giovedì 13 marzo 2014

Quale tisana scegliere?

Anche le tisane vantano una storia. Uno dei primi ad utilizzare questo termine (e questo rimedio) alle nostre latitudini fu, infatti, il greco Ippocrate. L’ingrediente era unico: semplice orzo. La preparazione, invece, avveniva in due modi: con una decozione prolungata del cereale mondato nella semplice acqua, poi filtrata (e questa coincide con la nostra, attuale decozione d’orzo), oppure, l’orzo veniva cotto, lasciato nell’acqua e, di conseguenza, utilizzato alla stregua di una minestra o di una zuppa. Da allora, di acque (e tisane) sotto i ponti ne sono passate... Così, dall’Ottocento, periodo che vede il massimo fulgore delle cure a base di erbe e delle tisane in particolare, ai giorni nostri il ricettario popolare ed erboristico si è arricchito in modo considerevole.

CHE COS'E'
E' un prodotto fitoterapeutico composto di almeno due piante, una delle quali è detta principale, ed è caratterizzata dalle proprietà che s'intendono sfruttare (digestive, diuretiche, epatiche etc.) L'azione della pianta principale è integrata ed ampliata da una o più piante dette adiuvanti.
Talvolta nelle tisane, oltre all'elemento principale e all'adiuvante, troviamo anche un terzo fattore: il correttore del gusto. Mentre la pianta principale e l'adiuvante sono elementi necessari affinché si possa parlare di tisana, la pianta che migliora il sapore (frequentemente amaro) non è necessaria, ma spesso è utile, non solo per migliorare le caratteristiche organolettiche della preparazione, ma anche per le proprietà intrinseche della pianta stessa: è il caso della liquirizia, una delle piante più usate per migliorare il sapore delle tisane.

Questa pianta è dotata di buone proprietà depurative infatti secondo studi recenti la liquirizia sembra avere la proprietà di rendere maggiormente biodisponibili i principi attivi delle piante medicinali presenti nella tisana. Le proprietà anche notevoli di certe piante sono inutili se l'organismo che assume le preparazioni erboristiche non può farle proprie. La capacità di fruire dei principi attivi presenti nelle piante prende, appunto, il nome di biodisponibilità.. Di solito le tisane vengono assunte a dosaggi non molto alti (1-2 cucchiaini per tazza) e per tempi lunghi; possono essere preparate per infusione o decozione, in base al tipo di piante che le compongono.

Nel fare le tisane bisogna prima di tutto puntare all'omogeneità (I componenti devono prestarsi tutti o per l'infusione o per la decozione): è meglio utilizzare preparazioni costituite da poche piante e ben conosciute piuttosto che avere problemi di interazioni indesiderate. Infatti, si può notare come alcune piante vivano armonicamente con altre e abbiano magari proprietà simili. Ignorare l'equilibrio vigente tra le piante (che, ricordiamolo, sono esseri viventi!) può provocare rallentamenti del processo terapeutico desiderato.

Nonostante la fitoterapia moderna utilizzi più frequentemente preparati già pronti (tinture madri, macerati di gemme etc.) le preparazioni estemporanee casalinghe, pur nella loro semplicità e nonostante alcuni le ritengano superate, mantengono ancora la loro importanza e validità soprattutto per le persone che bevono poco, per gli anziani, per i reumatizzati e per gli stitici. E' da tener presente, inoltre, che a volte l'acqua è il miglior solvente dei principi attivi e che quindi le preparazioni acquose (decotti e infusi) per queste piante, sono senz'altro da preferirsi alle tinture madri e ad altre preparazioni apparentemente più prestigiose. La migliore strategia terapeutica non rinuncia a priori alle possibilità offerte anche dal più modesto dei rimedi. Solo preconcetti e interessi commerciali spingono rigidamente verso alcune forme, escludendone altre. Bisognerà valutare, comunque, caso per caso e in definitiva modulare gli interventi utilizzando le forme erboristiche e fitoterapiche che di volta in volta si dimostrano più valide.

QUANDO SI PRENDE
Dopo i pasti, per digerire o per conciliare il sonno. Ma anche durante la giornata, per una pausa rilassante o dissetante. Sono tante le occasioni per gustare una tisana calda e fumante: oltre che sotto forma di foglioline e fiori sfusi (due o tre cucchiaini per tazza), anche le tisane si trovano in commercio in bustine monodose. I produttori propongono anche miscele di più erbe e fiori, che spesso prendono spunto da ricette antiche (ginseng e tè verde, per esempio, dall'effetto tonificante) o combinano fiori e frutti per ottenere sapori insoliti.
Ecco alcuni infusi tradizionali e le loro proprietà:

CAMOMILLA: distensiva e calmante
SAMBUCO: rinforza le difese dell'organismo
SEMI DI FINOCCHIO: depurativi, combattono i gonfiori di stomaco e intestino
MENTA PIPERITA, LIQUIRIZIA: aiutano la digestione
TIGLIO: rilassante
MALVA: ha effetto decongestionante, combatte la tosse
EUCALIPTO: espettorante

COME SI PREPARANOLE TISANE?
La procedura è semplice. Si possono miscelare diversi tipi di piante con azione sinergica insieme a piante correttive del sapore. Si sminuzzano le erbe o i fiori, o si triturano le radici e le cortecce. La quantità di solito è di 3 grammi per ogni 100 ml di acqua (1/2 cucchiaino da minestra per tazza d´acqua).

Se si fa tisana in infuso basta versare l´acqua bollente sul preparato precedentemente triturato, lasciandola in infusione da 5 (fiori delicati) ai 10-15 minuti (foglie e fiori più resistenti) in un recipiente provvisto di coperchio. Trascorso il tempo necessario si filtra il preparato. I principi attivi liberati dall’ infusione sono spesso volatili, per cui è necessario bere l´infuso al più presto o tenerlo chiuso da un coperchio.
La tisana a infuso è generalmente usata per foglie e fiori, utile soprattutto per estrarre gli olii essenziali.
Se si fa la tisana in decotto bisogna versare il preparato precedentemente triturato in acqua fredda, facendolo poi bollire a fuoco lento per 10-20 minuti in un recipiente con coperchio. Trascorso il tempo necessario si filtra il preparato. Questa preparazione va attuata con radici, legni, semi, cortecce e foglie coriacee per le quali l´infusione non è sufficiente ad estrarre i principi attivi (soprattutto tannini, amari e mucillagini).

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