e, quindi, anche il fabbisogno di proteine diminuisce.
Il restante 25-30% dell’apporto calorico deve provenire dai lipidi che, se la pre- stazione fisica è di lunga durata e di intensità bassa, vengono utilizzati come fonte energetica. Esprimendo il concetto sinteticamente, si può dire che un’alimentazio- ne che comprenda i cinque gruppi fondamentali di alimenti e che sia adeguata al dispendio energetico è certamente in grado di soddisfare i fabbisogni nutrizionali del soggetto.
I cinque gruppi alimentari fondamentali,sono:
1. cereali e tuberi
2. carni, pesci, uova e legumi secchi 3. latte e derivati
4. frutta e verdure fresche
5. grassi di condimento
Un'altra esigenza importante dei praticanti sportivi è rappresentata dalla necessità di assumere abbondante acqua nell'arco della giornata. è evidente che le esigenze idriche sono commisurate alle perdite e, quindi, alle condizioni climatiche ed am- bientali in cui viene svolta l’attività.

Modello di calcolo del fabbisogno proteico nel praticante sportivo

In un praticante sportivo, l’aumento di 3 Kg di massa muscolare corrisponde a circa 600 grammi di incremento delle proteine muscolari (il restante 80% dell’au- mento è sostanzialmente acqua). Ipotizzando che tale incremento venga raggiun- to in circa sei mesi (180 giorni) di allenamento e tenendo conto che si riesce ad utilizzare circa il 70% delle proteine ritenute, significa che la ritenzione proteica complessiva deve essere pari a circa 860 grammi.
Tradotto in termini di fabbisogno giornaliero di proteine, significa che il praticante sportivo deve incrementare l'assunzione di proteine di circa 4,8 grammi rispetto al fabbisogno medio stabilito in 1g/Kg di peso corporeo (4,8 x 180 giorni = 856 grammi).
Va ancora sottolineato che, al di là di un determinato apporto di proteine, la loro sintesi tende all’appiattimento, il che vuol dire che tale quota proteica maggiora- ta non si traduce in una maggiore massa muscolare. Anzi, l’eccesso provoca un maggior impegno metabolico dell’apparato renale per l’eliminazione dell’ammo- niaca.
Particolare attenzione va invece posta quando lo sportivo segua una dieta comple- tamente vegetariana in cui non vengano assunti né latticini né uova; ad eccezione della soia e dei suoi derivati, le proteine contenute nei vegetali hanno un valore biologico molto inferiore a quello delle proteine animali. Oltre all’utilizzo abbon- dante di legumi e di soia, un vegetariano praticante attività sportiva può avere il bisogno di ricorrere ad integratori proteici.


Un milkshake al cioccolato per migliorare le prestazioni sportive

Un “milkshake” al cioccolato per avere più resistenza fisica e come ottimo integratore alimentare per gli sportivi.

Avevamo già trattato l’utilità per gli sportivi di assumere bevande a base di latte e cioccolato ma un team di ricercatori dell’Università del Texas ad Austin, è giunto a tali conclusioni, monitorando scientificamente gli allenamenti di 2 gruppi di sportivi, dilettanti e professionisti.

Lo studio, pubblicato sul Journal of Strenght and Conditioning Research, ha messo in evidenza che le proteine e i carboidrati che si assumono bevendo latte e cioccolato, permettono sia un migliore recupero fisico dopo una sessione di training che una forma fisica più atletica.

L’esperimento è stato condotto su 2 gruppi di persone, uno composto da 10 ciclisti professionisti e un altro da 32 ciclisti dilettanti per 5 settimane.

Fra i volontari del primo gruppo, gli studiosi hanno rilevato una maggiore potenza muscolare e una riduzione dei tempi di ripresa, migliore nei bevitori di frappè al cioccolato, rispetto a chi aveva assunto bevande energetiche.

Gli stessi risultati positivi sono stati poi riscontrati all’interno del secondo gruppo. I ciclisti amatoriali che assumevano latte e cioccolato, infatti, hanno mostrato una resistenza fisica più elevata, migliori prestazioni sportive e un elevato metabolismo dei grassi.

Il dottor Ivy, infatti, spiega che non è ancora chiaro il meccanismo in base al quale gli atleti possano trarre beneficio da tale bevanda ma “c’è qualcosa nella naturale combinazione di proteine e carboidrati che può offrire significativi vantaggi fisici agli sportivi”.

Egli aggiunge che ulteriori ricerche chiariranno i meccanismi biologici alla base di tali risultati.


domenica 24 novembre 2013

Dieta localizzata: dimagrimento mirato

Dieta localizzata: dimagrimento mirato
 
Dimagrire pancia e fianchi è uno degli obiettivo fondamentali per molte donne; una dieta localizzata su tali punti critici potrebbe aiutare a snellire maggiormente queste zone.È sempre consigliabile, un'azione combinata di dieta e sport, per aumentare gli effetti benefici e l'utilizzo di prodotti snellenti.

I segreti della dieta localizzata
Se si intende intraprendere una dieta localizzata, si potrebbe puntare sull'uso delle alghe per drenare e sgonfiare addome e gambe.

L'alga kambu, ad esempio, originaria delle acque costiere in Giappone è utilizzata da secoli nella medicina popolare; è ricca di acido alginico, sostanza dal potere depurativo naturale, che raccoglie le tossine lungo le pareti dell'intestino favorendone laloro naturale eliminazione. Contiene anche iodio, utile per il metabolismo, e acido glutammico, che ammorbidisce le fibre alimentari.

In alternativa si potrebbero usare gli integratori, bustine da assumere oralmente e da utilizzare nell'ambito di diete ipocaloriche per la riduzione del peso e per sgonfiare l'addome.

L'importanza degli esercizi fisici


È necessario, inoltre, lavorare su esercizi mirati, soprattutto per i fianchi, circa 3 volte a settimana per 20 minuti. Tre esercizi da fare in piedi, con le gambe e i piedi uniti e la schiena dritta, potrebbero essere:

alzare una gamba in avanti e poi indietro, cercando di formare un angolo di 90° nelle due posizioni di estensione massima. Ripetere 20 volte a destra e a sinistra.
lanciare in alto una gamba di fianco, magari appoggiando la mano opposta a una sedia per mantenere l'equilibrio. Quando la gamba raggiunge i 90° bisogna trattenre la posizione e contare fino a 30. Ripetere 20 volte a destra e a sinistra.
Munirsi di un manico di scopa e appoggiarlo sulle spalle, dietro al collo, in orizzontale. Fare delle torsioni col busto, arrivando a guardare dietro, tenendo le gambe leggermente piegate. Eseguire 3 serie da 20.
Cibi da evitare

Per avere il ventre piatto, un'altra accortezza sarebbe quella di evitare i cibi che provocano gas come: le bibite, fagioli, fritti, pane, formaggio, carne rossa, insaccati come salsiccia.

Da eliminare anche farinacei con strutto o grassi, i cioccolatini e i pasticcini, così come bisogna moderare gli alcolici.

Vanno infine aboliti gli spuntini notturni; andare a dormire dopo aver mangiato, non consente al corpo di smaltire tutte le calorie necessarie.

ESEMPI DIETA LOCALIZZATA

Ti proponiamo una dieta da 1300 calorie al giorno che, seguendola per 15 giorni, ti permetterà di snellire il girovita perdendo 2 chili:

Primo giorno

Colazione: caffé di orzo con mezzo cucchiaino di zucchero, 200 ml di latte parzialmente scremato, 2 fette biscottate integrali con 2 cucchiaini di marmellata
Spuntino: una banana
Pranzo: 70 g di riso integrale con sugo di pomodoro fresco e basilico (preparato con 200 g di pomodori) e un cucchiaino di olio extra-vergine d’oliva, 100 g di tralcio di salmone ai ferri accompagnato da 100 g di carote e 100 g zucchine
Spuntino: 125 g di yogurt magro alla frutta
Cena: minestra di orzo (preparata con 50 g di carote, 50 g di patate, 50 g di sedano, 30 g di orzo e un cucchiaino di olio extra-vergine d’oliva), 50 g di prosciutto cotto privato del grasso, 50 g di insalata verde condita con un cucchiaino di olio extra-vergine d’oliva, un bicchiere di vino.

Secondo giorno

Colazione: caffé di orzo con mezzo cucchiaino di zucchero, 200 ml di latte parzialmente scremato, 2 fette biscottate integrali con 2 cucchiaini di marmellata
Spuntino: 125 g di yogurt magro alla frutta
Pranzo: 70 g di pasta integrale condita con un sugo di zucchine, (preparato con 300 g di zucchine fatte saltare in 2 cucchiaini di olio extra-vergine d’oliva), 100 g di fesa di tacchino ai ferri, 110 g di carote crude.
Spuntino: un kiwi
Cena: minestrone freddo, (preparato con 200 g di verdure miste e 30 g di farro), condito con un cucchiaino di olio extra-vergine d’oliva a crudo, 100 g di tonno al naturale, 100 g di spinaci freschi con un cucchiaino di olio extra-vergine d’oliva e 5 g di pinoli, un bicchiere di vino.

Terzo giorno

Colazione: caffé di orzo con mezzo cucchiaino di zucchero, 200 ml di latte parzialmente scremato, un pacco di cracker integrali.
Spuntino: 3 albicocche
Pranzo: 70 g di orzo lessato, condito con un cucchiaino di olio extra-vergine d’oliva e un trito di basilico, carote e sedano crudi, 100 g di sgombro ai ferri e 100 g di zucchine tagliate a julienne, condite con un cucchiaino di olio extra-vergine d’oliva.
Spuntino: 125 g di yogurt magro alla frutta
Cena: passato di verdure (preparato con 200 g di verdure miste e 30 g di pasta), condito con un cucchiaino di olio extra-vergine d’oliva a crudo, 70 g di bresaola, 200 g di melone, un bicchiere di vino.

Quarto giorno

Colazione: caffé di orzo con mezzo cucchiaino di zucchero, 200 ml di latte parzialmente scremato, 2 fette biscottate integrali con 2 cucchiaini di marmellata.
Spuntino: una banana
Pranzo: 70 g di riso integrale condito con un sugo preparato con 200 g di peperoni gialli e rossi e un cucchiaino di olio extra-vergine d’oliva, 100 g di petto di pollo ai ferri insaporito con un trito di erbe aromatiche, 100 g di pomodorini a ciliegia.
Spuntino: 125 g di yogurt magro alla frutta
Cena: minestrone (preparato con 200 g di verdure miste e 30 g di farro), condito con un cucchiaino di olio extra-vergine d’oliva a crudo e qualche fogliolina di basilico fresco, 100 g di formaggio magro, 50 g di insalata verde condita con un cucchiaino di olio extra vergine di oliva, un bicchiere di vino.

Quinto giorno

Colazione: caffé di orzo con mezzo cucchiaino di zucchero, 200 ml di latte parzialmente scremato, 30 g di pane integrale con 2 cucchiaini di marmellata.
Spuntino: 125 g di yogurt magro alla frutta
Pranzo: 70g di pasta integrale con un sugo di a base di melanzane (preparato con 200g di melanzane, 50g di peperoni, un cucchiaio di olio extra vergine di oliva e basilico fresco), 100 g di alici marinate con un cucchiaino di olio extra vergine di oliva, limone e prezzemolo, 100 g di carote crude.
Spuntino: un kiwi
Cena: passato di verdure (preparato con 200 g di verdure miste e 30 g di pasta), condito con un cucchiaino di olio extra vergine di oliva a crudo, 60 g di affettato di tacchino, 100g di spinaci crudi conditi con un cucchiaino di olio extra vergine di oliva, un bicchiere di vino.


sabato 23 novembre 2013

MANGIO DUNQUE DIMAGRISCO

CONSIGLI ALIMENTARI

*) Non fare mai la scarpetta 

*) Mangiare la pizza lasciando i bordi. 

*) Mangiare legumi, pesce, uova, formaggio, carne tutti 2 volte la settimana alternando i secondi e tenendo come primo un pugno di pasta o di riso senza eccessivi condimenti. 

*) Frutta e verdura sempre. 

*) Se si saltano i pasti si ingrassa, quindi meglio mangiare 5 volte al giorno ma in modo regolare, privileggiando i carboidrati che danno energia. 

*) Mai sommare affettati a un piatto di carne e pesce, men che meno carne e formaggi. 

*) A pranzo o a cena deve esserci sempre il contorno di verdura di stagione. 

*) Il gelato è un pasto, altrimenti meglio un ghiacciolo. 

*) La dieta che funziona non può dimenticare il gusto. 

MANGIO DUNQUE DIMAGRISCO

All'origine dell'ingrassamento non c'è quindi la quantità di cibo, ma la qualità chimico-fisica, la natura dell'alimento, calcolabile tenendo presente l'indice glicemico di ogni cibo. L'amido contenuto nei ceci ad esempio è molto diverso da quello del grano e da quello delle patate. L'errore è nell'affermare che tutti gli amidi hanno lo stesso potere nutrizionale. I processi metabolici invece sono differenti per ogni tipo di amido. Quello contenuto nelle patate fritte ad esempio causa glicemie che producono secrezioni ormonali di insulina. Quando ce n'è troppa, l'energia in eccesso viene orientata verso lo stoccaggio piuttosto che essere bruciata. Differente il meccanismo per le lenticchie verdi: stessa quantità di amido ma qui l'energia viene tutta bruciata. Stesso discorso per la pasta. Mangiare gli spaghetti al dente come si fa in Italia, non fa aumentare di peso perchè l'amido non ha modo di trasformarsi, ma se li cuoci per 20 minuti, come li preparano in America o in Germania, allora sì che fanno ingrassare, perché subentra un meccanismo metabolico diverso. Da qui deriva il segreto della dieta mediterranea: pasta al dente, olio di oliva, frutta, verdure, legumi. 
Montignac ha stilato un "indice glicemico di alcuni alimenti comuni". In questa classifica hanno valore zero le carni e valore 110 il maltosio (più del glucosio a quota 100). In mezzo ci sono alimenti simili con differente indice: il pane integrale 40 e il pane bianco 70; gli spaghetti al dente 45 e quelli ben cotti 55; il cioccolato 22 (con cacao piu' del 70%). Tutti i legumi fra il 22 e il 40. 
Per dimagrire, il metodo Montignac prevede due fasi, il raggiungimento del peso ideale e il suo mantenimento: nella prima il principio base prevede di calibrare l'assunzione dei grassi in relazione allo specifico indice glicemico fino al 35; nella seconda fase (mantenimento) possono essere consumati alimenti con indice glicemico fino al 50. E non si limita, Montignac, a indicare il tipo di dieta. Fa anche numerosi esempi, dedicando 60 pagine del suo libro a ricette fra le più gustose della cucina internazionale. 


DAL SITO DEL MINISTERO DELLA SALUTE (da www.ministerosalute.it): 

01) Chi ha genitori obesi è destinato inevitabilmente ad essere grasso? 
FALSO. L’obesità non si eredita, però la predisposizione sì. Tale eventualità dipende soprattutto dal tipo di vita che si conduce. Se la quantità di calorie che si assumono ogni giorno è pari a quella che si brucia, non si ingrasserà. Tuttavia, succede di ereditare le abitudini alimentari e di vita dalle persone che ci hanno cresciuti. Bisogna, quindi, sostituire le vecchie abitudini con uno stile di vita corretto: meno grassi, più frutta e verdura e attività fisica quotidiana. 

02) Gli alimenti come il peperoncino o il caffè accelerano il metabolismo basale facendo perdere peso? 
FALSO. Questi alimenti accelerano il metabolismo in misura molto modesta, certamente non in modo sufficiente da bruciare il grasso in eccesso. Per mantenersi in forma occorre, piuttosto, praticare una regolare attività fisica. 

03) I radicali liberi fanno bene alla salute? 
FALSO. I radicali liberi dell’ossigeno sono sostanze tossiche per l’organismo. Si formano per ossidazione ossidativa degli acidi grassi in molti modi: con una drastica dieta dimagrante, con la frittura degli alimenti, con il fumo, l’inquinamento, l’esposizione eccessiva ai raggi ultravioletti. Frutta e verdura ricche di antiossidanti, contrastano la formazione di radicali liberi. 

04) L’acqua oligominerale aiuta a perdere peso? 
FALSO. L’acqua oligominerale avendo proprietà diuretiche aiuta a perdere liquidi e non grassi. In regime dietetico, però è molto importante assumerne almeno due litri al giorno, in quanto facilita l’eliminazione renale delle scorie e contribuisce a dare un senso di sazietà, riempiendo lo stomaco. 

05) L’ananas fa dimagrire? 
FALSO. L’ananas contiene una sostanza, la bromelina, un enzima che aiuta a digerire le proteine. Questo enzima è presente in grande quantità solo nel gambo della pianta, pertanto è bene non abusare del frutto o del succo del frutto, perché essendo quasi privo di bromelina, non aiuterà a digerire, anzi apporterà soltanto zuccheri supplementari. 

06) L’olio di semi è meno grasso di quello di oliva? 
FALSO. Sul piano dell’apporto energetico i grassi sono tutti uguali, quindi, sia l’olio di oliva che quello di semi forniscono le stesse calorie (9 kcal/grammo); non è corretto, perciò, ritenere l’olio di semi più “leggero”. 

07) La pasta ed il riso integrale contengono più fibre di frutta e verdura? 
VERO. La pasta e il riso integrale contengono in media circa 7 grammi di fibra ogni 100 di parte edibile (commestibile), mentre la frutta e la verdura contengono in media circa 3 grammi su 100 di parte edibile. 

08) Mangiare soltanto frutta, in grande quantità, aiuta a mantenere la linea? 
FALSO. La frutta, se assunta in grandi quantità, apporta una notevole quota di zuccheri e quindi di calorie, (4 kcal/grammo). Attenzione, poi, alla frutta secca (noci, arachidi, mandorle, noci), ricca anche di grassi, che rappresentano la maggiore fonte di energia (9 kcal/grammo). I nutrizionisti consigliano di assumere frutta fresca di stagione nella misura di 2-3 porzioni al giorno, nel contesto di una dieta varia ed equilibrata. 

09) Per alimentarsi correttamente basta eliminare gli alimenti grassi dalla dieta? 
FALSO. Un’alimentazione “senza grassi” non significa sempre “senza calorie”. Molte volte, infatti, mangiamo cibi che hanno sicuramente un ridotto contenuto di grassi, ma di contro sono ricchi di carboidrati. E’ importante, invece, per il nostro organismo apportare vitamine liposolubili e acidi grassi essenziali, che si trovano nell’olio vegetale e nel pesce azzurro (sgombri, sardine e tonno). Anche chi è a dieta deve mangiare un po’ di tutto. 

10) Per condire gli alimenti può essere usato sale a volontà? 
FALSO. Il sale è prezioso per l’organismo ma non bisogna abusarne. Troppo sale contribuisce all’insorgenza di ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari. 

11) Per dimagrire si deve associare alla dieta anche l’attività fisica? 
VERO. Si dimagrisce riducendo l’introito alimentare ma anche aumentando il consumo delle calorie, attraverso l’attività fisica. Con una dieta dimagrante infatti si perde soprattutto massa grassa ma anche magra; con l’attività fisica, invece si contribuisce a preservarla tonificando la muscolatura. 

12) Per mantenersi in forma basta saltare la colazione o il pranzo? 
FALSO. Saltare un pasto, per esempio quello di mezzogiorno, oppure la colazione del mattino, non fa bene alla salute; infatti questo sistema mette in moto dei meccanismi biologici che portano inevitabilmente ad introdurre molto più cibo nel pasto successivo. Molti studi hanno dimostrato che la maggior parte delle persone obese, solitamente non fa colazione o si limita ad un caffè. La colazione è una tappa fondamentale della nostra alimentazione, anche in una dieta dimagrante. Saltare i pasti non fa dimagrire. Inoltre ogni volta che mangiamo, una parte dell’energia introdotta con il cibo viene bruciata per assimilare il cibo stesso, con conseguente produzione di calore; questa quota di energia non viene accumulata sotto forma di grassi; quindi mangiando spesso si “brucia” di più. (da www.ministerosalute.it) 

13) Per scendere di peso basta eliminare la pasta dalla dieta? 
FALSO. Se consumata in quantità adeguata garantisce la copertura di buona parte del fabbisogno energetico dell’organismo, apportando carboidrati, carburante indispensabile, e non grassi, veri responsabili dell’aumento di peso. In una dieta equilibrata, infatti, almeno il 55% delle calorie introdotte deve essere rappresentato da carboidrati. 


SINTESI ALIMENTAZIONE 
Regole da integrare armonicamente nel proprio stile di vita fino a farle diventare piacevoli abitudini quotidiane: 

1. ABBINAMENTO PROTEINE/CARBOIDRATI 
In ciascuno dei tre pasti principali va sempre inserita una fonte proteica, nella misura “visiva” approssimativa di un terzo del volume totale, al fine di limitare l'effetto rimbalzo dell'insulina.

2. CONTROLLO DI INDICE E CARICO GLICEMICO 
È necessario mantenere sotto controllo l'assunzione di carboidrati ad alto indice glicemico: zucchero, pane, pasta bianca.

3. DISTRIBUZIONE DEI PASTI 
Per favorire le peculiari modalità di utilizzo delle calorie da parte dell'organismo, l'assunzione calorica nel corso della giornata va distribuita con un apporto calorico: 
rilevante nella prima colazione; 
medio a pranzo; 
leggero la sera.

4. FRUTTA E VERDURE IN LIBERTÀ 
Frutta e verdure fresche, crude e senza condimento, sono consentite anche al di fuori dei pasti, a parte pochissime eccezioni, in quantità illimitate; è ottima norma iniziare ogni pasto con qualche assaggio di frutta o verdura fresca.

5. APPORTO GENEROSO DI ACQUA E FIBRA 
Un apporto giornaliero di fibra alimentare indigeribile garantisce il funzionamento ottimale delle funzioni digestive: è, pertanto, raccomandabile l'assunzione di farine integrali e di frutti e verdure interi. Il fabbisogno di acqua non va trascurato affinché le scorie possano essere eliminate con facilità.

6. MASTICAZIONE PROLUNGATA 
Assaporare e masticare a lungo ogni boccone prima di deglutirlo sollecita segnali di sazietà più tempestivi e maggiore facilità digestiva.

7. DECISA RIDUZIONE DELL'ASSUNZIONE DI "CIBI SPAZZATURA" 
È importante evitare cibi impoveriti dalla raffinazione, dalla cottura, dalla lavorazione industriale, ricchi di grassi idrogenati. Limitare quanto più possibile le aggiunte industriali di conservanti, coloranti, antibiotici, ormoni, aromatizzanti, leganti, addensanti e additivi in genere.

8. ATTIVITÀ FISICA 
Tra le sane abitudini, inserire un'attività fisica di tipo aerobico costante e regolare. 

9. CONTROLLO DELLE INTOLLERANZE 
La presenza di una o più intolleranze alimentari va corretta con un adeguato periodo di rotazione dei cibi responsabili del disagio.

10. EQUILIBRIO PSICOFISICO 
I cibi possano condizionare i nostri atteggiamenti, il nostro umore, le nostre successive scelte alimentari; fattori quali stress, frustrazioni, arrabbiature possano portarci a cercare consolazione nel cibo: si richiede una comprensione profonda ed una rimozione attiva di tali schiavitù.

NON È POSSIBILE PROPORRE UN MODELLO ALIMENTARE VALIDO DEMONIZZANDO UN CIBO O UN GRUPPO DI CIBI. 

IL REGIME ALIMENTARE DEVE PORTARE IL SOGGETTO AD AVERE UNA MASSA GRASSA INFERIORE AL LIMITE DI SOVRAPPESO. 
Uno stesso alimento assunto da persone obese fa maggiori danni che se assunto da persone con la corretta massa grassa. Ciò evita di demonizzare un alimento. 
IL REGIME ALIMENTARE DEVE RISPETTARE LA CORRETTA RIPARTIZIONE DEI MACRONUTRIENTI. 
Per esempio la dieta italiana consiglia una ripartizione del tipo 50% carboidrati, 20% proteine, 30% grassi. 
IL REGIME ALIMENTARE DEVE RISPETTARE GLI INTERVALLI CONSIGLIATI PER I MICRONUTRIENTI. 
a causa delle differenze fra gli individui (e del loro metabolismo) non è scientifico fissare un valore consigliato. 
Fissando un intervallo, il soggetto è libero di muoversi senza dover far caso a ricerche assurde. 

Prima legge dell'integrazione - Ogni sostanza ha un intervallo di assunzione al di sotto del quale si produce carenza, al di sopra surplus. 
Seconda legge dell'integrazione alimentare - Ogni carenza verificata deve essere corretta prima con l'alimentazione e poi con l'integrazione. 
Terza legge dell'integrazione alimentare - Ogni surplus è negativo per l'organismo poiché produce un sovraccarico da eliminazione o effetti collaterali da assunzione eccessiva. 

GLI ACIDI GRASSI ESSENZIALI (EFA, essential fatty acids) 
numero dopo la parola omega indica quanti atomi di carbonio ci sono a partire dall'ultimo atomo di carbonio (che è per questo denominato carbonio omega, l'ultima lettera dell'alfabeto greco) fino ad arrivare al primo doppio legame. 
ACIDI OMEGA ESSENZIALI (non sintetizzabili dal corpo umano): l'acido alfalinolenico (omega 3) e l'acido linoleico (omega 6). 

OMEGA 3: soprattutto nei grassi del pesce (salmone, sgombri, acciughe ecc.) e nell'olio di pesce. Da ricordare fra gli essenziali l'acido alfalinolenico (contenuto nelle noci e negli oli di soia, di mais); l'acido eicosapentanoico (EPA) e l'acido docosaesanoico (DHA, fondamentale per la composizione dei lipidi del cervello e dei fosfolipidi delle membrane sinaptiche implicate nella trasmissione dell'impulso nervoso) sono invece non essenziali perché sintetizzati da altri acidi grassi. 

OMEGA 6: soprattutto negli oli vegetali (oli di girasole e di mais che però non devono essere cotti), ma anche in cibi proteici, nelle verdure e nei cereali. Da ricordare l'acido linoleico (è contenuto in noci, cereali, olio di mais e di girasole, legumi); da esso deriva l'acido gammalinolenico, GLA, utile nella riduzione del colesterolo, contro l'artrite reumatoide, la neuropatia diabetica e l'eczema). 
Fra gli acidi grassi omega 6 si deve ricordare l'acido arachidonico, visto come il peggior nemico dell'organismo da Sears e dalla sua dieta a zona. 

GLI EICOSANOIDI sono sostanze (superormoni) che controllano i sistemi ormonali. Sono rappresentati da diverse famiglie di sostanze (prostaglandine, tromboxani, leucotrieni, lipossine ecc.). 
PRIMO PUNTO: Esistono eicosanoidi buoni ed eicosanoidi cattivi 
Dagli acidi grassi essenziali si arriva agli eicosanoidi. 


ACQUA 
assunta direttamente o indirettamente tramite cibi che ne contengono una notevole percentuale (come frutta, verdura, latte ecc.). 
Soggetto sano: bere quando si ha sete. 
Soggetto anziano o malato: bere molto e spesso. 



ACRILAMIDE, PATATINE E FRITTI 
Correlazione fra acrilamide e consumo di patatine o prodotti a base di amido fritti. 
Praticamente tutti i tipi in commercio hanno alti valori di acrilamide, ma variano da 5 microgrammi/kg a 3.500 microgrammi/kg di prodotto! 
Peggio per le patatine fritte in casa (da 3.500 a 12.000 microgrammi/kg). 
Il problema è causato dalla temperatura, non dal grasso usato nella frittura (si tenga comunque conto che in molti fast food si usa olio di colza che, per altri motivi, è decisamente poco salubre). Tale temperatura non dovrebbe superare i 150 °C. 
In base al punto precedente non c'è problema per le patate (o altri cibi ricchi di amido) bollite. 

Notizie positive. 
a) l'acrilamide (come molte altre sostanze, soprattutto se somministrate a forti dosi) è cancerogena per i ratti. Studi sono in corso sull'uomo, ma bisogna tener presente che su migliaia di sostanze cancerogene a forti dosi su animali solo meno di cento lo sono sull'uomo in condizioni normali di assunzione o esposizione. 
b) non è la materia prima, ma il metodo di produzione che causa le differenti concentrazioni di acrilamide fra marca e marca. 
c) esistono anche altri processi di cottura (come la griglia) che producono sostanze altrettanto pericolose. 
d) non sono le patatine le sole a essere sotto accusa. Infatti nella seguente tabella (in microgrammi/kg prodotto) risulta chiaro che l'allarme "patatine" è troppo "mirato". Ricordiamo che la soglia è di 0,5 microgrammi per kg di peso corporeo: un individuo di 70 kg ha una soglia di 35 microgrammi giornalieri. 

Prodotti da forno 50-450 
Patatine fritte 50-3.500 
Cereali da colazione 50-1.346 
Biscotti, cracker, toast 30-3.200 
Patatine fritte in casa 3.500-12.000 

Se si è normopeso e si ha un regime alimentare controllato in calorie è molto difficile assumere quantità pericolose degli alimenti oggetto di questo articolo. 

ALOE VERA 
pianta perenne della famiglia delle Liliacee 
PELLE: 
Attualmente l'aloe vera è utilizzata per curare: 
ustioni 
escoriazioni 
cicatrici 
scottature ed eritemi solari 
pelli secche, arrossate e screpolate (come idratante) 
ragadi (anali e non) 
Per la massima efficacia occorre usare aloe concentrata in gel. 

GLI AMINOACIDI RAMIFICATI 
Sono i mattoni che costituiscono le proteine, essenziali per la struttura muscolare. 
l'integrazione con aminoacidi ramificati non è giustificata per chilometraggi inferiori ai 20 km. 
Basta considerare il fatto che 10 g di ramificati sono contenuti in 250 g di carne di pollo per capire che l'alimentazione ne fornisce una quantità sufficiente per tutti quei runner che mangiano bene (con una percentuale sufficiente di proteine) e non sono maratoneti. 
Se possono essere importanti nella fase di recupero, gli aminoacidi (ramificati o meno) non hanno nessuna particolare importanza nel miglioramento della prestazione. 
alte dosi possono alzare notevolmente l'azotemia con conseguente sovraccarico renale. 

INDICE DI APPETIBILITÀ 
Impossibile avere un riscontro oggettivo sull'appetibilità. 
l'indice di appetibilità è la quantità di calorie di un alimento che il soggetto assume prima di sentirsene sazio. 
La posizione più logica è di evitare sia i cibi troppo appetibili (la cui assunzione in dosi che il soggetto ritiene scarse provoca un senso di frustrazione alimentare) sia i cibi scarsamente appetibili (come quantità industriali di insalate che per molti soggetti sono viste come vere e proprie punizioni). 

RICETTE LIGHT: LA CUCINA ASI 
Nelle regole della dieta italiana si parla di piatti ASI: 
La dieta italiana sostiene la cucina che cerca il giusto compromesso fra appetibilità, sazietà e ipocaloricità (piatti ASI). 
Olio, zucchero e burro devono essere impiegati nella quantità minima tale da soddisfare la preparazione di piatti ASI. 
Una ricetta per essere salutista deve essere ipocalorica. 
Una ricetta ipocalorica deve essere saziante; 
La cucina ASI (ricette appetibili, ipocaloriche e sazianti) è il giusto punto di equilibrio fra alimentazione salutista e buona cucina 
La cucina ASI è l'unica che possa dare veramente la dimensione di uno chef. 
Una ricetta ASI è una ricetta in cui la fantasia dello chef si sbizzarrisce per creare qualcosa di estremamente appetibile e saziante, rispettando un unico vincolo, quello sulle calorie. 
I vincoli calorici fissato dalla cucina ASI sono i seguenti (prodotto cucinato): 
primi piatti: 100 kcal/100 g 
zuppe e minestre: 50 kcal/100 g 
secondi piatti: 100 kcal/100 g 
dolci freddi: 150 kcal/100 g 
dolci da forno: 240 kcal/100 g 

ATTIVITÀ COMUNI: IL FABBISOGNO ENERGETICO 

I valori riportati sono valori medi per un'ora d'attività per un soggetto di 70 kg. I dati non tengono conto del dispendio metabolico (65 calorie circa) durante l'attività, in genere già inserito nel metabolismo basale. Ovviamente si tratta di valori medi. 

Attività Calorie 
Accudire gli animali (fattoria) 140 
Ballo lento 80 
Ballo veloce 390 
Cucinare 60 
Cucire 30 
Dipingere una parete 140 
Fare shopping 60 
Giocare a carte 15 
Guardare la televisione 10 
Lavare la macchina 80 
Lavori di falegnameria 80 
Lavori elettrici 120 
Lavoro al computer 18 
Lavoro alla scrivania 10 
Lavoro a una macc. utensile 80 
Mangiare 5 
Passeggiare 180 
Potare gli alberi 420 
Pulire la casa 110 
Scrivere 30 
Spaccare la legna 1100 
Stare in piedi 18 
Stirare 40 
Suonare uno strumento 60 
Tagliare il prato 90 
Yoga 140 
Zappare 600 


BETACAROTENE E VITAMINA A 
Si trova in natura in due forme principali: 
il retinolo (di origine animale; si trova nel tuorlo d'uovo e nel fegato) 
e i carotenoidi (di origine vegetale; si trovano nella frutta e nella verdura di colore arancione o verde scuro); entrambe le forme sono provitamine cioè precursori che vengono poi trasformati nella vitamina. 
Molte sono le funzioni della vitamina A (da non confondere con quelle del betacarotene che si è conquistato una sua autonomia, indipendentemente dalla capacità di trasformarsi in vitamina A); la sua carenza rende la pelle rugosa, gli occhi diventano rossi e irritabili, si accentua la sensibilità alla luce e si abbassa la visione notturna; può instaurarsi un'anemia, aumentano i rischi di calcoli renali e di allergie e si deprime il sistema immunitario. 
Il betacarotene è un precursore della vitamina A che si trova in molti prodotti vegetali, fra cui la carota da cui prende il nome. Molto attivo contro i radicali liberi, è attivo nella crescita e nella riparazione dei tessuti, nella protezione delle mucose, nella protezione dagli agenti inquinanti ed è fondamentale per una buona vista. Da recenti studi i cibi ricchi di betacarotene riducono il rischio di cancro al polmone, soprattutto nei fumatori. 
Come si misura - Attualmente si hanno le seguenti conversioni: 
1 UI = 0,3 mcg di retinolo oppure 1,8 mcg di betacarotene oppure 3,6 mcg di altri carotenoidi. 
Pertanto 18 mg di betacarotene equivalgono a 10.000 UI. 

TOSSICITÀ DELLA VITAMINA A 
La RDA della vitamina A è di 5000 UI al giorno, anche se la dose ottimale è di 8000 UI. Negli Stati Uniti limite di assunzione giornaliera in 10.000 U.I. Poiché è insolubile in acqua, mentre lo è facilmente in acetone, grassi, oli ed etere, fa parte del gruppo delle vitamine liposolubili, per le quali occorre fare attenzione sulla quantità massima di assunzione. Come è ormai noto da tempo, la vitamina A è, insieme alla D, l'unica che può provocare danni seri (problemi al fegato, fenomeni depressivi fino al suicidio e altri problemi nervosi, danni alle ossa e alle articolazioni e al feto, in gravidanza) se assunta in quantità maggiori di quelle consigliate (come ben sanno gli esploratori dell'Artico e gli eschimesi che si astengono dal consumare fegato di orso polare o di foca perché ricchissimi di vitamina A, 15.000 UI per grammo!). 

TOSSICITÀ DEL BETACAROTENE 
Il corpo trasforma il betacarotene in vitamina A solo in caso di effettivo bisogno. 
INTEGRAZIONE 
È invece indicato: 
- nei fumatori 
- in chi si espone al sole o agli agenti atmosferici 
- negli anziani oltre i 60 anni per la prevenzione della maculopatia senile 
- nei diabetici (per migliorare la cicatrizzazione) 
- nei bevitori (l'alcol distrugge le riserve epatiche di vitamina A) 

McDonald's 
Il problema vero - tipo di grassi che vengono utilizzati per gelati, salse, fritti ecc. Anziché usare olio extravergine di oliva spremuto a freddo (che sarebbe il massimo), si usano olio di colza (che è il minimo!) e di girasole per friggere le patatine, nonché olio di palma per la panatura delle crocchette di pollo. 

NOTE VARIE 
L'obesità è ereditaria, i geni giocano un ruolo importante nel determinare la taglia che ognuno di noi avrà nella vita. 
Non sono poche le persone nate con uno squilibrio del gene che produce la leptina. 
È anche ciò che mangiamo a fare la differenza. I grassi sono quelli maggiormente responsabili. I grassi saturi, presenti negli alimenti di origine animale come burro, formaggi, carne, sono più resistenti a essere bruciati, così l'organismo riceve l'istruzione di immagazzinarli. I grassi insaturi come olio di oliva e di semi, presenti nei cibi di origine vegetale, sono invece consumati rapidamente per ottenere energia. Non solo: danno anche istruzioni all'organismo affinchè consumi altro grasso. 
Il grasso incoraggia i muscoli a rifiutare il glucosio, cioè gli zuccheri, come fonte di energia. Per evitare allora che il glucosio si accumuli nel sangue, il pancreas produce quantità maggiore di insulina, l'ormone che ha proprio il compito di prelevare gli zuccheri dal sangue e farli bruciare dalle cellule. Nel tempo, tuttavia, il pancreas si affatica e non riesce più a compensare l'eccesso di glucosio. così si sviluppa il diabete. 
È ormai chiaro che i chili buttati giù con le diete dei giornali fatalmente prima o poi si riprendono, e ogni volta è sempre peggio, perchè i meccanismi con cui il corpo umano resiste ai tentativi brutali di dimagrimento si rafforzano ogni volta di più. 



LA ZONA ITALIANA 
L'evoluzione della dieta mediterranea 
Gigliola Braga (www.zonaitalia.it) 

[SINTESI DEL LIBRO] 

La scienza nutrizionale della Zona si basa su due pilastri fondamentali: moderazione ed equilibrio, cioè moderazione quantitativa senza fame e giusto equilibrio di tempi e di componenti alimentari a ogni assunzione di cibo. 
Grazie a essa, si acquisiscono le preziose informazioni 
nutrizionali indispensabili per conoscere il cibo e per gestirlo correttamente, senza sentirsi costretti da una dieta.-Chi segue la Zona non è infatti a dieta, ma è una persona infonnata 
che tratta il cibo con sapienza e con il dovuto rispetto. 
La validità del metodo come dieta dimagrante è accertata’ 
e sicura. Il raggiungimento dell’obiettivo è tanto più veloce 
quanto più si rispettano le regole. Se si è precisi e meticolosi, 
si hanno rapidamente soddisfazioni che incoraggeranno a continuare con entusiasmo. 
Il dottor Sears ha messo a punto metodi applicativi diversi per la quantificazione del cibo. 
Quello «a blocchi» è il più preciso e rigoroso ed è indicato per chi ha deciso di partire per questo programma alimentare con determinazione: la diligenza verrà ampiamente ripa- 
gata con risultati puntuali e sicuri. Ai pnncipianti si consiglia di utilizzare sempre questo criterio. 
Successivamente, dopo che si è acquistata la necessaria esperienza, si può passare al metodo « a occhio », più approssimativo. 
In tutti i casi è necessario un apporto di acqua che non deve mai essere inferiore ai 2 litri giomalieri. 
A qualcuno potrà capitare di partire ben determinato, ma poi di perdersi strada facendo. Magari comincerà a pensare 
di non avere abbastanza tempo, che il metodo non è così facile, che il proprio metabolismo è diverso eccetera. In realtà 
che Barry Sears cletinisce i quattro pilastri tonciamentaii dell’invecchiamento: l’eccesso d’insulina, i radicali liberi, gli zuccheri ematici, il cortisolo. 
Sono tre gli elementi che fanno da antidoto all’avanzamento dell’età: la restrizione calorica e in particolare quella condotta con il metodo alimentare pro Zona, l’esercizio fisi- 
co controllato e la riduzione dello stress. Questi elementi agiscono sul sistema ormonale che, così controllato, risente 
meno degli scombinamenti tipici dell’invecchiamento, ritardandone gli effetti indesiderati. 
La componente più importante è quella alimentare, responsabile all’ 80% del successo di Questo programma: con ne dell’osso; l’avena, che è il cereale preferibilmente consi- 
gliato nella Zona, apporta il GLA, un acido grasso essenziale della serie Omega 6 molto importante per la produzione di 
eicosanoidi. La sua produzione fisiologica si deprime e si n 
duce progressivamente con l’età, a partire dai 30 anni, fino a diventare insufficiente. È rarissimo, essendo ‘presente in pochissimi cibi come l’avena e l’olio di borragine, ed è per 
questo che fare rientrare l’avena nelle proprie abitudini alimentari diventa importante per chi vuole contrastare l’avanzamento degli anni. 


Altro elemento contro l’invecchiamento è l’esercizio fisico, che deve essere moderato e costante. Non è provato che 
induce la formazione di radicali liberi e cortisolo. Al contrario, è provato che la mancanza di movimento incide negati- 
vamente sulla possibilità di allungamento della vita. 
Si consiglia di eseguire sia 1’ allenamento aerobico, cioè quello in cui si utilizza ossigeno, tipo corsa lunga, sia quello 
anaerobico, cioè quello in cui non si utilizza ossigeno, tipo sforzo breve ma intenso, entrambi in modo leggero. 
La soluzione ottimale è di eseguire i due tipi di lavoro in giorni separati, ma se ciò non fosse possibile è meglio iniziare con quello anaerobico, a cui far seguire quello aerobico. 
Nelle patate esistono notevoli differenze in fatto di IG in base alla cottura: l’hanno più basso le patate bianche bollite 
le patate novelle che quelle cotte al microonde e al forno. 
La Zona consiglia poi di consumare come dolcificante il fruttosio anziché Io zucchero di barbabietola o di canna. Esi Gli yogurt, i dolci e le marmellate, da consumare modera- 
tamente, è meglio che contengano fruttosio (attenzione: lo zucchero dell’uva usato in alcune preparazioni non è fruttosio, ma glucosio). Si consiglia di usare il fruttosio anche per le preparazioni casalinghe di dolci e conserve. 

RIASSUMENDO 
Pasta, riso, farinacei e amidacei vanno consumati con moderazione e con alcuni accorgimenti: 
1. meglio quelli integrali e comunque poco raffinati 
2. meglio i prodotti preparati con farina di grano duro anziché quelli con farina bianca 0 o 00 che si usa per lo più per la preparazione di alcune paste casalinghe e per prodotti che necessitano di lievitazione 
3. meglio la cottura «al dente» che quella normale e «scotta» 
4. meglio le paste dietetiche o per bambini, addizionate con proteine, c e uelle normali 
5. meglio la varietà Carnaroli tra i risi nazionali 
6. meglio le patate bollite bianche o novelle che quelle cotte al forno o al microonde 
7. meglio il fruttosio che lo zucchero di barbabietola o di canna o il miele o i dolcificanti. 

TABELLA 4.2 - INDICE GLICEMICO DI ALCUNI ALIMENTI 
fagioli di soia in scatola 20 
fagioli di soia 25 
ciliegie 32 
fruttosiO 32 
orzo penato 32 
pompelmo 36 
spaghetti arricchiti di proteine 38 
fagioli secchi comuni 40 
Lenticchie comuni 41 
latte di soia 43 
albicocca 44 
spaghetti cotti per 5 minuti 45 
latte scremato 46 
vermicelli 50 
pere 52 
spaghetti 52 
mela 54 
ravioli 56 
piselli secchi 56 
pesca fresca 60 
arancia 63 
maccheroni 64 
linguine 65 
pan di Spagna 66 
uva 66 
piselli verdi 68 
cioccolato 70 
tortellini alformaggio 71 
succo d’arancia 74 
banana 77 
spaghetti a cottura prolungata 78 
biscotti da tè 79 
succo di frutta mista 79 
patate comuni bianche bollite 80 
riso integrale 81 
patate novelle 81 
riso bianco 83 
gelato 87 
patate confezionate 87 
biscotti di pasta frolla 91 
uva passa 91 
pane di segale 92 
zucchero 92 
gnocchi 95 
purè di patate 100 
pane bianco di frumento 101 
miele 104 
patate bollite schiacciate 104 
patate fritte 107 
zucca 107 
wafer alla vaniglia 110 
patate al forno 121 
patatine fritte croccanti 124 
glucosio 137 


CIBI DA USARE CON MODERAZIONE 
carni rosse 
• carni bianche grasse (parti di pollo e tacchino con pelle) 
grasso visibile delle carni 
insaccati grassi (salami, cotechino, zampone, mortadella, pancetta) 
grasso visibile degli insaccati 
frattaglie (fegato e fegatini, lingua) 
tuorlo 
formaggi con oltre il 20% di grassi (emmenthal, mascarpone, burnini) 
latte e yogurt interi 
burro, panna, lardo, strutto 
oli vegetali e grassi idrogenati o parzialmente idrogenati (margarine) 
cereali (pane, pasta, riso) 
verdure e ortaggi come patate, carote, barbabietole, granoturco, zucche e piselli 
frutta come banane, uva passa, datteri, fichi, frutti essiccati, papaia, mango, succhi di frutta 
dolci 

CIBI PRIVILEGIATI.., O QUASI 
tutto il pesce, in particolare: acciughe, tonno, sardine sott’olio, aninga, salmone, cefalo, sgombro, sarda, coregone. Ma anche: sardine, calamani, spigola, orata d’allevamento, aragosta, storione, salmone affumicato, polpo, cozze, gamberi 
petto di pollo e tacchino, struzzo, selvaggina e vitello magro. Ma anche: coniglio, tagli magri di bovino, cavallo e maiale, pollo, tacchino, a iano, quaglia 
bresaola. Ma anche: prosciutti e speck senza il grasso visibile 
albume 
proteine in polvere o in compresse 
formaggi con meno del 200/o di grassi (ricotta, fiocchi di formaggio magri, feta, mozzarella). Ma anche: fontina, parmigiano, grana,. scamorza, provolone, robiola, taleggio, groviera 
latte e yogurt parzialmente scremati 
soia e cibi derivati dalla soia 
olio extravergine d’oliva, olio d’oliva, olive, arachidi, noci,mandorle, pi noi i, pistacchi, anacardi, avocado, macadam ia. Ma anche: olio di arachidi, maionese Iight 
avena e orzo. 
tutta la verdura eccetto patate, carote, barbabietole, zucche, granoturco, piselli 
tutta la frutta eccetto banane, fichi, datteri, papaia, mango, frutti essiccati, uva passa, succhi di frutta 

RIASSUMENDO 
Nell’adozione dei metodo 40/30/30 si devono seguire le seguenti regole: 
1. ogni assunzione di cibo deve essere composta da tutti e tre i macronutrienti, cioè carboidrati, proteine e grassi 
2. le proporzioni devono essere: a ogni 9 g di carboidrati devono corrispondere 7 g di proteine e 3 g di grassi (per la quantità in cibo si fa ricorso a comode e facili tabelle che indicano i pesi degli alimenti utili a comporre i pasti secondo queste proporzioni) 
3. tra un pasto e l’altro non devono passare più di 5 ore 
4. se tra un pasto e l’altro trascorrono più di 5 ore, è necessario consumare uno spuntino, sempre composto da tutti e tre i macronutrienti 
5. uno spuntino deve essere composto al minimo da cibo corrispondente a 9 g di carboidrati, 7 g.di proteine, 3 g di grassi (1 blocco) 
6. l’ultimo spuntino deve essere quello serale, prima di coricarsi perla notte, salvo se si è cenato entro le 2 ore. Quindi, se si va a dormire entro 2 ore dalla cena, si può evitare lo spuntino. 

PROMEMORIA SULLA ZONA 
RICAPITOLANDO, la Zona è un metodo flessibile che permette di ottenere risultati apprezzabili anche se non si persegue
una precisione troppo restrittiva o addirittura ossessiva. Lo stesso dottor Sears afferma che se si applica la Zona per il 
75% delle volte si ha il 75% dei vantaggi. Ma è corretto fornire tutte le indicazioni necessarie perché chi vuole usufruire appieno dei benefici della Zona possa 
farlo, rispettando fedelmente tutte le regole, da quelle principali ai suggerimenti secondari. 
Dipende soprattutto dall’obiettivo che ci si pone: se si vuole solo perdere qualche chilo di troppo, è sufficiente riuscire a 
modulare l’insulina secondo le metodiche spiegate e qui schematizzate; se si punta al miglioramento o al mantenimento
della propria salute, comprendendo anche l’effetto anti-età, si deve trovare la giusta misura d’applicazione, seguendo pure 
i suggerimenti, a seconda delle aspettative che si vogliono avere. 
Premesso ciò, ecco un elenco delle regole, di cui le principali, già trattate, sono le prime due, ma tutte sono utili: 

1. ogni pasto o spuntino deve essere costituito da tutti e tre i macronutrienti, proteine, carboidrati e grassi, che vanno assunti nei quantitativi del metodo prescelto; 
2. tra un pasto e l’altro non possono trascorrere più di 5 ore; se l’intervallo risulta più lungo, fare uno spuntino; 
3. la colazione va consumata entro i ora dal risveglio; 
4. l’ultimo spuntino va fatto poco prima di dormire; 
5. gli spuntini vanno fatti anche se non si ha fame; 
6. gli spuntini non possono mai essere costituiti da meno di 1 blocco; 
7. fuori pasto prendere solo acqua o infusi e tisane senza fruttosio; 
8. bere un quantitativo d’acqua non inferiore a 2-2,5 litri giornalieri; 
9. non scendere sotto il quantitativo di blocchi stabilito per la propria massa magra e attività; 
10. non mangiare più di 6 blocchi a pasto; 
11. un pasto deve essere consumato senza troppo intervallo tra i costituenti, non più di 15 minuti; 
12. non effettuare più di 2 assunzioni liquide di latte o yogurt al giorno; 
13. limitare il più possibile l’uso del caffè; 
14. se si dovesse sbagliare un pasto, ricominciare dal pasto o dallo spuntino successivo a mangiare nella Zona; 
15. se necessario, è possibile frazionare i pasti in più spuntini debitamente intervallati. 

Queste regole possono essere arricchite da un promemoria che serve a ricordare, per sommi capi, i concetti, i consigli e i suggerimenti della Zona: 

1. orientare la propria scelta preferibilmente sugli alimenti favorevoli; 
2. cercare di non comporre il proprio pasto con cibi tutti appartenenti al tipo sfavorevole, ma cercare di combinate per esempio una fonte proteica sfavorevole con una fonte glucidica favorevole; 
3. consumare pesce più volte alla settimana, scegliendo preferibilmente tra aringhe, sarde, sgombro, salmone, ma anche tra tonno, spigola, storione, orata; 
4. se si sono superati i 30-35 anni, prevedere il consumo di avena da 3 a 5 volte alla settimana 
5. non superare il consumo di 2 uova intere a settimana, in più usare solo albume; 
6. evitare le frattaglie; 
7. il latte deve essere parzialmente scremato, lo yogurt bianco magro o alla frutta secondo le indicazioni di p.133; 
8. usare il fruttosio anziché lo zucchero o altri dolcificanti; 
9. 11 vino a pasto, specialmente se rosso e in quantitativi moderati, non va necessariamente evitato; 
10. è consigliabile mangiare a pasto una verdura cruda e una cotta; 
11 . rosmarino, salvia, maggiorana, origano e tutti gli altri aromi usati in cucina si possono utilizzare, come anche le spezie, ma in quantitativi moderati; 
12. la cottura dei cibi preferita è al vapore, quando possibile; 
13. evitare i cibi contenenti margarine, oli vegetali vari, grassi idrogenati, burro, strutto eccetera; 
14. ai formaggi di discreta e pessima scelta, alle proteine di pessima scelta, alle anguille e sardine, ad alcuni dolci non vanno aggiunti i grassi perché ne sono presenti già molti nella loro composizione; 
15. se si fa allenamento intenso consumare uno spuntino 30-45 minuti prima di cominciare e farne un altro entro 15 minuti dalla fine di esercizi anaerobici; 
16. lo spuntino serale si può evitare se si va a letto dopo 2 ore al massimo dalla cena; altrimenti è obbligatorio; 
17. l’autonomia dal cibo di i blocco è 2 ore-2 ore e mezzo, a seconda se è solido o liquido; 
18. chiedersi dopo 4 ore dal pasto: come sto? Se tutto è OK, non si dovrebbe avere fame. 


Trasgressioni 

Come si è detto più volte, l’alimentazione pro Zona può 
diventare uno stile di vita, e il benessere che ne deriva è il più 
prezioso alleato della nostra salute. 
Ma... errare è umano, e le tentazioni della cucina possono 
essere a volte irresistibili: non possiamo escludere, così, tra- 
sgressioni o cedimenti. 
Può succedere di sbagliare il pasto perché non si hanno 
fonti appropriate a disposizione, oppure ci si accorge nelle 
ore successive di non sentirsi come si dovrebbe. 
In genere le « sbandate » dalla retta via si manifestano co- 
me un generico eccesso di cibo, oppure come un’ abbuffata 
di carboidrati sotto forma di pastasciutte, paste al forno, dol- 
ci eccetera. In entrambi i casi l’effetto ormonale è lo stesso: 
eccesso d’insulina. 
La conseguenza sono i tipici malanni da « sbronza » d’in- 
sulina, cioè sensazioni di affaticamento, gonfiore, annebbia- 
mento mentale a cui non si era più abituati. Non è uno stato 
piacevole, anche se probabilmente era molto familiare prima 
di cominciare la Zona. 
Cosa succede se siamo usciti dalla Zona? Nulla, o quasi. 
È come cadere dalla bicicletta: ci si rialza e si riparte già dal 
pasto successivo, come dice il dottor Sears. Anzi, il biochi- 
mico americano invità addirittura a un’ abbuffata mensile, a 
scopo dimostrativo, per ricordare l’importanza del cibo: sa- 
i ranno le sensazioni che si proveranno successivamente a 
convincere del suo potere sul proprio benessere. 


Nella Zona non è necessano essere ossessivi, non si deve 
ricercare la precisione meticolosa. Se si sbaglia un pasto non 
serve fustigarsi con sensi di colpa: bisogna solo rimettersi 
nella Zona nel pasto o nello spuntino successivo. Certo, la 
Zona dà vantaggi minori se non viene seguita scrupolosa- 
mente, ma non è un metodo alimentare feroce. Eventuali 
sbagli o trasgressioni non possono causare danni gravi e irre- 
parabili. 
Essere nella Zona, inoltre, non significa privarsi dei pia- 
ceri della tavola, ma pianificarli. 
Se si rientra in questa ottica, si riesce a capire meglio il 
metodo, che si può modellare sulle proprie abitudini e sui 
propri gusti, senza aver bisogno di trasgredire. Se si ha vo- 
glia di mangiare una pastasciutta, infatti, non è il caso di ab- 
bandonarsi a una trasgressione o, all’opposto, rinunciarvi. 
Basta limitarne il quantitativo, prepararla con gli accorgi- 
menti di cottura e di condimento spiegati nel capitolo 8, ri- 
nunciare a qualsiasi altra fonte di carboidrati che non siano 
quelli liberi, a basso contenuto glucidico come, per esempio, 
la lattuga o altre insalate, e accompagnarla con una fonte 
proteica. In questo modo ci si toglie uno sfizio senza ricadere 
nel circolo vizioso dei carboidrati, sentendosi anche meglio. 
Uguale discorso si può fare se la gola è tentata da un dol- 
ce. Basta limitarne il quantitativo e inserirlò in un contesto 
alimentare appropriato. 
Ricordo che nei primi tempi in cui seguivo la Zona, mi 
recai da visitatrice al consueto appuntamento annuale, che 
prevedeva la premiazione della torta più buona tra quelle 
preparate artigianalmente dalle volonterose e bravissime 
mamme del paese. Inserii l’assaggio moderato dei « cam- 
pioni » nel mio spuntino pomeridiano e lo integrai con del 
parmigiano che mi ero portata da casa. Attuai il metodo a 
occhio e non sbagliai di molto, visto che nelle ore successi- 
ve mi sentii in forma come al solito: segno che ormonal- 
mente ero, se non nella Zona, almeno nei pressi. Non avevo 
rinunciato né a una piacevole occasione di ritrovo, né all’as- 
saggio, né alla Zona.